TDM-68-Mag
2000
Il
consuntivo è sociale
Inchiesta di
Umberto Di Maria
Bilanci
parlanti
Conoscete
qualcosa di più incomprensibile del bilancio
civilistico di un'azienda? Forse servirà a capire se
la bancarotta è dietro l'angolo. Ma, per spiegare
"cosa" sia veramente l'ente che lo redige, come si comporti
e che "mission" persegua, non basta.
Per questo,
negli uffici che contano, si sta diffondendo uno strumento
chiamato "bilancio sociale". È un documento insolito,
che quadra solo se è imperfetto. Niente
attività e passività; nessuna somma da tirare.
Solo un fiume di parole: Telecom (Italia?) riassume in 70
pagine il suo bilancio sociale 1999, "The body shop" in 170;
per quello di "Shell" hanno dovuto costruire un sito ad hoc.
Ma ci sono bilanci sociali che in una paginetta fotografano
il cambiamento positivo raggiunto in termini, ad esempio, di
comunicazione: come quello della cooperativa di commercio
equo e solidale "Chico Mendes" di Milano, per cui, oltre ad
entrate e uscite, il valore di un anno di lavoro lo danno
anche i 35 incontri che i volontari hanno tenuto nelle
scuole, per raccontare ai ragazzi che cosa sia il fairtrade
e perché la globalizzazione fa acqua da tutte le
parti. Il bilancio sociale è, dunque, un bilancio
delle relazioni tra le aziende o l'organizzazione non
governativa e i suoi interlocutori: clienti, comunità
locali, dipendenti? Oppure è una carta d'impegni, una
sorta di contratto in cui la multinazionale o la federazione
di categoria pronuncia una promessa come a dire: "mi
comporterò bene e lo dimostrerò"?
Il
presidente della "Royal Ducth Shell Group", Mark Moody
Stuart, nel messaggio allegato al bilancio sociale sella sua
azienda afferma: "I miei colleghi e io siamo totalmente
impegnati in una strategia di gestione che permetta di
generare profitti e che allo stesso tempo contribuisca al
benessere del pianeta e della sua popolazione. Non vediamo
alternative".
E qualche
pagina più in là, nello stesso bilancio
sociale pubblicato, si legge: "La 'Shell Oil company' dal
1958 pompa petrolio dal Sud della Nigeria. Per sviluppare i
suoi interessi la compagnia olandese ha corrotto i governi e
il potere militare riuscendo a usare l'esercito alla stregua
di una 'Gestapo' privata per perseguitare chiunque si
mettesse contro i suoi interessi. La Shell utilizza
squadroni della morte per terrorizzare le popolazioni
indigene del Sud della Nigeria come gli Ogoni. Malgrado le
promesse di assumere un comportamento responsabile, il ruolo
di Shell è diventato fondamentale nell'esplosione dei
conflitti interni al Paese e continua a giocare il ruolo
principale nell'economia nigeriana. Inoltre 12 mila miglia
di oleodotti allo scoperto hanno inquinato e reso sterile la
foresta circostante". Nella sezione "performance sociali -
sintesi" la Shell mette a bilancio questi risultati: un
migliore programma per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro, le donne dirigenti sono il 18 per cento, il 75 per
cento dei dipendenti Shell è orgoglioso di lavorare
per la compagnia, le linee guida per l'uso della forza da
parte della Shell è conforme con gli standard
richiesti dalle Nazioni Unite, l'affare Nigeria rimane
un'opportunità, la compagnia ha contribuito in
investimenti sociali per 93 milioni di dollari.
Quindi il
bilancio sociale sarebbe uno strumento per una corretta
informazione? "È uno strumento attraverso il quale le
parti possono tentare di capirsi rispetto a questioni di
impatto sociale, ambientale e sui diritti umani -spiega
Mario Viviani, consulente e autore di un libro sul bilancio
sociale-. Le aziende, le Onlus, le cooperative sono dei
soggetti politici e il bilancio sociale è un modo per
comunicare con la società". In Italia non è
obbligatorio redarre il bilancio sociale come lo è
invece il bilancio civilistico. La legge 460 del 1997, che
ha riorganizzato il Terzo settore, vuole che gli enti che
effettuano raccolte pubbliche di fondi redigano entro
quattro mesi dalla chiusura dell'esercizio, un "apposito e
separato rendiconto" da cui anche a mezzo di una "relazione
illustrativa" risulti come sono stati spesi i fondi. "Il
terzo settore è molto interessato al bilancio sociale
-avverte Mario Viviani-. Insieme alle pubbliche
amministrazioni e alle società pubbliche
privatizzate".
Le aziende
che han preso il treno
Le Ferrovie
dello Stato sono tra i primi ad aver redatto un bilancio
sociale. Era il 1994 e il gruppo Unipo presentava nel 1993
un "Rapporto sociale". La prima "apparizione" pubblica del
termine bilancio sociale però sembra essere del 1973
durante un convegno internazionale dal titolo "Il bilancio
sociale dell'impresa". Oggi il bilancio sociale è una
realtà per soggetti come la Coop Italia, Unipol
assicurazioni, Comune di Bologna, Banca Popolare Etica,
Telecom, Coop Lombardia, Enel, Eni, Federchimica, Granarolo
Felsinea, Unicoop Firenze. All'estero il bilancio sociale
è redatto da organizzazioni come il gruppo Shell, The
Body Shop international, Citizenbank.
Una cosa li
accomuna tutti: i "portatori di interessi". Meglio
conosciuti come gli "stakeholders". Persone o organizzazioni
a cui l'azienda o l'associazione o l'ente pubblico
attraverso il bilancio sociale vuole rendere conto. Senza di
loro non si avrebbe un bilancio sociale. Ad esempio la
Telecom Italia identifica come "stakeholders interni" i
dipendenti e gli azionisti e come "esterni" i clienti, i
fornitori, i concorrenti, lo Stato, la comunità... e
persino le generazioni future. Insomma un lavoro enorme
basato sulla conoscenza dell'organizzazione, delle sua
cultura e dell'ambiente in cui si muove. Per "Tradecraft",
organizzazione di commercio equo e solidale inglese, gli
stakeholders sono i produttori del Sud del mondo, altre
organizzazioni di fairtrade, donatori, volontari e persino
il governo di Sua Maestà.
L'obiettivo
di "Tradecraft" è usare il bilancio sociale per
imparare dalla propria esperienza e di mettere in pratica il
principio di trasparenza e massima comunicazione. Si
perché l'utilità principale del bilancio
sociale è quella di essere reso pubblico.
Agip Petroli
spiega così il perché del suo bilancio
sociale: "La scelta di esplicitare in modo trasparente il
rapporto di scambio con gli interlocutori, interni ed
esterni, esprime la volontà di accentuare le
esigenze, di una progressiva consapevolezza sull'impatto che
le sue attività di impresa producono nelle varie
dimensioni del vivere civile. Ma il bilancio sociale assume
per la stessa Società una valenza insostituibile nel
trasformare un rendiconto destinato ai suoi interlocutori in
uno strumento interno di verifica della coerenza dei
comportamenti e soprattutto nell'interiorizzarlo come
processo gestionale qualitativo con il territorio". E come
si misurano i risultati sociali? "Rispondere è un
problema di metodo -dice Mario Viviani, tra l'altro
consulente per il bilancio di alcune amministrazioni
pubbliche e cooperative-. Il bilancio sociale sembra
funzionare se tutta l'organizzazione si proietta verso la
coerenza tra missione (cioé scopi e finalità),
codici e carte etiche (cioé il sistema di valori reso
pratico) e bilancio stesso, cioé la valutazione". In
Italia per arrivare a una definizione di bilancio sociale
sta lavorando il "Gbs", Gruppo bilancio sociale, tavolo di
esperti di differenti approcci che per ora ha definito il
bilancio sociale come uno strumento integrativo di
comunicazione e di valutazione dell'aspetto sociale
dell'attività aziendale, che deve essere redatto
dall'azienda stessa e si rivolge a un pubblico ampio che
comprende sia i soggetti che hanno interessi nell'azienda
che la società in genere; secondo Gbs il bilancio
sociale ha forma di redazione libera, secondo criteri
uniformi che consentano la comparabilità con cadenza
annuale e costituisce un documento a sé stante. Deve
fornire alcuni parametri: l'assetto istituzionale, i valori
di riferimento, i collegamenti tra valori dichiarati,
politiche e scelte compiute, il processo seguito per la sua
formazione. Inoltre secondo il Gbs deve articolarsi almeno
in tre parti: identità dell'azienda, calcolo e
distribuzione del valore aggiunto e relazione
sociale.
Per arrivare
ad una definizione la strada è iniziata ma c'è
ancora molto da camminare.
Trasparente,
anzi opaco
Bilancio
sociale, codice etico, valori aziendali... L'etica è
entrata in azienda? Siamo agli albori di quell'economia
sociale, di quella economia cioè che esamina le
condizioni che permettono di conciliare il modo di
produzione economico con una riduzione della povertà
che minaccia l'ordine stabilito, da cui l'accento messo
sulla morale ? Oppure è solo un bluff il bilancio
sociale, il tentativo di convincere utenti, clienti,
fornitori e appunto tutti gli stakeholder che l'operato
aziendale è tutto ok? Invitano alla riflessione casi
eclattanti di continua violazione di norme sullo
sfruttamento del lavoro, non ultimo quello della
multinazionale della frutta "Del Monte" per la produzione di
ananas; oppure il comportamento di Nestlé che per
ultimo a gennaio 2000 è stata accusata in Pakistan di
comportamento sleale per la vendita di latte in polvere per
neonati. Di certo è aumentata l'attenzioneverso la
responsabilità delle corporate: lo dimostrano non per
ultimo le manifestazioni durante il Millenium Round a
Seattle e le proteste contro Tebio, la fiera a Genova delle
biotecnologie, e gli organismi geneticamente modificati.
Esistono
organizzazioni come "Corporate Watch", associazione
americana, che hanno come obiettivo il monitoraggio del
comportamento della multinazionali, la loro violazione delle
norme ma anche la valutazione della sostenibilità
delle loro scelte che hanno sepre più impatti
sovrannazionale. E anche in Italia il Centro Nuovo modello
di sviluppo condotto da Francesco Gesualdi produce analisi
sulle multinazionali. E poi chi controlla i bilanci sociali
affinché siano davvero uno strumento di vlutazione e
non di marketing?
In attesa di
controlli il bilancio sociale in Italia riceve anche un
premio. Ogni anno la Ferpi, Federazione enti relazioni
pubbliche italiane, promuove l'"Oscar di Bilancio" in
collaborazione tra gli altri con Assolombarda, Associazione
nazionale comuni italiani, Centrale dei Bilanci -istituto
della Banca d'Italia-. L'anno scorso ha vinto la sezione
bilancio sociale il gruppo Electrolux-Zanussi on nomination
di Unipol assicurazioni e Agip Petroli. Ma in base a che
cosa si vince il premio, chi fa parte della giuria? Dalla
Ferpi, interpellati telefonicamente, dicono che ci faranno
sapere e dalla Centrale dei bilanci (che come compito ha la
creazione di una banca dati dei bilanci per valutare la
solvibilità del credito) ammettono che di bilancio
sociale non ne sanno nulla.
D'altronde
la certificazione del bilancio sociale è lontana come
la sua pratica. A tutt'oggi sono tre i principali istituti
che certificano il metodo e la veridicità delle
informazioni contenute nei bilanci sociali: il più
importante è "The New Economics Foundation",
organismo con sede a Londra molto attivo nello sviluppo di
teorie e tecniche per una nuova economia solidale che tra
l'altro si è occupato di marchi ambientali per il
Wwf.
Le aziende
hanno però già a disposizione due
certificazione a proposito di comportamento etico. La prima
è lo standard SA 8000 (SA sta per Social
Accountability) , che riguarda i diritti umani, il rispetto
delle norme internazionali sullo sfruttamento della
manodopera e del lavoro, lo sfruttamento del lavoro
minorile, la tutela della salute sui luoghi di lavoro. A
sviluppare Sa 8000 è stato il Cepaa, Council of
Economical Priorities Accreditation Agency, istituto
americano che pubblca ogni anno un vademecum della
performance sociale di 400 imprese rivolto ai consumatori.
Ogni azienda riceve un giudizio che va dall'ottimo al non
classificato. Otto i campi di giudizio principali: impatto
ambientale, attività caritative, effetti sulle
comunità locali, emancipazione femminile, rispetto
delle minoranze, vantaggi per le famiglie dei dipendenti,
caratteristiche del lavoro e disponibilità a fornire
informazioni.
Coop Italia
è certificata con lo standard SA8000. Tuttavia gli
ananas "Del Monte" prodotti in condizioni di sfruttamento
della manodopera locale era in vendita anche nei supemercati
Coop Italia. AA1000 sta invece per AccountAbility 1000:
sviluppato dall'Istituto inglese "Social and ethical
accountability".
Non è
una certificazione ma un metodo per gestire la
contabilità e ottenerne informazioni
sull'eticità e l'impatto sociale che si svolge in
cinque fasi.
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