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- Terre di
mezzo nasce nell'ottobre del 1994 per iniziativa di un
gruppo di giornalisti che hanno a cuore l'informazione
sociale. Lo spunto per far nascere "Terre di mezzo"
è l'esperienza dei giornali di strada in altri
Paesi europei. Il primo numero viene venduto in
contemporanea di fronte alle stazioni di Milano e Roma,
luoghi simbolici dell'emarginazione
cittadina.
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- "Terre
di mezzo" è uno strumento di informazione ma anche
un'occasione di lavoro per chi ha problemi di reddito e
di inserimento sociale: persone senza dimora, immigrati,
disoccupati. Sono loro che diffondono il giornale sulla
strada a Milano, Roma, Genova, Trieste, Padova e in molte
altre città italiane. A loro rimangono 1600 lire
sul prezzo di copertina. Le 1900 lire che rimangono a
"Terre" comprendono le tasse per le collaborazioni.
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- La
redazione
è composta oggi dal direttore Miriam
Giovanzana,
dai redattori Carlo
Giorgi,
Umberto
Di Maria,
Massimo
Acanfora
e Chiara
Gorla,
accanto ai quali ruotano alcuni collaboratori. Nella
redazione di AltrEconomia lavorano Davide
Musso
e Maurizio
Meloni.
L'equipe è completata dall'art-director
Giorgio
Siligardi,
la segretaria di redazione Isabella
Pavan,
il responsabile dell'associazione 'Insieme nelle Terre di
Mezzo' Leone
de Vita,
i responsabili di magazzino Marco
Cavestri
e Mohamed
Ba.
Si occupa della ricerca pubblicitaria Francesca
Calegari,
mentre sull'amministrazione vigila Maddalena
De Bonis.
"Terre di mezzo" non ha nessun finanziamento, né
pubblico né privato, e vive soltanto grazie alle
vendite e alle rare pubblicità.
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- "Terre
di mezzo" vuole informare sulle "città nascoste",
contribuire alla formazione di una mentalità e di
una cultura della convivenza. Indurre a prendere
posizione, a cambiare il proprio stile di vita, ad
assumersi nuove responsabilità. Ogni servizio ha
uno spazio di indirizzi, telefoni, bibliografia utile a
chi legge. Il giornale è diviso in sezioni con
rubriche su immigrazione e multiculturalità,
povertà, stili di vita rispettosi del bene comune,
lavoro, in particolare i "nuovi" lavori, più
flessibili ma meno sicuri; infine le città
nascoste, i luoghi dell'emarginazione e della
solidarietà.
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- "Terre
di mezzo" pubblica una collana di libri tra i quali
ricordiamo "Pappamondo"
guida ai ristoranti stranieri di Milano e Roma,
"Di
mano in mano",
guida all'usato di Milano, "Vacanze
Contromano",
guida al turismo responsabile e ai campi estivi. E poi il
romanzo "Nezelà",
il libro fotografico "Il
cammino di Santiago de
Compostela",
i reportage "Oltre
il fiume",
cronaca di un viaggio in India e "Mi
Manca Topolino",
vita e avventure di un volontario in Africa e il
"Manuale
della bigiata".
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- Inoltre
dal 15 novembre 1999 un altro giornale, "Altreconomia",
la rivista dell'economia solidale, affianca "Terre" per
strada. Parla di commercio equo, finanza etica, consumo
critico e lotta contro la globalizzazione e le
multinazionali.
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- Strilli
gentili, in 24 lingue. Non è il primato di un
tenore poliglotta ma il record strano di "Terre di
mezzo": in 5 anni di vita, è stato offerto
strilloni di 24 Paesi di quattro continenti.
- Almeno
750 strilloni "doc" di "Terre di mezzo" (muniti di
tessera ufficiale) hanno popolato le strade in questi 5
anni: 451 a Milano, 239 a Roma, 45 a Genova e i rimanenti
a strillare a Como, Brescia, Torino, Trieste, Ancona,
Padova, Udine, Venezia, Piacenza,
Portofino...
- Quasi la
metà (334) parla wolof, lingua del Senegal; un
quarto è italiano (185) mentre la terza posizione
spetta al Marocco (65). Valorosi ma solitari, in fondo
alla lista, i venditori di Kossovo, Isole Mauritius,
Burkina Faso, Cuba, Libano, Cameroun, Iran, Eritrea e
Argentina (1 presenza).
- Molti di
loro hanno trovato un'occupazione meno ambulante grazie a
contatti di strada, diventando amici dei lettori. Oggi
sono attivi un'ottantina di strilloni: alcuni sono
"istituzioni", come Ndary Ngom e Bathie Mbaye (Senegal),
sulle strade di Milano dall'ottobre del '94. L'età
media, 45 anni, a Milano si abbassa a 29. I venditori
sono più "neri" che "rosa": su 750 solo una
trentina le donne. Di solito gli italiani non sono
sposati e i senegalesi sì (ma nessuno ha portato
in Italia la famigliola). Conoscendo i nostri venditori,
stimiamo 1 o 2 mogli e 2 o 3 figli a testa. Al di
là del mare aspettano una sessantina di mogli e un
centinaio di figli. Per quanto incredibile, tutti
mangiano grazie alle vendite del giornale.
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