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Testimonianze

E' con profonda commozione che penso a Pio XII. Il mio ricordo più bello e devoto risale alle luminose giornate dell'estate 1957, quando venni in Italia per conto della Columbia University di New York, per condurre una serie di ricerche sul poeta Clemente Rebora. In quei giorni ebbi la grazia di un ambìto incontro personale con Pio XII nella basilica di San Pietro. Fu la nipote del Santo Padre, Elena Rossignani Pacelli, ad offrirmi quesa meravigliosa opportunità. Quando fui davanti a Lui, m'inchinai emozionata per il baciamano. Egli mi toccò paternamente la testa, mi fece cenno di sollevarmi e mi chiese che cosa stavo facendo in Italia. Gli riferii che ero venuta dall' America con una borsa di studio, che lavoravo alla Columbia sotto la direzione di Giuseppe Prezzolini e gli chiesi di benedire il mio lavoro sul poeta rosminiano Rebora. Il Papa mi benedisse ed accettò di farsi fotografare con me e sua nipote. Che giornata stupenda! L'emozione che provai, l'impressione che ebbi in quest'incontro sono preziosi, indelebili ricordi, che ho mantenuto per tutta la vita. Nella mia memoria rivedo la figura di questo grande pontefice sullo sfondo dell'altare del Bernini, come se quell'incontro fosse avvenuto ieri. I suoi occhi brillanti, che sprizzavano intelligenza e nobiltà d' animo, penetrarono la mia anima e lo rivedo ancora nell' alta statura, volto ascetico, labbra atteggiate ad un sorriso lieve che emanava una grande soavità, passi e gesti decisi, armoniosi. Una personalità magnetica.

Suor Margherita Marchione

Per l'inaugurazione del monumento a Pio XII nella Basilica Vaticana, il 12 marzo 1964, Paolo VI, commosso, ricordava il grande pontefice: "Noi più di tutti dobbiamo compiacerCi, che avemmo la fortuna e l'onore di prestargli per lunghi anni in intima e quotidiana conversazione i Nostri umili, ma fedelissimi servizi; Noi che godemmo di tanta sua confidenza, di tanta sua fiducia, di tanta sua affabilità. Noi che fummo testimoni ammirati, anche se pigri discepoli, dell' assoluta dedizione al suo apostolico ufficio, da lui compreso e meditato con insonne coscienza; testimoni della mitezza dell' animo suo, anche se fermo, complesso e quasi pago sovente della sua solitaria riflessione; testimoni della sua inappuntabile pietà religiosa, non troppo propensa per verità alle celebrazioni esteriori del culto, ma rivolta piuttosto a intime effusioni e a personali osservanze; testimoni ancora dell' incomparabile vigore del suo ingegno, della eccezionale potenza della sua memoria, della mirabile versatilità del suo spirito, della sua fenomenale resistenza al lavoro nonostante le esili membra e la gacile salute; testimoni della rara sua capacità ad avvertire ed a curare le piccole cose relative alla perfezione sostanziale e formale del suo lavoro, con la simultanea e sempre vigilante attenzione alle grandi cose, in cui era impegnata la sua attività. Noi che potemmo cogliere le espressioni intime e native del suo trepidante e intrepido senso di responsabilità, rivolto tanto ad ogni affare che entrava nel cono luminoso della sua immediata attenzione, quanto allo studio, alla ricerca, allo sforzo di percepire, sotto il sovrano lume del divino potere, nel rigoroso ossequio del suo mandato apostolico, nel profondo amore alla Santa Chiesa, nel cordiale calcolo di nessuno indebitamente offendere, di tutti possibilmente edificare la difficile, ardua, spesso dapprima quasi indecifrabile, ma poi immancabile e chiara, e quindi inflessibile linea del suo sacro dovere... Non si potrà imputare a viltà, a disinteresse, a egoismo del Papa, se malanni senza numero e senza misura devastarono l' umanità. Chi sostenesse il contrario, offenderebbe la verità e la giustizia. Se i risultati degli studi, degli sforzi, dei tentativi, delle preghiere e dell' opera umanitaria e pacificatrice di Pio XII non furono pari ai suoi desideri e agli altrui bisogni, non mancò a lui il cuore per far suo il dramma d' iniquità. di dolore e di sangue del mondo straziato in guerra e invasato dal furore del totalitarismo e dell' oppressione... Ricordarlo è pietà, riconoscerlo è giustizia. Seguire gli insegnamenti e gli esempi sarà conforto. E ripensarlo a noi vicino, ancora maestro, ancora padre, nella comunione dei Santi, sarà per noi tutti non fallace speranza..."In un discorso a Gerusalemme il 5 gennaio 1964, Papa Paolo VI disse: "Noi nutriamo verso tutti i popoli che pensieri di benevolenza come il Nostro Predecessore Pio XII, sentimento che egli ha manifestato a più riprese nel corso del conflitto mondiale, cosa che tutti hanno potuto constatare e soprattutto coloro che hanno potuto da lui essere aiutati. Siamo lieti di avere l' occasione di dissipare un malinteso a questo riguardo, avendo conosciuto da vicino questo Uomo venerabile, la sua delicatezza d' animo che è stata apprezzata da tutti coloro che, dopo la guerra, si sono recati a ringraziarlo per aver loro salvato la vita".

Il gesto grandioso di Pio XII

Chi di noi non ha ancora in mente quel gesto grandioso e caratteristico, con cui Pio XII concludeva le pubbliche udienze? Eretta l' esile ed alta persona, il Papa levava in alto il viso e fissava gli occhi al cielo. Era un gesto di implorazione. Con le braccia spalancate, il Pontefice sembrava volesse abbracciare tutta l' umanità in un paterno amplesso. Era un gesto di benedizione. Ma quelle stesse braccia aperte, quelle diafane affusolate mani tese, quel corpo che pareva quasi irrigidito, davano al Papa la figura di un crocifisso. Era un gesto di immolazione. Pio XII poteva far sue le parole dell' Apostolo: "Io sono inchiodato con Cristo alla Croce". Nel dolore e nella sofferenza Egli, vittima consapevole e generosa, consumò se stesso nell' olocausto del suo quotidiano sacrificio. Se la sua corona fu corona di spine, la Croce fu il suo sostegno, rifugio, conforto. Così, ancora una volta, nel cielo luminoso della Chiesa, la Croce fu per un santo e grande Pontefice trono di maestà, cattedra di verità, Vessillo di gloria e di trionfo.

Cardinale Domenico Tardini

Due volte il mio treno ospedale venne a Roma per lo scarico dei feriti irrecuperabili e mi recai dal Santo Padre Pio XII senza alcun preliminare di udienza, ma segretamente, per riferirgli tutto. Lo vidi piangere com un fanciullo e pregare come un santo. La seconda volte che il treno ospedale venne a Roma gli chiesi il permesso di dirgli una cosa che lo avrebbe colpito più amaramente. Me lo concesse, con quel suo atteggiamento di umiltà che edificava: "Santo Padre, ho parlato col cardinal Innitzer, arcivescovo di Vienna; ed ho visto devastazioni, i tentati incendi, l' insozzamento delle immagini sacre, la finestra da cui i nazisti tentarono di precipitare l' arcivescovo; ho parlato con l' arcivescovo di Cracovia, con altri prelati, religiosi, persone di diversi ceti nei vari territori occupati da Hitler, ed ho sentito frasi dolorosissime: 'siamo completamente isolati', monsignor Orsenigo è il solo nunzio rimasto in tutti gli stati occupati da Hitler, ma non può comunicare con nessuno di noi, è controllato, sorvegliato; sembra un prigioniero; non ci ginge alcuna nortizia da Roma, dal Santo Padre, nemmeno per radio; gli eccidi di 'minorati' e di Ebrei continuano; i poveri Ebrei non hanno nemmeno la tessera aliimentare, perchè devono morire di fame!... Padre Santo - gli dissi - io sto per ripartire e riferirò a quanti potrò, ciò che Ella soffre, ciò che Ella fa. Alcuni pretenderebbero, nientemeno, una scomunica contro Hitler e i suoi seguaci..." Il Papa, in piedi accanto a me, mi ascoltava commosso e convulso; alzò al cielo le mani e mi parlò: "Dica a tutti, a quanti può, che il Papa agonizza per loro e con loro! Dica che più volte avevo pensato a fulminare di scomunica il nazismo, a denunziare al mondo civile la bestialità dello sterminio degli Ebrei...Dopo molte lacrime emolte preghiere ho giudicato che una mia protesta, non solo non avrebbe giovato a nessuno, ma avrebbe suscitato le ire più feroci contro gli Ebrei e moltiplicato gli atti di crudeltà, perchè sono indifesi". "Santo Padre - gli dissi - un alto ufficiale hitleriano delle SS mi ha detto cinicamente, che ne sono stato eliminati circa sei milioni, ma che si deve aggiungere almeno a a otto; ma gli altri si elimineranno da sé, per la fame! "... Il pianto del Papa fu il saluto e la sua benedizione per l' esecuzione dei compiti assegnatimi. Il giorno dopo Egli mi fece consegnare parecchi milioni in moneta pregiata - erano gli ultimi sgoccioli della cassa - da distribuire segretamene ai vescovi in Polonia, per provvedere agli affamati. Io partii sul treno ospedale col ricordo amarissimo delle lacrime del Papa..., che certamente seguitò a piangere nell' agonia del suo cuore. A Vienna, ci fu una breve sosta. Era una giornata gelida, nevosa. Traversare la grande strada vicina a Sudbanof era difficilissimo; il traffico era intenso. Un vecchio ebreo, segnato col famoso grande triangolo e col bracciale di segnalazione, tentava invano di attraversare la strada, tanto più che l' investimento di un ebreo fatto da qualunque autista, non era un reato ma "un fatto di nessun conto". Una nostra crocerossina romana, in perfetta tenuta, ne ebbe pietà, lo prese sotto braccio e lo sostenne, aiutandolo a traversare la strada dove sfrecciavano le macchine militari. Fu uno spettacolo impressionante! Si fermò il traffico; tutti erano stupiti per quella scena: avere il coraggio di aiutare un ebreo?...Era un eroismo. Il pover vecchio ebreo - così ci raccontò la crocerossina - le chiese chi fosse, d' onde venisse, se non avesse paura di essere rimproverata... Essa non disse il suo nome; ma gli rispose che veniva da Roma, che era cristiana... "Da Roma, dove c'è il Papa?" le domandò. "Sì, il Papa che difende gli Ebrei". "Che siate benedetta! Che sia benedetto!"

Don Pirro Scavizzi

Purtroppo, per leggerezza o per precipitazione, il pensiero sociale di Pio XII lo si accetta o lo si respinge come una formula battuta e ribattuta, da valere soltanto per esorcizzare il comunismo, e si dimentica per esempio che Egli ha gettato le basi di una dottrina sull' economia sociale, che per primo ha sviluppato i problemi del credito, degli investimenti, del commercio internazionale, della donna nella vita economica, inserendoli, con discorsi occasionali e cioè adatti alle circostanze, in un insegnamento non occasonale, e pertanto organico e completo.

Nazareno Padellaro

Il Papa incuteva molta soggezione, alleviata però da una dolcezza straordinaria. Una volta che dovetti farmi tre ore di anticamera venne personalmente a scusarsene, spiegandomi che aveva dovuto ricevere all 'improvviso un gruppo di soldati che volevano essere da lui confortati prima di ripartire per il fronte. Lo stesso metodo non usava monsignor Montini nella cui antisala si restava in attesa anche tre ore: ma era un tratto di benevolenza perchè l' ultimo a essere ricevuto veniva trattenuto più a lungo. Sta di fatto che una discreta parte della mia tesi di laurea la scrissi attendendo il mio turno...

Giulio Andreotti

"Il grande isolato"..."Segregatus": Pio XII era proprio così: separato da tutti e da tutto. Per natura era quasi irresistibilmente portato a raccogliersi in sé, a estraniarsi dagli altri. Amava intensamente lo studio: era contento quando era assiso alla scrivania, tra libri, riviste, documenti... Quando era richiesto di decisioni immediate non nascondeva il suo imbarazzo: taceva, rifletteva. Non soltanto tardava a trovare lì per lì la soluzione, ma poi nel formularla sembrava stentasse a trovare le parole. Alla fine non era ancora soddisfatto e talora, per telefono, dava una soluzione completamente diversa. Se invece gli si lasciava il tempo per esaminare ogni cosa con calma, la mattina seguente il Papa con grande serenità e con le frasi più appropriate, frutto evidente di non breve meditazione, enunziava la sua decisione precisa e limpida.

Cardinale Domenico Tardini

 

Pochi sono stati i Pontefici che hanno combinato tanto completamente le due funzioni di capo spirituale e stratega politico.

Max Lerner

E' stato merito di Pio XII avere capito che dalla grande tragedia che colpisce oggi il mondo, spaccato in due tra stati democratici e stati totalitari, si poteva estrarre la benefica riconciliazione tra la Chiesa e il popolo, tra la Chiesa e il socialismo democratico.

Giuseppe Saragat

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