Malattia contagiosa che colpisce il fegato
dovuta ad un virus a DNA del gruppo dei EpaDNAvirus, costituito
da più parti: l'antigene di superficie [HBsAg],
l'antigene core [HBcAg],
l'antigene e [HBeAg].
Il contagio avviene mediante contatto con sangue ed altri liquidi corporei (saliva,
sperma, ecc.) provenienti da persona infetta.
Ha un periodo di incubazione di 45-160 giorni con
una media di 120 giorni.
La sintomatologia è quanto mai varia: si può andare
dalla infezione senza sintomi, alla forma subacuta con nausea, malessere e inappetenza,
alla forma con il caratteristico segno dell'epatite, l'ittero, alla forma fulminante,
con esito letale.
Nella maggior parte dei casi la malattia guarisce senza
lasciare esiti; tuttavia in una certa percentuale di casi (fino al 90% nei bambini
che l'hanno contratta, al momento del parto, dalla madre portatrice) cronicizza;
i portatori cronici, a loro volta, di epatite B hanno un forte rischio di
trasformazione in cirrosi o in carcinoma epatocellulare.
Non esiste terapia specifica per questa malattia.
Ci si può avvelere della dieta (non eccessivamente restrittiva) tendente comunque
a privileggiare gli zuccheri rispetto ai grassi ed alle proteine.
Nel 40% dei casi delle forme croniche si ha la guarigione mediante la somministrazione
di interferone-alfa.
La prevenzione si basa sulla vaccinazione di massa,
obbligatoria in Italia.
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