IL CUORE SELVAGGIO DEL CATRIA

Nel 1524 il priore claustrale di Fonte Avellana concede in affitto, tra le altre, le selve della "Melascossa subtus la Vernosa ... et la Fonte del Corvo "al mastro catinario Cristoforus Thome da Bergamo e ai suoi figli. Alcuni anni più tardi, nel 1532, viene riconfermato l'affitto delle stesse selve di "Messochiose" e de "la Fonte del Corbo". Questi artigiani nell' esercitare il loro mestiere non si limitavano al taglio delle "legnarelle" ma utilizzavano piante grandi che fornivano un legname più adeguato alla costruzione di catini, conche e cassette. Tali piante evidentemente abbondavano nel XVI secolo nei boschi della Muccicchiosa e della Fonte del Corvo, tanto che, per tutelarli, dopo il 1565 l'abate commendatario Giulio Feltri della Rovere decide di non concederli più proprio a "cassettari" e "concari". Ancora oggi quelle della Fonte del Corvo e , soprattutto, della Muccicchiosa sono due estese fustaie a faggio. Comprese tra i 700 e i 1200 m, sono di grande valore naturalistico sia per la quota relativamente bassa che per il loro isolamento. Al faggio si associano frassino (Fraxinus excelsior), tasso (Taxus baccata) e diversi aceri (Acer platanoides e A. obtusatum), vi si rinvengono perfino isolati esemplari di castagno. Per la flora erbacea sono da ricordare: Cystopteris fragilis (ssp. fragilis) Polystichum setiferum, Cardàmine enneaphyllos, C. kitaibellii, Aconitum lamarckii, Paris quadrifolia e, tra le orchidee, Epipactis helleborine, E. microphylla, Cephalanthèra rubra e Neottia nidus-avis.
Dal punto di vista floristico nella valle della Porta sono state rinvenute specie rare o rarissime, non solo nel massiccio del Catria ma sull' intero territorio regionale, alcuni di questi rinvenimenti sono pubblicati qui per la prima volta.
Le pareti delle Balze della Porta, ad una quota compresa tra i 1200 e i 1300 m, ospitano una stazione di Ephedra major ssp. major, la seconda del Catria oltre a quella delle Balze della Porrara. Associata a questa sulle rocce si rinviene Minuartia graminifolia, una Caryophyllacea diffusa sui Sibillini ma sul Catria presente esclusivamente in quest' area. Un'altra specie, finora non annoverata nella flora del Catria, cresce abbondante nei boschi di entrambi i versanti della valle della Porta, tra i 1000 e i 1200 m di quota, si tratta del mughetto (Convallaria majalis), liliacea di grande valore estetico. Di non minore importanza è la presenza di: Impatiens noli-tangere, Thalictrum minus, Hieracium humile, Trisetum bertolonii, Veratrum nigrum e Primula auricula.
In tutto l'alto bacino del Cesano è presente stabilmente, oltre al cinghiale e al daino, una vitale popolazione di muflone (Ovis musimon). Pecora selvatica originaria della Sardegna e della Corsica, il muflone è stato introdotto nel comprensorio del Catria nel 1973 con 19 capi. Ora la consistenza degli animali liberi, unica colonia di questa specie nelle Marche, è stimata in 30-40 esemplari. Questi numerosi ungulati sono una delle cause che favoriscono la frequente presenza del lupo in questa zona. Presenza che, da approfondite ricerche e dalla testimonianza della gente del posto, non è mai venuta meno. Non è raro rinvenire la pista di una coppia di lupi sulle tracce delle loro prede. Càpita così di trovare la carcassa spolpata di un muflone o i resti di un piccolo di cinghiale nelle fatte di lupo.
Anche per questo l'alta valle del Cinisco è il cuore wilderness del Catria.
 

FERLETA E FERULA

Della chiesa di S. Bartolomeo non rimane praticamente nulla, se non pietre, calce, coppi e ossa. Permane al contrario il suo appellativo. Il medioevale "de Fleruleta" o "de Ferleta" è tuttora attestato nei toponimi: Ferleta, Pianelli di Ferleta, Fosso di Ferleta. Essi sono distribuiti in una ben delimitata area a monte di Caprile, compresa tra Grotticciole, Balze di Genga Capraia e Bocca della Porta.
Non è casuale che in questa zona cresca una pianta che la gente del posto chiama, genericamente, "finocchiaccio", ma che il botanico determina come Ferula glauca (Ferula communis ssp. glauca). Parente dell' esotica Assafetida (Ferula assafoetida) e del leggendario Laserpizio o Silfio (F. narthex), la Ferula è una pianta dall' aspetto imponente, visto che raggiunge i 2 m di altezza e presenta fiori di colore giallo in ampie ombrelle molto appariscenti. Pianta a distribuzione mediterranea, in Italia è diffusa nelle regioni centro meridionali, dove cresce di preferenza nelle garighe, negli incolti e nei pascoli aridi tra 0 e 1350 m di quota. Nel comprensorio del Catria sembra prediligere le gole e i loro dintorni, infatti si rinviene, tra l' altro, alla Gola del Corno, presso Valdorbìa, dalla Gola delle Fucicchie al Ponte a Botte e lungo l' alto corso del Cinisco. Gli stessi ambienti della ricchissima stazione che cresce nella gola della Madonna del Sasso presso Bellisio di Pergola.
L' eremo di S. Croce di Fonte Avellana ha trovato nel nocciòlo (Còrylus avellana) il suo eponimo. Sempre scelta nel mondo vegetale -forse ad opera di un anonimo monaco botanico-, a S. Bartolomeo è stata associata la Ferula, le cui piante ornavano e ornano, allora come ora, i dintorni dell' eremo.