TDM#68-Mag
2000
Io
speriamo che me la cavo
Servizio di
Chiara Gorla
I
ventilatori appesi al soffitto non ce la fanno a dissipare
umidità e odori. Ufficio Stranieri della Questura di
Milano. Primo piano. 5 maggio. Ana Maria ed io ci mettiamo
in fila: lei deve depositare la documentazione per
l'ingresso di una ragazza brasiliana e io l'accompagno. Ci
accodiamo ad una quindicina di persone, una delle due file
davanti agli sportelli con il cartello "GARANZIA, LAVORO":
italiani e stranieri aspiranti "sponsor" venuti a depositare
i documenti o in cerca di informazioni. Altri 3 sportelli
sono dedicati alla "sanatoria", quella di 2 anni fa: oggi ci
sono un centinaio di persone a fare la fila per vedere se il
permesso è pronto. La nostra coda procede a rilento.
Il passaparola dalle avanguardie riferisce che dietro ai due
sportelli c'è un solo funzionario in grado di
esaminare la documentazione: l'altro dà solo
informazioni. Ci accorgiamo di essere nella fila sbagliata:
ma cosa ci vuole a mettere fuori un cartello con scritto
"solo informazioni?". "Cosa volete... c'è molto da
fare e siamo in pochi". Si arriva a un compromesso: anche
l'altro funzionario si mette a ritirare le pratiche. Poi
sparisce ogni volta per un quarto d'ora perché le
porta ad esaminare da un ispettore dell'ufficio accanto. "Se
non state in fila uno per uno, giuro che vi sbatto fuori". A
rischiare sono gli stranieri della fila accanto alla nostra.
L'ispettore è uscito dal suo ufficio per mettere
ordine. "E non state tutti appiccicati, che se poi svenite
ci avete ancora ragione voi, ci avete".
La nostra
fila si allunga e la gente si accalca allo sportello per
captare le ultime novità: perché non hanno
accettato la domanda del signore? Non aveva la copia della
carta d'identità del proprietario dell'appartamento
in affitto. Ma non bastava il contratto di locazione? Tocca
a noi. Speriamo che questa volta i documenti vadano bene.
Due giorni fa Ana Maria l'hanno mandata via perché il
funzionario in turno aveva chiesto di vedere anche
l'originale del rogito, mentre lei aveva portato solo una
copia: la lista di documenti necessari diffusa dalla
Questura stessa, però, non lo specificava. Oggi
c'è un altro problema: il documento di
idoneità alloggiativa del comune riporta il nome
della via, ma omette il numero civico. Minuti di incertezza
sulla sorte della pratica risucchiata nell'ufficio
dell'ispettore. Fa fede un certificato di residenza che Ana
Maria aveva fatto fare in più, per scrupolo. Sembra
che sia tutto a posto. L'autorizzazione all'ingresso, se
tutto va bene, è pronta tra 10 giorni.
16 maggio,
Ufficio stranieri questura di Milano. Scaduti da 3 giorni i
termini per la presentazione delle garanzie. Non ci sono
più file agli sportelli "garanzia-lavoro". Chiediamo
a un funzionari se è pronta l'autorizzazione
all'ingresso. "No signora, ripassi settimana prossima". "Ma
non è possibilie rintracciare la pratica, capire a
che punto è?". "Eh signora, c'è una tale
confusione. La sua pratica chissà dov'è
finita". 27 maggio: l'autorizzazione viene rilasciata. Ana
Maria la può inviare in Brasile alla ragazza
"sponsorizzata" che può finalmente richiedere il
nulla osta all'ambasciata italiana.
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