S. BARTOLOMEO DI FERULETA

L'eremo e la chiesa, dedicati all'apostolo S. Bartolomeo, sono citati per la prima volta in un documento del 1095: si tratta della donazione "pro anima" di un terreno da parte di un certo Atto, figlio di Raniero, all'eremo di S. Bartolomeo. Questo dunque, alla fine del secolo XI, gode di una certa autonomia e, parallelamente a Fonte Avellana, costituisce un centro di aggregazione, oltreché spirituale - il suo rettore aveva cura di anime nel castello di Capitale-, anche di beni e terreni.
Eppure già nel 1139 la chiesa di S. Bartolomeo di "Fleruleta" è inserita nell'elenco dei possedimenti riconosciuti a Fonte Avellana dal "Privilegium" di papa Innocenzo II, ulteriormente confermato nel 1196 da papa Celestino III.
Ancora nel XVI secolo, tra "Genga Capraia" e il "Corno sopra la Badia dell'Avellana" a indicare i termini di confine tra il contado di Gubbio e quello di Cagli, troviamo i "beni di S. Bartolo". Questi dovevano essere ben poca cosa se Francesco Matteucci, monaco di Fonte Avellana e penultimo rettore di S. Bartolomeo, trova nel 1531 la chiesa in uno stato di straordinaria povertà. E a nulla valgono gli sforzi del successivo rettore don Paride Sperandio che nel 1568 ottiene, dall'abate commendatario di Fonte Avellana, gratuitamente, un tenimento denominato "S. Bartolo" per proseguire i restauri della chiesa appena avviati. Pochi anni dopo, nel 1572, Gregorio XIII concede S. Bartolomeo al monastero camaldolese di S. Maria degli Angeli di Pesaro, che ne sfrutta i beni e lascia andare in rovina la chiesa.
Nel XVIII secolo troviamo l'ultimo testimone della chiesa completamente in rovina: è il monaco di Fonte Avellana Mauro Sarti(+1766) .
 

LA GROTTA DEI CIAMBOTTI

Gli abitanti di Caprile ricordano ancora un particolare rifugio utilizzato da alcuni di loro quando, durante il 2° conflitto mondiale, le truppe tedesche -presenti con un contingente nel paese e con una postazione perfino presso la cima del Catria- facevano temere non solo per le cose e il bestiame ma per l' incolumità stessa degli uomini. Si tratta della grotta dei Ciambotti, cavità dalla particolare sezione triangolare, che si allunga orizzontalmente per una decina di metri. Si apre intorno ai 900 m di quota nella parte più profonda della già isolata e nascosta valle della Porta. E' una delle tante cavità di quest' area, magari di scarsa importanza speleologica, ma di grande valore storico e simbolico, rappresentando il profondo rapporto tra gli uomini e il Catria.