TDM#28-Feb
1997
Il mese
del "grande digiuno" islamico. I giorni del
Ramadan
di Carlo
Giorgi
Eravamo
tutti persi dietro le sventurate estrazioni della lotteria
Italia, il 9 gennaio, per accorgerci che al nostro fianco,
400 mila persone avevano cominciato a digiunare. Nessuna
"pannellata" di massa. Solo l'inizio del Ramadan, mese
speciale dell'anno islamico. I credenti musulmani -in Italia
tanti immigrati e una modesta schiera di convertiti- lo
stanno celebrando in questi giorni. Non mangiano né
bevono, dall'alba al tramonto. Anche molti venditori di
"Terre di mezzo" osservano il precetto; qualcuno ha
addirittura fatto le valigie ed è volato in Patria,
per vivere meglio il periodo. Altri, preoccupati che non
fosse il portafoglio a digiunare, sono rimasti a vendere in
strada; che significa lavorare al freddo con la pancia
vuota. Ma il digiuno di Ramadan si fa a qualsiasi costo:
è uno dei pilastri della fede islamica, così
importante che molti non praticanti, durante questo mese,
tornano in moschea. "Mi sveglio alle 5.40; faccio colazione
e prego; poi, se non devo andare in università, torno
sotto le coperte per un po'". Durante il Ramadan inizia
così la giornata di Abdul Karim, italiano, 20 anni,
studente di giurisprudenza. Abdul è musulmano
dall'età di nove anni, quando i genitori, convertiti
all'Islam, decidono di educarlo secondo la nuova fede. Una
giornata di Ramadan dura un bel po': sveglia all'alba,
attività lavorative a regime normale e a letto tardi,
dopo la preghiera. Il momento più difficile? "Dalle
13 alle 15", spiega un venditore di "Terre di mezzo". Si
sente il morso della fame. I fedeli doc approfittano del
mese per farsi una cultura religiosa. "Il Profeta ha
consigliato l'apprendimento", spiega Abdul. Infatti alla
sera si recita tutti assieme la preghiera del "Tarawih".
Durante ogni Tarawih viene declamata parte del Corano, a
fine mese si è letto tutto. Per i musulmani d'Italia
l'ora X scocca alle 17.20: il tramonto del sole, quando
tutti devono rompere il digiuno. Secondo l'uso del Profeta,
la digestione serale andrebbe inaugurata con tre datteri. Ma
nella terra della pizza va bene tutto. "Mi capita di essere
sui mezzi pubblici o in giro per il centro a quell'ora
-racconta Abdul-, così entro in un bar e ordino un
cappuccino. Nei Paesi islamici invece la rottura del digiuno
è un fatto comunitario: i negozianti ti si fanno
incontro, ti offrono da mangiare e da bere". "In Italia
facciamo più fatica a causa del clima generale
-conferma Alì Schuetz, presidente dell'Ucoii, unione
delle comunità e organizzazioni islamiche italiane-;
invece nei Paesi del Golfo durante il Ramadan si lavora di
mattina, nel pomeriggio rimane tutto chiuso e la sera, dopo
la preghiera, riaprono uffici e negozi. I lavori pesanti
sono limitati. Tutti partecipano dello stesso clima
positivo. Un'altra difficoltà per gli immigrati
musulmani è che sono sfottuti -continua Schuetz-; in
Italia c'è l'abitudine di scherzare ma per il
musulmano il Ramadan è una cosa molto seria". Manca
mezz'ora al tramonto e Alì non mangia dalle cinque e
mezza del mattino. Il mio stomaco gorgoglia solo a pensarci.
Invece sua moglie è esentata dal digiuno
perché ha appena messo al mondo un bimbo. "Il digiuno
non deve danneggiare ma purificare" spiega il marito. Mi
viene un dubbio: il Ramadan una dieta? Forse anche per lo
spirito. "Se uno non mangia e parla male, è inutile
-spiega Alì-. Bisogna astenersi da tutto ciò
che è illecito". "E' il momento dell'autocritica
-continua Alì-, ideale per fare un bilancio della
propria vita, anche finanziario. Non per niente proprio in
questo mese i praticanti pagano la "zakat", la tassa per i
poveri". Uno fa il conto di quanto ha guadagnato e quanto ha
speso durante l'anno e poi paga l'elemosina in moschea. Il
Ramadan. I musulmani d'Italia ne parlano un po' come fossero
in esilio, con una certa nostalgia per la grande
comunità islamica che è altrove. "Quando
finisce il Ramadan si indossa un vestito nuovo, si cammina
per le strade salutando tutti, si visitano gli amici",
racconta un fedele. Ma quando finisce il Ramadan? "In
realtà nessuno sa il giorno esatto -spiega
Alì-; è un mese lunare e perché finisca
bisogna che almeno due testimoni avvistino la luna nuova. Ma
se è nuvolo, si aspetta. Appena qualcuno avvista,
telefona agli amici nelle altre città".
Il
significato spirituale dell'astinenza: prima cosa il timore
di Dio
Chi
digiuna è come gli angeli
Parole di
Sheich Abddmajid Sobh, scienziato professore
dell'università de Il Cairo: "Prima di tutto bisogna
dire che il digiuno è scritto nei Libri di tutte le
religioni. E' stato dimostrato, chiarito e giustificato
dalla scienza umana che oltre all'uomo ci sono tanti esseri
e animali che fanno il digiuno. Da questo risulta che il
digiuno è un criterio generale divino per tutto
l'universo. Quindi quando il musulmano fa il digiuno applica
o completa la norma dell'universo. Quindi il digiuno
è imposto da Dio; lo stesso la preghiera. Il digiuno
è dentro la legge di Dio. Per questo il primo frutto
del digiuno è il timore di Dio. Come ha detto Dio
nella Sura denominata "la giovenca" (il secondo "capitolo"
del Corano, ndr), versetto 183: O voi che credete, vi
è stato prescritto il digiuno come era stato
prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Forse diverrete
timorati; I medici attribuiscono al digiuno molti benefici e
questo è vero. Mentre i sociologi attribuiscono al
digiuno benefici sociali: aiuta ad aiutarsi a vicenda e ad
aiutare il povero; e questo è vero. Quelli che si
occupano di morale attribuiscono al digiuno benefici in
campo morale: autocontrollo, volontà e pazienza; e
questo è vero. Ma il più grande beneficio
è il timore di Dio e questo fa sì che il
musulmano possa percepire la legge di Dio, perché il
digiuno nell'Islam è un obbligo di Dio e non è
stata una persona che l'ha imposto; nessuno ha il diritto di
chiedere di digiunare in un altro momento rispetto al
Ramadan; il digiuno è un obbligo di Dio, un pilastro
della fede. La preghiera fa sì che il musulmano si
avvicini agli angeli e il musulmano che compie la preghiera
assomiglia agli angeli anche quando digiuna, perché
gli angeli non mangiano e non bevono. Per questo il digiuno,
come la preghiera, è un innalzamento dell'uomo e
aumenta la forza spirituale. Il musulmano, con il digiuno e
la rottura del digiuno, realizza l'unità duale
dell'Islam: congiunge la materia e lo spirito. E questo
viene ripagato da Dio e dalla stessa persona".
Parole di
Gabriele Mendel, sufi (mistico islamico, ndr) e artista.
Cofondatore dell'Università Islamica di
Còrdoba; l'European Who's who lo cita come "il
più importante ceramista islamico contemporaneo": "In
primo luogo il valore del Ramadan è di far parte.
C'è un gruppo di persone che fa il digiuno e
facendolo si sente parte di un gruppo. Oggi come oggi
c'è, nella società, perdita di
personalità; allora è importante riconoscersi
parte di un tutto, un tutto che è creazione di Dio;
si passa da me, al gruppo, all'infinito di Dio tramite
questo sentirsi parte. Essere parte però in un modo
"sentito" perché (con il digiuno) il mio fisico ne
risente. Dal fisico, in questo modo, si passa allo spirito.
Inoltre il digiuno permette una rarefazione dello spirito e
lo spirito rarefatto vibra di più".
Come
funziona il Ramadan: Posticipo possibile per malati e
viaggiatori Il digiuno di Ramadan è una delle cinque
regole, note come i "cinque pilastri", su cui si fonda il
codice di vita Islamico. Il digiuno consiste nel non
assumere né cibo né bevanda, nel non fumare,
nel non avere rapporti coniugali, nel non introdurre nel
corpo nessun tipo di sostanza, dall'alba al tramonto. Vi
sono tenuti tutti i musulmani puberi, maschi e femmine,
capaci di intendere e di volere. Se il digiuno viene rotto
con la consapevolezza di contravvenire al precetto, si
è tenuti a rimediare in uno dei seguenti modi: 1)
Offrire un pasto a sessanta musulmani bisognosi; 2) dare a
sessanta musulmani l'equivalente in denaro di un pasto; 3)
fare digiuno di sessanta giorni.
Il digiuno
si inizia prima della adorazione rituale dell'alba e deve
essere preceduto dall'intenzione di digiunare tutto il
giorno. Al tramonto l'astinenza viene rotta, ad imitazione
del Profeta Muhàmmad, mangiando o uno o tre datteri
e, in mancanza di datteri, bevendo dell'acqua. Sono esenti
dall'obbligo del digiuno:
1) i malati;
2) i
viaggiatori durante il tempo di trasferimento. Possono non
digiunare:
1) le donne
in stato interessante;
2) le donne
che allattano;
3) le
persone in età avanzata.
Il digiuno
è proibito alle musulmane mestruate e in puerperio.
Quando cessano le cause dell'astensione al digiuno, i giorni
saltati vanno recuperati. Il primo giorno del nuovo mese
dopo il Ramadan si celebra la "Idu-l-fitr", prima
festività dell'Islam; prima della preghiera rituale
di questa festa ogni musulmano è tenuto a versare
nelle casse della comunità un'elemosina per i poveri,
la "Zakatu-l-fitr", equivalente al valore di un pasto
normale.
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