TDM#53-Mar
1999
Vita da
giostrai
di Massimo
Acanfora
La vita
è un gran giro di giostra. Carlo Piccaluga, giostraio
da generazioni, viso lavorato dalla fatica, racconta,
appoggiato alla balaustra del suo sorridente "Brucomela".
"Questi vagoni sono il mio 'mestiere', cioè
l'attrazione che mi dà da vivere". A Genova, alla
Foce, su un'area di 25 mila metri quadrati, tra le case e
l'odore della risacca, è incastrato il parco giochi
temporaneo: 140 attrazioni, tra giostre, ottovolanti e
castelli incantati e più di 700 persone al lavoro. Le
giornate della "gente dello spettacolo viaggiante" durano
anche 15 ore. Il mattino passa a lucidare autoscontri e
tirare a specchio i labirinti, e nel primo pomeriggio si
apre al pubblico. Almeno fino a mezzanotte. Niente feste
comandate, niente giorno di chiusura, se mai qualcuno di
magra. "Domani si smonta tutto e si va a Torino- sospira
Piccaluga-. Tirare su e giù i mestieri è un
lavoraccio. Un giorno intero per costruire l'attrazione,
mezza giornata buona per smontarle e caricare sul camion".
Manovre millimetriche del rimorchio negli spazi angusti del
luna park. Il "Brucomela" non è che l'ultimo dei
"mestieri" della vita di Carlo Piccaluga: "A 18 anni mio
padre m'ha regalato il primo autoscontro, poi la giostra
ballerina 'Bluebelle' e diverse altre". I giovani perpetuano
la tradizione di famiglia: "E' rarissimo che un ragazzo
scelga un altro lavoro. E ci si sposa quasi sempre tra due
viaggiatori. Tanti anni fa io ho fatto scalpore sposando una
'stanziale'...". Un microcosmo patriarcale: difficile che le
donne possiedano un loro 'mestiere': lavorano con i mariti e
sono le incontrastate "regine della carovana". E i bambini?
"Quando cambiamo città vanno a scuola con un
'quaderno' che segnala a che punto del programma sono
arrivati. Perdono al massimo un giorno negli spostamenti;
quello che mette in crisi è cambiare amici ogni
volta". Il 90 per cento dei giostrai continua oggi a
viaggiare, sia pure solo in alcune regioni, gli altri spesso
dirigono i luna park fissi come quello all'Idroscalo di
Milano, per intenderci o vi hanno stabilito i "mestieri".
Anche se, come Carlo Piccaluga, hanno da qualche parte una
casa con tanto di fondamenta, la voglia di muoversi ha le 18
ruote del rimorchio su cui si sposta la tradizionale
"carovana". Le case viaggianti si addensano in spazi
appositi e (nelle città che rispettano la legge)
attrezzati: una di fronte all'altra, i gerani sui davanzali,
gli interni arredati con cura. Possono costare da 100 a 500
milioni di lire. Le comunicazioni passano, per amore o per
forza, via telefonino: "Le bollette sono certe sberle!". Ci
addentriamo nel dedalo di rotaie e bracci meccanici. Il
"Brucomela" della famiglia Piccaluga costa 280 milioni di
lire. Ma ci sono giostre per tutte le tasche: gli
autoscontri vanno dai 100 ai 400 milioni, le giostre a
cavalli galoppano dai 50 ai 100 milioni, quelle spaziali per
adulti, che ti tolgono il fiato, costano dai 300 ai 700
milioni, per poi finire con gli ottovolanti che possono
sfiorare il miliardo. Ogni famiglia ha il suo giro legato
alle ricorrenze e alle stagioni: i Piccaluga allietano
Genova, Torino, Milano, Bra, Pavia, Vigone, dove Carlo ha
allestito la "Sala dei ricordi", un vero museo della gente
del viaggio. L'assegnazione dei posti dipende dai Comuni:
favorito chi è in piazza da più tempo, con la
stessa attrazione, anche se talvolta i criteri cambiano. Il
"plateatico" per rimanere sull'area assegnata prevede la
tassa d'occupazione suolo pubblico e, a parte,
l'allacciamento elettrico e quello per l'acqua. "Il problema
delle aree attrezzate è annoso -ci dice Gastone
Rampazzo, ex-viaggiatore e presidente dell'Anesv, il maggior
sindacato della gente del viaggio, cui fanno riferimento
circa 400 esercenti degli spettacoli viaggianti-. La maggior
parte dei Comuni non rispetta la legge e non predispone aree
adatte. Altri cercano di scoraggiare la presenza delle
giostre con tasse sul suolo molto alte (a Roma 600 lire al
giorno al metro quadrato), o proponendo aree periferiche e
difficili da raggiungere". Quando il giro di giostra
rallenta arrivano i problemi: "La pensione di un
viaggiatore, che è parificata a quella dei
commercianti, è scarsa -spiega Rampazzo-. Arriva a 1
milione e 200 mila lire dopo 30-35 anni di lavoro;
perciò molti preferiscono continuare a lavorare. La
'Casa di riposo dello spettacolo viaggiante e circhi' a
Scandicci garantisce chi non è più
autosufficiente. Ma la solidarietà fa sì che
si rimanga quasi sempre in ambito familiare". Infine lo
spirito: se il giostraio non va alla chiesa, la chiesa va
dal giostraio. Il Vaticano ha un responsabile della
pastorale per i circensi e la Messa si celebra tra gli
autoscontri.
Storie da
Luna park
A
metà tra la magia e la maledizione divina. Ai
giostrai, una delle ultime professioni nomadi, si attaglia
la definizione sognante di "viaggiatori della luna", ma
anche, viste le frequenti persecuzioni, il destino di Caino:
"Io sono fuggitivo e chiunque mi troverà potrà
uccidermi". La fiera comincia come mercato: per lunghi
secoli, dall'evo antico e attraverso il Medioevo, cavadenti,
guaritori, ciarlatani, indovini e saltimbanchi stanno sulla
stessa piazza. Solo verso il 1700 il divertimento diventa
spettacolo autonomo; nascono i giochi meccanici, fino al
vero e proprio luna park di fine '800, mosso
dall'elettricità, che affianca la fiera tradizionale
e i suoi divertimenti "poveri", dagli animali esotici alle
prove di forza, dal gioco d'azzardo ai tiri a segno. Il luna
park è un sistema di giochi d'antica memoria, ma
riproposti in forma di "macchina": esempio più
semplice e affascinante, l'altalena, come tramite di terra e
cielo. La natura delle attrazioni è spesso
iniziatica: labirinti, viaggi nel buio, prove di coraggio,
di forza e di abilità. Talvolta prevale il
"meraviglioso": esperimenti scientifici, animali feroci,
curiosità umane (le mostruosità furono vietate
nel dopoguerra); talaltra il mito del "mondo alla rovescia"
(come i "rotor spaziali" che rovesciano la prospettiva del
mondo); il fierante vende l'ebbrezza della festa, la rottura
con il quotidiano e il vivere sedentario, l'illusione delle
luci e dei colori. Le giostre propriamente dette traggono
origine da quelle guerresche medievali, e fingono un cerchio
magico sul quale viaggiare. L'avvento della tecnologia ha
cambiato i materiali, la sicurezza e lo stile delle
attrazioni ma non le abitudini della maggior parte della
"gente del viaggio" che continua a spostarsi e perpetuare
con orgoglio di padre in figlio il proprio stile di vita. Un
libro per conoscere meglio la storia dei giostrai e carpirne
preziose immagini: "I viaggiatori della luna. Storia arti e
mestieri dalla fiera al Luna Park", a cura di Emilio Vita e
Chantal Rossati, Ikos Editore (tel. 02-34.52.458), 160
pagine, 65 mila lire. Chi sono i sinti?
I sinti sono
il gruppo nomade più presente in Italia, 30 mila
soltanto quelli di nazionalità italiana. Provengono
dall'India, come i rom, per la precisione dal Rajasthan. La
loro migrazione, iniziata nell'anno 1000 ha portato alcuni
gruppi in Italia fin dal '400. Il filo conduttore della loro
storia sono le persecuzioni subite: deportati come schiavi
in America nel XVII secolo, banditi o uccisi impunemente nei
Paesi europei, fino allo sterminio sistematico da parte dei
nazisti, valutato in circa mezzo milione di nomadi. Oggi i
sinti in Italia vivono spesso mimetizzati, per trovare
lavoro più facilmente, vista la forte diffidenza dei
"gagè", vocabolo che definisce i "non sinti", verso
gli "zingari". Le comunità più numerose sono
in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Marche e
sono costituite per lo più da piccoli gruppi
parentali. Le loro attività principali rimangono le
giostre, anche nei parchi fissi, come il luna park di
Rimini, e il commercio ambulante. A causa delle
difficoltà economiche e della mancanza di piazze e
spazi per le giostre e le carovane, però, sempre
più sinti dello spettacolo viaggiante si dedicano ad
altri mestieri, come la composizione di bonsai, rompendo
l'unità familiare lavorativa, da sempre caposaldo
della loro cultura. I sinti sono per la maggior parte
cattolici, parlano il "romanès", la lingua zingara,
rimasta quasi immutata nonostante le innumerevoli
contaminazioni. La loro vita è scandita dagli
spostamenti, legati al lavoro stagionale nelle piazze con le
giostre e dalle tradizioni familiari, le feste, i
fidanzamenti con la "fuga" dei due innamorati e il
randivù (incontro) annuale di tutti i sinti, il
23-24-25 maggio a Saintes Maries de la Mer, in Camargue,
Francia.
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