TDM#38-Dic
1997
Un Paese
immenso come i suoi problemi
Gulliver
in Brasile
reportage di
Carlo Giorgi
Sao Paulo.
Lo senti appena uscito dall'aereoporto il profumo del nuovo
mondo; e non ti abbandona più. Qui raccontano che
Dio, volendo dare a tutti i continenti qualcosa di bello
mise in nord-America le montagne rocciose, in Africa il
Nilo, in Asia le vette del Tibet. Arrivato al Brasile
seminò senza misura alberi in Amazzonia, e a sud
pascoli sconfinati, dipinse le spiagge e il mare di Bahia.
Gli angeli, sorpresi, gli domandarono: "Perché tutte
queste ricchezze ad un solo paese?". "Aspettate a vedere -
rispose Dio - i politici che gli spettano...". Il profumo
del nuovo mondo è una strana puzza di bruciato. OK,
colpa della combustione zoppicante delle automobili di qui.
Ma sembra la metafora più adatta per raccontare
questo viaggio. Il Brasile è un paese gigantesco (24
volte l'Italia) con soli 160 milioni di abitanti (3 volte la
popolazione italiana). Se la attraversi da est verso ovest
come capita a me, fino all'estremo confine con il Paraguay
sono 1400 km in cui vedi solo terra, a perdita d'occhio.
Prima coltivata a caffé, cacao, canna da zucchero;
poi lasciata pascolo per migliaia di annoiate mucche che
scorgi sopra tutte le colline, in fondo a ogni valle. 18 ore
di macchina in cui vedi solo della terra fertile. Ce ne
sarebbe per tutti. E scopri che è un monopolio di
pochi privilegiati: qui 5 milioni di persone sono senza
terra e senza la possibilità di costruirsi un futuro.
Il Brasile è il paese dell'acqua: grandi fiumi,
grandi piogge. Eppure da mesi la siccità attanaglia
la regione del nord-est dove i bambini rischiano la
denutrizione. E' la patria delle novelas televisive che
raccontano i capricci snob di "sempre ricchi-giovani e
belli". Eppure la TV ce l'ha anche la famiglia più
povera della favela, proprio per non perdersi la novela del
momento. C'è puzza di bruciato. Mi sento un
lillipuziano europeo, qui in Brasile. Spazi sconfinati, si
potrebbe vivere larghi. Eppure i poveri vanno ad
accatastarsi in città richiamati da chissà
quale sirena: in 50 anni San Paolo è passata da 1 a
15 milioni di abitanti; e il flusso, pur rallentato,
continua. Non ha senso. Di notte le stelle parlano un'altra
lingua in Brasile; il cielo dell'altro emisfero disegna
percorsi nuovi. Tutto è diverso: nei pascoli svettano
altissime le palme. In macchina ci passa sulla testa uno
stormo di pappagallini verdi, poi tre grandi tucani neri dal
becco colorato. E a bordo strada riposa per sempre la
corazza di qualche armadillo imprudente. Non per nulla siamo
al tropico. Ma chi ti colpisce sono le persone: più
povere, forse più serene e veramente di tutti i
colori. Mulatti, gialli, biondi germanici. Un frullato di
razze nuove dove i bianchi ancora una volta hanno avuto la
meglio. Nel senso dei soldi. La classe media in Brasile
guadagna 6 mila real al mese, circa 10 milioni di lire
mentre il salario minimo è di 120 real, 200 mila
lire. Ma la moneta è agganciata al dollaro
così la vita costa come in occidente. Per non
soffocare il mercato in Brasile si compra tutto a rate, dal
frullatore ai pantaloni nuovi. Un vero carnevale.
La
tragedia dei bambini di strada
Il
male minore
Mago
Zurlí qui si dice Renato Aragão. É lui
il conduttore di "Criança esperança" (in
italiano, i bambini sono la speranza), il Telethon
brasilero: 24 ore in diretta tv una volta all'anno per
raccogliere soldi a favore dei minori. Il problema dei
bambini che vivono o dormono sulla strada in Brasile
è sentitissimo. Farsi un giro in cittá
significa incontrarne qualcuno o bande intere, al punto che
i piccoli con il moccio al naso fanno paura. Cosí lo
Stato ha scelto la repressione. È di novembre la
rivolta, la quarta in un mese, al Febem, il carcere minorile
della cittá. Febem sta per "Fondazione per il
benessere dei minori" ed è una galera: celle
straripanti e nessuna attivitá formativa. Una carica
della polizia militare ha piegato i rivoltosi. Le immagini
dei ragazzi vinti, spogliati e ammanettati hanno fatto il
giro di giornali e tv. Notevole: ogni detenuto minorenne
costa allo Stato ogni mese 10 salari minimi; avesse avuto
prima l'occasione di guadagnarne onestamente uno solo, forse
non sarebbe dentro. Come prevenire tutto questo? A
São Paulo esiste il Consiglio municipale per i
bambini che si occupa dei minori a rischio; l'organismo
coordina 20 consigli di zona, di 5 membri ciascuno, che
hanno il compito di risolvere in affidi o adozioni i casi
piú difficili. Marcos, 28 anni, è uno dei 5
consiglieri per un'area che conta quasi un milione di
abitanti, su per giú la cittá di Torino. "Sono
tra incudine e martello -si lamenta-: se tolgo un ragazzo
del giro ho contro gli spacciatori della zona, ma spesso
anche i volontari a cui lo affido perché per loro
sará un problema in piú". Marcos avrebbe un
ottimo stipendio di 900 real mensili (un milione e mezzo di
lire). Ma in realtá per un anno ha preso 136 real al
mese (200 mila lire) e solo da questo mese percepirà
300 real (mezzo milione di lire). Il Comune paga i
consiglieri una miseria. Molti si licenziano per questo.
Marcos resiste, ma per vivere ha venduto la sua Uno
1000.
Sempre
più consensi al movimento dei contadini Fame di
terra
Dieci, venti
capanne rivestite di cellophane nero, quello dei sacchi
della spazzatura. Pentole sul fuoco e bimbi che corrono. Al
centro, la bandiera del Brasile. Sono identici i tre
accampamenti di sem terra (in italiano, senza terra) che
incontriamo tagliando est-ovest lo stato di San Paolo. Sulla
strada per il Mato Grosso, unica striscia d'asfalto in un
mare di pascoli e terra rossa. Aspettano il momento
propizio: poi occupano le terre dei ricchi. E vivono
coltivandole. Che qualcuno pianti la tenda nel mio giardino
perché ha deciso che ci deve lavorare, a pensarci,
è una cosa da brivido. Ma il Brasile non è
proprio il giardino di casa. Secondo il censo agropecuario,
nell'85 l'1 per cento delle aziende agricole deteneva il 44
per cento della terra e 264 proprietà con area
superiore ai 100 mila ettari, da sole, occupavano il 9 per
cento della superficie del Paese. Il latifondo come sistema.
Controindicazione? Quasi 5 milioni di famiglie senza terra:
un popolo di lavoratori agricoli mal pagato, non istruito
che, ultima spiaggia, tenta la fortuna in città
finendo senza scampo nello squallore della favela. Il
problema dei sem terra è l'emergenza nazionale
brasiliana. Per questo nell'84, nonostante l'allora vigente
dittatura militare, nasce il movimento dei lavoratori senza
terra (Mst). Obiettivo: ottenere una giusta, legale
distribuzione delle terre, il miraggio della riforma
agraria, in ritardo di un secolo e mezzo rispetto ai cugini
del nord-America. Già, perché qui il mito del
far west è stato ammazzato sul nascere; nel 1850,
quando i contadini iniziano ad occupare l'ovest del Brasile,
viene promulgata la "legge della terra" che indica l'unico
modo per ottenere terreni il pagarli e non l'occuparli.
Risultato: i poveri condannati a rimanere sem terra, i
ricchi a vivere in un sistema di classi, privilegi e
tensioni sociali voluto da loro. Così,
anacronisticamente, eccolo qua il far west! L'Mst conta 4
milioni di diseredati e in 12 anni ha sistemato, a suon di
occupazioni, 140 mila famiglie. Secondo uno studio della
Fao, la rendita media dei terreni occupati è di 3,7
salari minimi a famiglia, impensabile per chi tenta la sorte
in favela. E un sondaggio della confindustria brasiliana
rivela che il 94 per cento della popolazione appoggia la
riforma agraria, l'85 per cento giudica legittimo occupare
le terre per ottenerla. Mentre l'Mst è la quarta
istituzione più rispettata del Paese. Un mito. Con
qualche ombra: un'aggressione ai latifondisti da parte di
alcuni sem terra è stata recentemente filmata dalla
Tv che, guarda caso, si trovava nei paraggi proprio in quel
momento, nonostante il primo centro abitato distasse
parecchi km. E le immagini hanno incrinato la
credibilità dell'Mst. Sono venute a galla bustarelle
a funzionari del movimento per ottenere la precedenza
nell'occupazione dei campi. E non poteva mancare lo scandalo
a luce rossa: si chiama Debora Rodrigues la ragazza
spaparanzata per 200 mila dollari (300 milioni di lire)
sulla copertina del playboy brasilero. "La sem terra
più bella del Brasile" recita il titolo. Ma chi non
vuole la riforma agraria approfitta anche delle sue
foto.
La tv che
verrà: novela-dipendente
Oreste porta
Lidia in un motel mentre Milena telefona da una stazione di
aereo-taxi esigendo che Fernando la vada a prendere.
Strazio: Laura sta male in piscina! In ottobre il 43 per
cento dei televisori dello stato di São Paulo (1,75
milioni di apparecchi) è rimasto sintonizzato, da
lunedí a sabato, sulle improbabili avventure di Laura
e Fernando, protagonisti di "Por amor", la novela del
momento. La tv brasiliana è "novela-dipendente":
cosí chi produce le migliori novelas, guadagna il
massimo ascolto. Sua Emittenza qui si chiama Roberto
Marinho; è il padrone di rete Globo, la prima tv
nazionale. Marinho produce e vende novelas in 120 Paesi;
oltre alla tv possiede un giornale, "O Globo", secondo in
Brasile per vendite, e un pacchetto di tv via cavo. Tra
l'altro, prima di venderla a Cecchi Gori, era sua anche Tele
MonteCarlo. Seconda televisione per ascolti la Sbt,
dell'impresario megalomane Silvio Santos che la domenica
pomeriggio conduce un popolare varietá (25 per cento
dell'audience). La terza rete è la Record, della
"Chiesa universale del regno di Dio", setta molto diffusa in
Brasile. Invece lo stato è fuori dalla corsa agli
ascolti: l'unica rete pubblica si occupa di cultura e la
guardano in dieci. La rete Globo vanta anche il tg
piú seguito (40 per cento di audience), astutamente
messo subito prima di "Por Amor": uno accende la tv e si
becca notizie e novela. Sensazionali e patinati entrambi.
Ma, dicono i Paolisti, il tg di Marinho è capace di
fare opinione. Un esempio? 17 novembre: "A São Paulo,
in piazza della Repubblica si spaccia il crack!", svela
lugubre il mezzobusto di rete Globo. È una cosa che a
São Paulo sanno anche i tombini. Allora che scoop
è? Eppure il giorno dopo, stesso tg: "Retata della
polizia militare in piazza della Repubblica: presi i bambini
drogati, non gli spacciatori".
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