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L'ETÀ DELLA CONTRORIFORMA E DELL'ASSOLUTISMO: 1559 - 1760
LE ARTI FIGURATIVE IL QUADRO STORICO

Il Manierismo
Il Manierismo, cosiddetto dal termine "maniera", cioè stile, usato in senso spregiativo, fu la forma artistica in cui si espressero gli artisti italiani per evidenziare, poco dopo la metà del XVI secolo, quel difficile momento strettamente legato al tracollo dell'economia, alla perdita della libertà, all'inizio della dominazione spagnola e al potere ormai incontrastato della Controriforma.

Cosa pensavano i critici contemporanei
Il termine e il concetto di Manierismo nacquero, nel Seicento, per indicare, in forma di condanna, un'arte in cui i vari autori, invece di studiare la realtà per ricavarne uno stile interpretativo, come avevano fatto i grandi autori precedenti, si servono dello stile di Michelangelo e Raffaello per esprimere la loro ansia religiosa, il loro gusto raffinato e il loro esasperato intellettualismo.

Cosa pensano i critici moderni
La critica moderna li considera non passivi imitatori ma degli innovatori, in quanto portarono nuove idee: dilatando le proporzioni delle figure, attraverso una ricerca spesso ossessiva dei particolari, e usando in modo violento i colori, aprirono le nuove vie dell'arte moderna. 
Nell'ambito del Manierismo rientrano il Tintoretto e il Veronese che svilupparono un linguaggio originale, continuando la grande tradizione della scuola veneta.


Il Barocco
Il Barocco interessò tutto il campo delle arti figurative, abolendo ogni distinzione tra architettura, scultura e pittura e per creare nuovi effetti scenografici. 
Se lo stile manieristico era stato freddo e intellettualistico, lo stile barocco vuole essere dinamico, mosso, appassionato e sensuale. L'artista non deve soltanto descrivere o riprodurre la realtà, ma interpretarla, e ricrearla secondo il proprio estro creativo. 
L'equilibrio e la proporzione che erano stati alla base dell'arte umanistica e rinascimentale sono sconvolti e superati da spettacolari invenzioni: 
- le colonne si attorcigliano;
- gli architravi si piegano; 
- si moltiplicano i riccioli, i fronzoli e le linee curve; 
- le figure rappresentate assumono pose teatrali; 
- lo spazio si muove e sembra andare oltre i limiti naturali, invadendo quello dello spettatore, per coinvolgerlo emotivamente. 

Il centro di questo stile divenne Roma, sede della Chiesa antiriformistica che affidò al Barocco il compito di rappresentare i misteri della fede cattolica. Con l'inizio del Settecento il Barocco si esaurì come forma artistica perché perse i suoi contenuti religiosi e divenne un'espressione decorativa e pittoresca. Questo estremo sviluppo del movimento prese, in Francia, il nome di Rococò, da rocaille, conchiglia.


Il Rococò in Italia
In Italia, la vera protagonista dello stile Rococò è Venezia, con i suoi palazzi e le sue chiese che ripropongono nella pietra la grazia dei merletti.

Gli artisti
- Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto (1697-1768) la rappresenta, con sobria precisione, attraverso scene di vita che esaltano la luminosità serena della sua città;
- Francesco Guardi (1712-1793), suo seguace, la trasfigura, rendendola una città di sogno, sospesa fra realtà e irrealtà. 
Il successo internazionale di queste "vedute" veneziane provocò ben presto una schiera interminabile di imitatori, che si prolunga fino ai giorni nostri.

L'Europa dopo la pace di Cateau Cambrésis
La pace di Cateau-Cambrésis, che nel 1559 poneva fine alla prima fase della lotta per l'egemonia in Europa, segnò, per quasi un secolo, le linee fondamentali dell'assetto politico europeo:
- il sogno imperialistico di Carlo V era stato sconfitto dalla resistenza della Francia e dalla ribellione protestante tedesca;
- la Spagna, separata dall'Austria e dall'Impero, continuava ad essere la maggiore potenza europea; 
- l'Italia, costretta dentro l'orbita spagnola, iniziava la sua lenta decadenza; 
- l'Inghilterra, infine, rimasta estranea alle guerre franco-spagnole, si avviava a diventare una grande potenza internazionale.
L'equilibrio raggiunto conteneva, tuttavia, i motivi di un nuovo, profondo contrasto, quali la divisione religiosa che contrapponeva l'Europa meridionale e l'Austria cattoliche agli stati protestanti dell'Europa centro-settentrionale. 
Ben presto la divisione religiosa si trasformò in conflitto politico e l'intreccio tra fede e politica dominerà la scena europea fino alla seconda metà del '600, sconvolgendo in particolare Francia e Germania.

L'Italia sotto il dominio spagnolo
Tra i grandi stati europei, la Spagna di Filippo II era la potenza maggiore e ben presto raggiunse un grande predominio politico sugli altri territori europei, soprattutto in quello italiano.
Assolutista e centralizzato in campo politico, il dominio spagnolo si rivelò distruttivo sul piano economico accelerando la grave crisi che da tempo travagliava la nostra penisola.
Né meno gravi furono le conseguenze della dominazione spagnola in Italia dal punto di vista morale e intellettuale, poiché, nella sua ottusa intolleranza religiosa, la Spagna soffocò la libertà di pensiero e ogni iniziativa intellettuale.

La Repubblica di Venezia
La Repubblica di Venezia fu lo stato che conservò il maggior grado di autonomia e di libertà di movimento rispetto alla Spagna. 
Infatti, la sua stabilità interna le consentì di mantenere una maggiore libertà culturale e una certa tolleranza religiosa che la portò anche a scontrarsi contro l'autorità pontificia (1605-1607) per difendere l'autonomia del potere civile contro le ingerenze di quello religioso. Venezia, però, nonostante la vittoria di Lepanto, aveva ormai visto tramontare il suo dominio sui traffici del Mediterraneo: la sua decadenza economica e politica, per quanto lenta, era ormai iniziata.