La Religione

 

Zoomorfismo e antropomorfismo dominano la reli­gione egizia, politeista nell'adorare molti dei, ma con forti propensioni monoteistiche quando fa risalire all'in­tervento di un unico principio creatore l'universo visibile e invisibile. In origine è NUN, il caos primordiale, una sorta di brodo di incerta composizione nelle cui profon­dità giace addormentato lo spirito del demiurgo.

 

Che questi poi sia detto ATUM RA o PTAH, secondo le attribuzio­ni ai centri religiosi presso cui furono elaborate le diverse teorie cosmogoniche, poco importa; il principio è che dall'uno si originano i molti per via di un processo di divisione e moltiplicazione che richiama a quello della ri­produzione cellulare. Dal Sole nascono l'aria e l'umidità, il cielo e la terra che a loro volta genereranno gli dei cui spetta il compito di collegare il macrocosmo celeste al mi­crocosmo degli uomini attraverso il mito della regalità.

 

A ELIOPOLI domina il culto del SOLE che, preso l'aspetto di una fenice, si posa sulla collinetta sabbiosa emersa da Nun e con la sua voce vince il silenzio.A MENFI, l'idea di Atum Ra prende corpo nel cuore divino di Ptah e si espri­me per mezzo della sua bocca. Risultato della combina­zione di elementi fisici o dell'unione di pensiero e parola, di cuore e bocca, la creazione assolve innanzi tutto la fun­zione di mettere ordine al disordine del non creato.

 

Il rac­conto più antico fa capo a una dea, NEITH, e a un'attività tipicamente femminile: la tessitura. Azionando abilmente la navetta, Neith è raffigurata nell'atto di tessere il mondo presso il telaio su cui ha in precedenza steso la volta cele­ste.L’immagine è suggestiva.

 

I reperti

 

Dall’alto: Il dio coccodrillo Sobek adorato in particolare dai sovrani della dodicesima dinastia che lo comprendono nel loro nome.

Gli Dei Thot e Horus,rispettivamente con la testa di ibis e falco.

La statua in granito del dio falco sorveglia l’ingresso del tempio di Horus a Edfu.

In un paese caldo come l'Egitto, l'orbita giornaliera del sole, il suo ciclo ripetuto di morte e rinascita hanno nella vita degli uomini una grande importanza.

Da qui a identi­ficare in RA la divinità suprema il passo è breve.

Ra, il cui occhio concepito come entità autonoma è in grado di stac­carsi dal proprietario e di procedere indipendente da lui in regioni lontane, è assunto a dio di stato nell'Antico Re­gno.Il suo culto ha sede a Eliopoli, località riferibile oggi a TELL HISN, un sobborgo del CAIRO.

 

Mitologia Egizia erano le credenze costituenti la religione dell'antico Egitto, che influì particolarmente sull'evoluzione della cultura, pur non avendo gli egizi mai concepito la religione come un sistema teologico coerente. ( Per meglio capire il ruolo di  ciascun dio consultare il glossario ).

La sua supremazia nel pantheon egizio sarà messa in discussione solo nel Medio Regno, per iniziativa del faraone AME­NOPHIS IV intenzionato a contrastare lo strapotere della casta sacerdotale elipolitana, la sua lea­dership è sostituita da quella di AMON. Ma l'imposizione non ha successo e Ra conserva inalterata la propria poten­za teologica nella definizione sincretica di AMON RA.

 

Tra i figli del creatore, i membri della cosiddetta EN­NEADE dal numero dei suoi componenti, hanno un ruolo di primo piano NUT e GEB, rispettivamente il cielo e la terra. E originale che, a differenza di quello che accade nella tradizione religiosa indoeuropea, la terra sia maschio e il cielo femmina. Nut è rappresentata piegata ad arco nell'atto di sostenere la volta stellata dell'universo e assie­me a Neith, HATHOR (dea dell'amore) e Iside, Nut è don­na, prima che dea, d'eccezione.

 

I figli della coppia celeste, due maschi e due femmine, rispettivamente OSIRIDE, SETH, ISIDE e NEETHY, sono i protagonisti del mito più noto nel Paese, quello che ha per protagonista il futuro re dei defunti e il suo odiato fratello. Secondo la tradizione, sono le lacrime di Iside, la grande maga, a determinare ogni anno la piena del Nilo, mentre Seth è identificato con il vento secco del deserto. Osiride è per il greco Plutarco, come per i moderni antropologi, simbolo di vita e fecon­dità, quel Nilo le cui acque, penetrando in profondità nella terra, le consentono di alimentare messi rigogliose.

 

C'è poi THOT, il messaggero degli dei, colui che fa dono agli uomini della parola scritta. Divinità importante per gli Egizi, Thot è considerato il depositano di un segreto che gli uomini invano si affannano a ricercare e voler decifrare; è il mistero, la complessità del calcolo, il mago, colui che conoscendo le potenzialità evocative della parola può far ottenere ciò che si desidera. Sarà oggetto di adorazione an­che in Età Romana con l'appellativo di Ermete Trimegisto.

 

Raffigurato con la testa di ibis, Thot si accompagna ad ANUBI, il dio sciacallo, nella cerimonia della pesatura del cuore del defunto ed è ritratto nell'atto di trascrivere su papiro il risultato dell'operazione. Entrambi gli dei assisto­no Iside e Nefthy nella bendatura del corpo di Osiride mi­racolososamente sottratto alla ferocia vendicativa di Seth. Al dio caprone KHNUM e alla sua ruota da vasaio si deve la creazione della razza degli uomini. Gli stessi sono vitti­me della spietata crudeltà della dea leonina SEKMET cui Ra affida il compito di distruggerli quando li scopre a tra­mare contro di lui perché ritenuto troppo vecchio per po­ter continuare a governarli. Per loro fortuna il creatore ci ripensa e dà ordine che l'esecuzione sia sospesa.

 

Riguardo al fatto che tra gli dei egizi molti siano gli animali, sono state avanzate numerose teorie, ma è lecito supporre che al di là delle ragioni ideali, l'utilità pratica abbia avuto una parte importante nella diffusione della lo­ro adorazione. Se d'altra parte ciò è vero per il bue o per la pecora, in altri casi prevale invece un ragionamento di ti­po simbolico. Così il coccodrillo può, come un dio, vede­re senza essere visto perché una sottile membrana, scen­dendo sulla fronte, gli copre gli occhi. L'ibis, che sa ucci­dere i serpenti più velenosi, ha il potere di distinguere l'acqua infetta da quella pura. A un caprone, KHNUM, e alla sua abilità di manovrare la ruota da vasaio, gli Egizi fanno risalire la nascita della razza umana.Infine lo Sca­rabeo che depone le sue microscopiche uova nella sabbia è visto come un simbolo della vita che sa rigenerarsi an­che dal nulla apparente.

 

Destinati a invecchiare poiché collocati nel tempo, gli dei egizi vivono tuttavia un tempo reversibile perciò sono protagonisti di storie diverse in epoche diverse, conosco­no la fortuna e la decadenza, tutti obbediscono a MAAT, la giustizia-verità, il principio dell'ordine cui il cosmo de­ve sottostare.

 

 

 

Civiltà

 

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