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Reportage

TDM #66-Apr 2000

 

Chi vaccina la Cecenia

 

Diario di Sara Santambrogio

 

3 gennaio

Sono sull'aereo per Istanbul. Ho trovato il mio compagno di viaggio, Christophe. Aiuto. Lui ha già fatto una missione Msf... almeno non sono sola. Sono molto più tranquilla di questa mattina, quando ho salutato Andrea; ora mi sembra tutto più normale... Com' è diverso viaggiare con lui. Chissà se un giorno Andrea crederà in Msf. (...) Finalmente arriviamo a Tblisi: alle 5 pm invece che alle 3 am! Sono stanca, ci sono 3 ore di fuso orario rispetto all'Italia. Prima impressione della Georgia: l'aeroporto pieno di cadaveri di aerei, molti con la sigla Cccp. L'arroganza dei militari. Le case povere un po' desolate. Tantissimo spazio, grandi strade, grandi piazze. Dall'aeroporto a "casa" siamo andati con una jeep bianca con le scritte UN! Ammetto una certa emozione. Da domani si comincia.

6 gennaio

Oggi è la vigilia di Natale per gli ortodossi (qui tutti!). E piove. Sono in un clima un po' d'attesa: abbiamo lavorato molto in termini di briefing e studio, niente in pratica. La situazione è strana anche perché non si capisce bene cosa succeda: le frontiere sono ancora chiuse, i russi dicono di stare per prendere Grozny, ma è tutto in stallo. Da ieri sembra che i ceceni stiano mettendo in difficoltà i russi. Quindi la speranza che la Georgia riapra le frontiere (e che quindi arrivino da noi i civili) aumenta. Il Gruppo è ok: Jeomine è una signora sui 50 anni, infermiera con un bel po' di esperienza, molto materna con tutti. Grégoire è un interprete russo-francese. Greolet è il logista. Christophe, l'infermiere arrivato con me. Dovrebbe esserci anche il collegamento con internet ma la linea telefonica è saltata ieri. Siamo andati alla messa di Natale, ma c'era talmente tanta gente che non siamo riusciti ad entrare. Volevamo sentire i canti ortodossi che durano tutta la notte, ma abbiamo rinunciato.

7 gennaio

Questa mattina, mentre parlavamo davanti al fuoco, sono arrivati Renauld Girard e il suo fotografo. È un giornalista de "Le Figarò", che è andato in Cecenia ed è rimasto bloccato al confine, dopo aver attraversato le montagne a piedi, di notte e nella neve. Sono partiti dall'ultimo villaggio ceceno prima del confine con una guida e un portatore, tre pani e due formaggi, e hanno marciato per due giorni seguiti da circa 25 ceceni che volevano arrivare in Georgia. Pare che il freddo fosse terribile ma loro erano ben equipaggiati, mentre i profughi non avevano veramente niente con cui coprirsi. Finalmente oggi è bel tempo e un elicottero è andato a prenderli. Sono arrivati all'aeroporto di Tblisi circondati da quelli dell'Ocse (gli osservatori internazionali). 8 gennaio

Oggi è arrivato il capo-missione, Brigitte, e si vede: abbiamo lavorato tutta la mattina, poi siamo andati a pranzo in una mensa locale. Si mangia veramente bene qui, diventerò un baule. Ho provato un puré di mais senza sale che si mangia con una specie di scamorza affumicata; e un'ottima insalata di pollo e melograno (da rifare!). Ieri sera i russi hanno deciso di sospendere i bombardamenti e due generali sono stati silurati. Forse perché hanno perso più di mille soldati e la gente è stufa.. Invece i ceceni, a sentire i racconti dei rifugiati, combattono per la loro terra e il loro scopo è "uccidere tanti più russi possibile prima di essere uccisi"

11 gennaio

Ieri ho avuto un momento di malinconia, ma è passato. Domani partiamo per Ahkmeta, dove inizierà il programma di vaccinazioni. Non ci siamo ancora andati per problemi di sicurezza; non si capisce bene.

12 gennaio

Non dirò mai più "fumare come un turco" ma come un... medico senza frontiere: qui fumano tutti. Non ce la faccio più! (...) Prima notte a Duisi, paese della valle di Akhmeta: scrivo sotto le coperte per non disturbare Brigitte e Kameta che dormono. Abbiamo cenato a base di ravioli georgiani. I padroni di casa sono ceceni, profughi ma ricchi. Nella nostra camera c'è anche la stufa. Per girare nella valle ci hanno dato una guardia del corpo, Bistan: non deve essere uno stinco di santo ma ha l'aria del bravo ragazzo. Vorrei che Andrea volesse questa vita. Compriamo cinque paia di pantofole perché nelle case musulmane non si entra con le scarpe.

13 gennaio

Primo giorno "vero". Comincio a capire un po' di più. I medici dei due paesi di Duisi e Jokolo sono due donne georgiane di discendenza cecena. I rifugiati di loro non si fidano; arrivano negli ambulatori e quando vedono Msf, e me in quanto dottore, vogliono che sia io a visitarli. La mattina a risolvere i problemi più disparati; mi accorgo che non mi ricordo più nulla di cardiologia! Le visite sono molto rapide: cinque minuti, polso e pressione. E difficile fare un'anamnesi decente, visto il numero di persone presenti nella stanza, uomini e donne. Sembrano tutti più vecchi di quello che sono, di almeno 10 anni. Mi sento più giovane e, dal loro punto di vista, anche un po' inutile perché "come è possibile che a trent'anni non abbia ancora bambini?". Ci sono due tipi di rifugiati: i poveri, che non hanno neanche le scarpe, e i ricchi, come quelli che ci affittano la casa, che hanno l'automobile, il cellulare (anche se non funziona) e belle case, sebbene prive di acqua corrente e luce.

16 gennaio

Verosimilmente qualcosa cambierà tra breve: siamo in campagna elettorale sia in Georgia che in Cecenia. Dopo solo due settimane in questa parte di mondo e ho già voglia di imparare il russo. 18 gennaio

Ancora a Jokolo, stanotte siamo solo in tre: Christophe, Grégoire ed io. Tra noi tre va sempre meglio. Siamo una bella équipe; durante il viaggio ci siamo proprio divertiti. Sembra che i russi abbiano bloccato per due giorni tutti gli uomini tra i 10 (dieci!) e i 65 anni in Inguscezia, dove ci sono 250 mila rifugiati, ma per fortuna hanno smesso. Leggendo i resoconti dei profughi passati dai campi di filtrazione mi chiedo come tutto questo sia ancora possibile a 50 anni dalla seconda guerra mondiale. E il mondo resta a guardare. Anzi, come ci ha detto un uomo qualche giorno fa: "Voi delle Ong girate, girate e poi ve ne tornate a casa; e noi restiamo sempre nella merda". La situazione del rifugiato è la peggiore che si possa immaginare: non è niente, è solo un numero e un'infinita serie di trafile burocratiche e code per ottenere il minimo.

25 gennaio

Abbiamo cominciato le vaccinazioni. Christophe è il responsabile e non lo invidio. Ci sono mille cose da ricordare e ogni sera bisogna contare chi è stato vaccinato e con che cosa. A me resta la parte più bella: fare il medico. È anche la parte più difficile, non tanto per la diagnosi quanto per i problemi per cui la diagnosi è fatta; ora la soluzione costa, quindi non c'è. Per Kameta, l'interprete che lavora con me, è ancora più difficile, perché lei è cecena, questa è la sua gente. Oggi ha cominciato a piangere. Comunque stasera eravamo tutti distrutti. E domani si ricomincia.

14 febbraio

Week-end a Batuni, Sud della Georgia. Abbiamo preso il treno da Tblisi venerdì notte e domenica siamo andati anche al mare (un'ora e mezza di pullman da Batuni): il bus era molto "locale" mancavano solo i polli. Peccato che io non capisca una parola di russo, c'era un tale che ha cominciato a raccontarci la storia della Georgia e ha fatto onore all'ospitalità georgiana. Non ci mollava più.

11 marzo

È passato un mese dall'ultima volta che ha scritto qualcosa. Sono appena tornata in Italia e solo adesso riesco a rimettere mano al diario. In questo mese sono successe molte cose: Grozny è stata infine presa dai russi. A parte l'accesso in Inguscezia, tutte le altre vie d'uscita dalla Cecenia sono chiuse. I russi vorrebbero tenere tutti i rifugiati nella federazione, ma la gente ha paura dei campi di filtrazione, veri e propri lager, per cui cerca di arrivare in Georgia. Un numero imprecisato di civili è bloccato tra le montagne. L'ultimo gruppo, 25 persone, è arrivato a fine febbraio; tra loro anche uno con una gamba gelata, che ha subito l'amputazione a Tbilisi. Tra un mese la neve si scioglierà e le vie delle montagne si riapriranno. Passeranno donne e bambini, combattenti e trafficanti di droga e di armi. Cosa farà la Russia? Cercherà di insistere sulla Georgia affinché si liberi dei "terroristi"? Il 9 aprile ci sono le elezioni in Georgia. Un'occasione di staccarsi dall'influenza russa. Giovedì sera c'è stata la mia serata d'addio, con collaboratori occidentali e locali: in mio onore è stato acquistato un vitellino che è stato ammazzato prima di cena. La cena è stata molto bella con canti e danze e decine di brindisi riguardanti la famiglia, l'amore e la pace. all'aeroporto mi accompagnano in cinque; compagni con cui ho condiviso tutto questo tempo. Viene da piangere a tutti tranne che a Bistan: lui è un ceceno, lui non piange.

 

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