I CASTELLI PERDUTI

I tre castelli di Capitale, Spicchio e Campietro, entrano nella storia grazie al loro rapporto con Fonte Avellana. Dalle Carte del monastero è possibile ricostruirne lo sviluppo, dalle prime donazioni all'abbandono, nell'arco di almeno quattro secoli.
Tra XI e metà del XIII secolo il possesso e i diritti passano dalle famiglie che li detenevano all'eremo di Fonte Avellana che, con appositi rettori, ne gestisce i beni e ne amministra la giurisdizione. Ma l'imporsi territoriale dei vicini comuni di Cagli, Gubbio e Fabriano spinge all'eliminazione di questi rapporti feudali.
(Nel XIII secolo tutta l'area montana dell'Acuto e del Catria e tutta la fascia collinare tra il Cesano e il Cinisco fino a Pergola è soggetta all'espansione del comitato e della diocesi di Gubbio.)
Nel 1257 circa, sembra su istigazione del comune e del podestà di Gubbio, i vassalli dei castelli di Montesecco, Leccia, Isola presso Costacciaro, Campietro, Capitale e della Villa di Sorchio, si ribellano all'eremo. I castelli vengono incendiati e distrutti e molti beni vengono depredati. La fondazione e rifondazione, in quel secolo, di Serra S. Abbondio, Pergola e Cagli, privano i castelli, che Fonte Avellana si accinge a ricostruire, di buona parte della popolazione e dell'amministrazione dei loro distretti. Nei secoli successivi la distruzione delle fortificazioni si fa pressoché completa, tanto che di quei castelli, oggi, non rimangono che poche tracce presso piccoli borghi e case coloniche che ne hanno proseguito la storia.

 

CAPITALE

Ai confini del comitato di Cagli con quello di Gubbio, il castello di Isola o Isola di Fuscarino di Raniero, dal nome del suo signore, viene donato a Fonte Avellana tra il 1081 e il 1085. Papa Innocenzo II conferma all'eremo "possesso e diritto" sul castello di Capitale e le sue chiese.
Di queste l'unica di cui si abbia memoria è quella di S. Fortunato, probabilmente situata nei pressi di Foce, già dal 1072 appartenente a Fonte Avellana e le cui tracce documentate non superano il 1397.
In seguito alla ribellione del 1257 gli uomini di Capitale vengono sciolti da ogni legame di servitù e vassallaggio nel 1266. Nel 1303 ad essere affrancati sono 22 capifamiglia del borgo di Foce che, nello stesso anno, risulta già fuori dalla giurisdizione di Capitale rientrando nella curia di Frontone

 

SPICCHIO

Nel 1155, tra le pertinenze donate da Matteo, figlio di Tebaldo, a Fonte Avellana, nel comitato di Cagli è annoverato genericamente "lo Spicclo".Circa un secolo più tardi, Spicchio è costituito da una parte fortificata, il "castellare", che domina dall'alto un piccolo borgo abitato, la "villa di Spicchio". Esso estende la propria giurisdizione su di una curia, all'interno della quale Fonte Avellana acquisisce terreni e case e ne cede l'utilizzo tramite contratti enfiteutici. L'ultimo documento che menzioni il distretto del castello di Spicchio è del 1278: S. Albertino, priore di Fonte Avellana e grande mediatore dei conflitti che attraversano quegli anni, dirime la questione dei confini delle curie di alcuni castelli e ville. La curia di Spicchio risulta circondata da quelle di Campietro, Capitale e della Villa di Sorchio.

 

CAMPIETRO

Il più importante tra i castelli dell'alta valle del Cesano, tra XII e XIII secolo, è certamente Campietro e ricca è la documentazione che lo riguarda.
Un atto di vendita del 1131 è il primo documento che ne ricordi il territorio. Nel 1194 Brancaleone di Serralta cede a Fonte Avellana la sua parte del castello e della corte di Campietro e i suoi vassalli. E' questo un atto di grande valore storico, in quanto segna l'inizio del possesso del massiccio del Catria da parte dell'eremo, poiché il distretto di Campietro risulta comprendere tutta l'area montana e collinare che si estende dal Catria e dall'Acuto fino al M. Turrino presso Montevecchio. Così ampio e ricco possesso viene però acquisito dai monaci, dopo una serie di cause e ricorsi, solo a ridosso della ribellione dei vassalli di metà Duecento. Questa, tra l'altro, non è la prima distruzione che il castello subisce: nel 1216 sono gli eugubini a raderlo al suolo, come rappresaglia al rifiuto di mettere a disposizione la fortezza nella guerra tra Perugia e Gubbio. In entrambi i casi Campietro viene ricostruito, tanto che, nel 1266, all'interno del castello si erge una torre e nel 1349 esso viene espugnato da un gruppo di fuoriusciti eugubini ed è liberato da alcuni nobili e 25 fanti armati inviati dal comune di Gubbio. Anche per Campietro l'affrancamento degli uomini del 1266 e, soprattutto, il trasferimento di parte della popolazione nel nuovo castello di Serra S. Abbondio, determinano un inarrestabile declino. Già nel 1278 i confini della curia sono alquanto ridotti rispetto ad un secolo prima: mancando tutta la parte propriamente montana a Ovest del Cimate di Rave.
L'ultimo documento che menzioni la curia di Campietro è del 1467, circa un secolo dopo la chiesa di S. Maria di Campietro è già compresa nel distretto del castello di Serra S. Abbondio e dal 1594 in poi tutti i documenti non parlano più di castello ma di villa, cioè di un nucleo abitato non più fortificato.