SULLE BALZE

La flora rupicola delle Balze dell'alta valle del Cesano annovera, fra le tante specie presenti, veri e propri gioielli per bellezza, rarità e valore storico. Tra questi: Primula auricula, Ephedra major ssp. major e Crespino (Berberis vulgaris).
Sul Catria si rinvengono tre specie di primule più un loro ibrido: comuni nei boschi e nei prati sono Primula vulgaris e Primula veris ssp. columnae, mentre più raro è il loro ibrido.
Sulle ripidi pareti, esposte rigorosamente a Nord o Nord Est, comprese nella fascia che va dalla forra della Balza dell'Aquila alle Balze di Bosco Rotondo a Rocca Baiarda alla Valle della Porta, vive la più bella primula del massiccio: la Primula auricula o Orecchia d'orso. Il nome particolare deriva, probabilmente, dalle foglie carnose, lisce e glabre su entrambe le pagine, peloso-glandolose sul margine. I fiori, portati da scapi farinosi, sono di colore giallo vivo. In maggio risplendono tra le fessure e i solchi delle pareti rocciose come su naturali balconi.
Le Balze della Porrara ospitano una delle due stazioni finora note per il Catria -l'altra è stata recentemente rinvenuta sulle Balze della Porta- di Ephedra major ssp. major. Si tratta di una arbusto di aspetto giunchiforme che raggiunge al massimo 1-2 m di altezza. I rametti di colore verde sono sottili e articolato-nodosi e praticamente privi di foglie, ridotte a piccole guaine di colore giallo pallido attorno ai nodi. Più appariscente è il frutto, drupaceo e di colore rosso o giallo, che normalmente porta un solo seme. L'Efedra rappresenta un "paleoendemismo" della flora marchigiana. Si tratta cioè di una specie a distribuzione limitata e dalla scarsa affinità con le specie della flora attuale. L'Efedra è considerata un relitto della flora Terziaria. Di questa specie in tutto il territorio italiano sono note poco più di 20 stazioni. Il suo areale marchigiano è molto frammentato e limitato a stazioni rupestri e pareti rocciose, come per esempio le Gole della Valnerina, la Gola di Frasassi e le Balze rocciose del Catria.
E' stata recentemente scoperta, unica del massiccio del Catria, una stazione di Crespino (Berberis vulgaris). Si tratta di un arbusto dai rami spinosi, dalle foglie obovato-ellittiche, cigliate sul margine e dai fiori di colore giallo in grappoli penduli. Cresce tra le più alte Balze, a ridosso di Bosco Rotondo, tanto che molte piante spuntano curiosamente dalle stratificazioni di pietra Còrniola che vi affiora. Il Crespino di questa ricca stazione, per quanto presenti piante anche di 80-100 cm, non ha finora evidenziato esemplari fruttificanti pur avendo mostrato, alcune, grappoli di fiori.
 

GRACCHIO CORALLINO

L'aquila è in genere silenziosa e, se non fossero le grida di allarme dei corvidi che ne segnalano la presenza, spesso non l'avvisteremmo. Poi l'aquila non sempre si vede, allora scopriamo che quei "corvi" non sono tutti uguali. Uno in particolare è veramente interessante. Escludendo Corvo imperiale e Gracchio alpino, la cui presenza sul Catria è piuttosto sporadica, tra i 5 corvidi nidificanti, il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax ssp. erythrorhamphus) è certo meno banale di Taccola, Ghiandaia, Gazza e Cornacchia grigia. A caratterizzarlo sono il lungo becco ricurvo e le zampe entrambi di un vivo rosso-aranciato che spiccano sul piumaggio nero lucente. Volteggia, al di fuori della stagione riproduttiva,in stormi anche di un centinaio di individui. Spesso compie picchiate e spettacolari acrobazie aeree. Rispetto agli altri corvidi ha abitudini alimentari più selettive, cibandosi di insetti, molluschi, vermi e topi, integrati da germogli, semi e frutta che ricerca sui pascoli. Nidifica, insieme alle Taccole, negli anfratti rocciosi dei Valloni del Calecchio: Balze dell'Aquila e della Porrara. Questa colonia, costituita da circa 20-25 coppie nidificanti stabili, è di grande valore biogeografico in quanto è la più settentrionale dell'Appennino. Poiché la specie risulta in diminuzione in Italia e in rarefazione nelle Marche, è evidente la necessità di tutelare questa colonia vitale ma isolata.