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1 Vero e proprio monumento naturale, il Tasso (Taxus baccata) dell'Avellana ha una circonferenza -a 1,20 m di altezza- di 4,88 m, un'altezza di 15 m e la chioma di 19 m. La tradizione, ora ridimensionata, vuole che perfino Dante abbia goduto della sua ombra. Recenti e più scientifiche ricerche ne hanno stimato l'età intorno ai 400 anni.
 
2 Notizie documentate di questa sorgente e di una edicola sacra dedicate a S. Albertino risalgono al secolo scorso.
La devozione popolare verso S. Albertino è d'altra parte sempre stata molto grande, e molti pellegrini raggiungevano Fonte Avellana per implorarne la grazia, in particolare per guarire dall'ernia.
All'inizio di questo secolo molti ex voto circondavano la piccola maestà, anche perché l'acqua della vicina sorgente era ritenuta miracolosa. Per chi saliva a Fonte Avellana qui la sosta era inevitabile. Ancora poco più di 50 anni fa, per quanto la strada fosse già stata modificata e resa più agevole e percorribile al traffico automobilistico, una beneaugurante scritta sull'edicola recitava: "O pellegrino stanco per la via / rallegrati! Vicina è la Badia"
 
3 Il Castagneto esisteva già nella seconda metà del XVI secolo ed è sempre stato circondato di particolari attenzioni da parte dei monaci dell'Avellana. Ancora oggi vicino agli esemplari maestosi e secolari vengono coltivate nuove giovani piante.
 
4 La "Valle dei Bisei" è al centro di una bella fustaia caratterizzata da imponenti esemplari di faggio e frassino (Fraxinus excelsior). Ma basta superare il crinale che l'ambiente cambia decisamente.
 
5 Lecceto si chiama, giustamente, questo versante più arido, dove il bosco è caratterizzato dalla presenza di numerosi esemplari di leccio e fillirea (Phillyrea latifolia).
 
6 L'ampia fascia "pulita" del Sodone, reca ancora le tracce di un tentativo di rimboschimento a conifere decisamente non riuscito. Vi si rinvengono Aceras anthropòphorum e Ophrys fuciflora. Il taglio della nuova strada mostra evidente la formazione della Scaglia rossa.
 
7 Lungo questo tratto di strada, che ricalca il tracciato del vecchio sentiero, sono da apprezzare alcuni faggi secolari e l'alchechengi (Physalis alkekengi), dalle singolari "lanternine" arancione.
 
8 Il balzone della Porrara ricorda l'abside di una cattedrale gotica. La formazione, notevolmente deformata, che ne costituisce guglie e pareti è la Maiolica. E' questo il nucleo centrale dell'area floristica n° 37 PS "Balze della Porrara - Scalette", che si estende per circa 47 ha nel circostante anfiteatro montano. La diversità ambientale, l'estrema varietà vegetazionale e la grande concentrazione di piante rare nelle Marche, la rendono una delle aree di maggior valore naturalistico del Catria.
 
9 La grotta è già rappresentata in una vista di Fonte Avellana del 1657, e la tradizione che la vuole abitata da S. Pier Damiani è già pienamente attestata a metà del XIX secolo. Un cartello nei pressi segnala il divieto di effettuare pratiche alpinistiche e di sorvolare con deltaplani -dal 1° febbraio al 31 agosto- tutta l'area che dalla balza della Grotta di S. Pier Damiani si estende fino alla forra della Balza dell'Aquila e al Faggeto sovrastante. Ciò in applicazione della L.R. n°59 del 28 dicembre 1990 che intende proteggere i siti di nidificazione dell'aquila reale. Proprio la Balza dell'Aquila è uno di questi siti storici, tuttora frequentato dalla coppia di aquile del Catria.
 
10 Le Scalette erano il passaggio obbligato dell'impegnativo sentiero che, da tempi immemorabili, conduceva da Fonte Avellana alle zone più elevate del Catria. L'attuale strada, costruita a metà degli anni '60, ha completamente eliminato i gradoni di roccia sui quali si arrampicava il sentiero e che sono all'origine del toponimo.
 
11 Sopra la gola si ergono ancora i ruderi di una fortificazione medioevale, il Castellaccio, che alcuni autori ritengono l'antico (XI-XIII sec.) castello di Venatura o quanto meno una sua fortezza, e la cui indubbia funzione era il controllo della cosiddetta "via di Gubbio", qui in uno dei suoi passaggi obbligati.
La gola sottostante è scavata dal Cesano nel nucleo, costituito da formazioni giurassiche, dell'anticlinale minore M. Roma - M. Cilio. Le caratteristiche particolari della successione affiorante e la bontà degli affioramenti rendono quest'area di notevole interesse geologico. Dal punto di vista della vegetazione è da notare che i boschi dei due versanti, per la diversa esposizione, sono caratterizzati: -quello di destra- dal faggio e -quello di sinistra- dalla roverella. Inoltre è interessante notare la presenza, su entrambi i versanti, di Erica arborea. Faunisticamente di rilievo è la presenza di una colonia di rondine montana (Ptyonoprogne rupestris).
 
12 L'integrità ambientale di questo tratto di fiume è evidenziata dalla presenza di una fauna che vive in acque pulite e ossigenate. Sono presenti, in particolare: scazzone (Cottus gobio) e gambero di fiume (Austropotamobius pallipes). Estremamente interessante è la ricchezza floristica dell'ambiente circostante, tra gli altri sono da ricordare: carpino bianco (Carpinus bètulus), nocciolo, cerro, tiglio (Tilia platyphyllos), faggio, Polystichum setiferum, Hesperis matronalis e Arisarum proboscideum.
 
13 E' interessante notare la presenza in questa zona di alcune piante di vite selvatica (Vitis vinifera ssp. sylvestris), le cui stazioni marchigiane conosciute sono pochissime.
 
14 Col della Mozza è il passo che, attraverso un antico tracciato, collega il Sentino al Cesano. Dal medioevo quel tracciato si chiamerà "via di Gubbio", proprio ad indicare il ruolo metropolitano svolto in quest'area dal comune umbro.
Sui pascoli aridi circostanti, notevole è la presenza di orchidee, tra queste sono da segnalare per quantità: Orchis ustulata, O. purpurea, O. provincialis, O. pauciflora, Anacamptis pyramidalis, Ophrys fusca, O. bertolonii, O. apifera, inoltre in autunno vi fiorisce la rara e singolare Spiranthes spiralis.
L'area di Col della Mozza, ricadente nel comune di Scheggia (PG), è stata recentemente inclusa dalla Regione Umbria, insieme alla parte umbra del Catria, nella perimetrazione dell' "Area naturale protetta «Parco del Monte Cucco»" (L.R. n° 9 del 3 marzo 1995).
 
15 E' stata recentemente scoperta in quest'area la presenza di Crocus biflorus. Poiché l'unica altra stazione conosciuta, per il comprensorio del Catria, è la Forchetta sopra il monastero di Fonte Avellana, risulta quantomeno singolare rinvenire questa iridacea nei pressi di un altro monastero, unito all'Avellana da un legame quasi millenario.
 
16 Ciò che rimane dell'antica Badia di Sitria sono la chiesa e parte del cenobio. Questo, attualmente di proprietà privata, è costituito da una vasta aula con volta a botte, probabilmente la Sala del Capitolo. La chiesa, restaurata nel 1972 ad opera dei monaci di Fonte Avellana che ne sono proprietari, è a croce latina ad unica navata. Sul presbiterio, rialzato, notevole è l'altare del XIII secolo, poggiante su 14 colonnine. Al di sotto dell'altare si apre un'altrettanto interessante cripta romanica, sorretta da una colonna con capitello tardo antico, di probabile provenienza sentinate. Nel lato sinistro della cripta si apre una cella, chiamata "la prigione di S. Romualdo", in cui si dice sia vissuto in completo isolamento il fondatore di Sitria.
 
17 La valle di Nocria è impostata sull'asse della sinclinale la Forchetta - Isola Fossara, al cui nucleo affiorano le marne grige e minutamente fogliettate della Scaglia cinerea.
 
18 E' su questo passo che si snoda il sentiero che un autorevole studioso considera: "uno dei più battuti dagli eremiti della montagna".
 
19 Vale la pena di salire alla cima del Prati di Nocria per il panorama che spazia su tutto l'alto Cesano, l'Avellana e le Balze.