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Date:
PRIMAVERA 2003

18 - 19 Aprile 

25 Aprile  02 Maggio  03 Maggio 23 - 24 Maggio  30 - 31 Maggio  07 Giugno 

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI ACCADEMIA AMIATA 0564 968205

 
 “Nell’autunno dell’89, quando crollava il muro, abbiamo abbandonato il teatro. Da allora viviamo e lavoriamo in campagna, nel podere Le Ariette a Castello di Serravalle (Bo), nel cuore di una valle umida e fredda. Nel silenzio di questa valle è cresciuta in noi una riflessione sulla nostra storia. Era necessario parlare, raccontare i nostri pensieri, ed era ormai urgente condividere la nostra esperienza di sette anni di esilio. Con gli amici incontrati in questi anni di silenzio abbiamo creato il Teatro delle Ariette per produrre e promuovere un teatro popolare e civile che racconti storie ed esperienze, che si nutra delle vite di quelli che lo fanno e lo guardano, alla ricerca di un senso, di un riscontro collettivo, della voglia di capire. Un teatro che chiama tutti a una nuova responsabilità, attori e pubblico. In questi anni abbiamo provato, realizzato

Teatro Memoria Utopia

Teatro Memoria Utopia nasce dalla collaborazione tra Ente Teatrale Italiano e Accademia Amiata e grazie all’investimento e alla partecipazione attiva della Fondazione Toscana Spettacolo e del Comune di Arcidosso, insieme alla Comunità Montana e alla Regione Toscana per Porto Franco.

Il tema dell’Utopia è un portato storico dell’Amiata, a cui in passato sono stati dedicati incontri, conferenze e convegni, promossi dal Comune di Arcidosso e dal Centro Studi David Lazzaretti, spesso con l’adesione di Ernesto Balducci. Per noi questa parola non ha mai rappresentato una meta malinconicamente irraggiungibile, ma piuttosto l’espressione di picchi di coscienza che indicano un obiettivo lontano, profondamente giusto, uno scarto tra quello che siamo e quello che potremmo essere: un motore di energie creative. Le Utopie come visioni profetiche di futuro, che suscitano scelte di vita, mettono in discussione vecchi modi di fare e ne fanno nascere di nuovi.

Attraverso l’Utopia le culture e i linguaggi dello spettacolo si legano ad una ricerca sui fini ultimi, sulla spiritualità di uomini e donne che vivono in mezzo al mondo compiendo lo sforzo della coerenza.

Un’altra guida è il rinnovato interesse per la Parola, portatrice di senso e di Memoria. In un’epoca che ci porta ad ascoltare frettolosamente tutto e troppo - rumori di fondo più che segni - e dove l’organo che più viene stimolato è la vista, occorre riappropriarsi dell’ascolto, che non riguarda il solo udito, ma coinvolge tutto l’apparato psicofisico; la comunicazione orale come riconquista di una memoria arcaica che appartiene alla specie, e che rischiamo di perdere.

Storia orale e storia ufficiale, memoria e storia devono essere sempre in rapporto: dobbiamo raccontare e raccontarci.

“Una cultura che abbia perso la capacità di raccontare è incomprensibile. Per elaborare le nostre esperienze di vita, riconoscere e farci riconoscere, non possiamo che affidarci ai racconti. Ma raccontare è anche creare una distanza con la vita e la realtà,

aprirsi all’immaginazione”.

 Il teatro, in questo processo, è prima di tutto relazione tra persone e culture, strumento di autosviluppo e di crescita; noi vorremmo che Teatro Memoria Utopia diventasse un terreno di

incontro per vasti strati della popolazione dell’Amiata, intorno a temi cari e riconosciuti, coinvolgendo i ragazzi delle Scuole, i giovani e arrivando su su fino alla popolazione anziana. Perché l’arte assuma il suo valore di apertura dinamica di una società legata alla tradizione. Tra Memoria e Utopia.

Questi sono i valori a cui l’Accademia Amiata ha sempre legato il suo impegno di Centro Interculturale della Regione Toscana.

 Giorgio Zorcù

Venerdì 18 aprile, ore 20 (cena)

Sabato 19 aprile, ore 13 (pranzo)

Teatro delle Ariette

Teatro da mangiare?

 Evento per 26 commensali.

Di Paola Berselli e Stefano Pasquini.

Con Paola Berselli, Stefano Pasquini, Maurizio Ferraresi

Su prenotazione, al Castello Aldobrandesco

 Uno spettacolo autobiografico che racconta le storie vere di questo gruppo modenese, mentre viene servito un pranzo o una cena: i padroni di casa sono tre artisti, sia attori che contadini, che offrono agli spettatori i cibi che hanno coltivato loro stessi, col menu vegetariano per la Vigilia di Pasqua. 

 e presentato i nostri lavori nella casa di campagna dove abitiamo. È stata una necessità che è diventata una scelta artistica e politica. Nell’estate del 1999 abbiamo costruito con le nostre mani il Deposito Attrezzi – Un edificio rurale per il teatro, situato sulla collina, in mezzo ai campi.

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Venerdì 25 aprile, ore 21.15

Leoncarlo Settimelli

Dal profondo dell’inferno

ovvero Canzoni dai lager nazisti

 Concerto

 

Leoncarlo Settimelli voce e chitarra,

Massimiliano Cosimi sax e clarino, Stefano Pioli pianoforte

 “Una risposta alta e umanissima alla logica brutale della più spietata tirannia che la storia dei potenti abbia partorito…” Moni Ovadia 

 Dal profondo dell’inferno è il frutto del lavoro di ricerca sulle canzoni nate nei ghetti d’Europa e nei lager nazisti, una parte delle quali viene riproposta in versione italiana.

Il recital è stato anche proposto in varie città della Toscana sotto l’egida della Regione nella giornata della Shoah. Leoncarlo Settimelli, giornalista, musicologo e regista televisivo, è stato leader del Canzoniere Internazionale, uno dei più importanti gruppi musicali e teatrali italiani degli anni ’70, con cui ha creato spettacoli di canzoni e drammaturgia popolare tra cui l’indimenticabile Vita profezie e morte di David Lazzaretti. Attualmente cura per la Rai la serie Ritratti dedicata ai personaggi dello spettacolo italiano. Dal profondo dell’inferno è anche un suo libro edito da Marsilio.

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Venerdì 2 maggio, ore 21.15

Agresta/Ascanio Celestini

Fabbrica

Di e con Ascanio Celestini

 

Torna sull’Amiata il grande narratore romano, recente Premio Ubu 2002, con il suo ultimo spettacolo, già considerato un capolavoro.

 “La storia di un capoforno alla fine della seconda guerra mondiale raccontata da un operaio che viene assunto in fabbrica per sbaglio. Il capoforno parla della sua famiglia. Del padre e del nonno che hanno lavorato nella fabbrica quando il lavoro veniva raccontato all’esterno in maniera epica. Dopo un anno di laboratori in giro per l’Italia - tra cui Santa Fiora per la miniera - abbiamo raccolto storie isolate, frammenti di racconti che ruotano tutti attorno al vissuto fisico della fabbrica. Chi racconta il lavoro racconta qualcosa del proprio corpo. Anche quando parla del cottimo collettivo, delle vertenze sindacali e dell’articolo 18 usa un immaginario che fa riferimento al corpo. Come se per parlare di ciò che è accaduto si dovesse tradurre in un linguaggio i cui riferimenti sono la malattia e la salute, la bellezza e la deformità, la forza e la debolezza. L’antica fabbrica aveva bisogno di operai d’acciaio e i loro nomi erano Libero, Veraspiritanova, Guerriero. L’età di mezzo ha conosciuto l’aristocrazia operaia con gli operai anarchici e comunisti che neanche il fascismo licenziava perché essi si rendevano indispensabili alla produzione di guerra. Ma l’età contemporanea ha bisogno di una fabbrica senza operai. Una fabbrica vuota dove gli unici operai che la abitano sono quelli che la fabbrica non riesce a cacciare via. I deformi, quelli che nella fabbrica hanno trovato la disgrazia. Quelli che hanno sposato la fabbrica lasciandole una parte del loro corpo, della loro storie e della loro identità”.

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Sabato 3 maggio, ore 10.30 (per le Superiori)

Agresta/Ascanio Celestini

Radio Clandestina

Roma, le fosse Ardeatine, la memoria

 Di e con Ascanio Celestini

A partire da Roma, le fosse Ardeatine, la memoria

di Sandro Portelli

 

Il 23 marzo 1944 i Gruppi d’Azione Patriottica attaccano una colonna tedesca di polizia in Via Rasella. Il 24 marzo per rappresaglia i nazisti uccideranno 335 persone in una cava sulla via Ardeatina.

 “Durante la guerra c’era tanta gente che non sapeva leggere. E tanti andavano al cinema Iris di Porta Pia da mio nonno Giulio per farsi leggere i proclami dei tedeschi sui giornali. Il 25 marzo del ‘44 se ne fanno leggere uno che annuncia la morte di 320 persone: è l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Questa dell’Ardeatine è una storia che uno potrebbe raccontarla in un minuto o in una settimana. È una storia che comincia alla fine dell’ottocento, quando Roma diventa capitale e continua negli anni in cui si costruiscono le borgate, continua con la guerra in Africa e in Spagna, con le leggi razziste del ‘38, con la seconda guerra, fino al bombardamento di San Lorenzo, fino all’8 settembre. È la storia dell’occupazione che non finisce con la liberazione di Roma. È la storia degli uomini sepolti da tonnellate di terra in una cava sull’Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni ‘50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano”.

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Venerdi 23 maggio, ore 21.15

Sabato 24 maggio, ore 10,30 (per le Superiori)

Accademia Amiata Teatro

Ricordo di David

Lazzaretti

Lettura in preparazione del secondo studio di

Il Santo della Montagna

Di Anita Fornaciari e Giorgio Zorcù. Legge Giorgio Zorcù

Da David Lazzaretti, il profeta toscano della fine ‘800

di Anna Innocenti Periccioli.

Produzione Comune di Castel del Piano, Accademia Amiata

 

La vicenda di David Lazzaretti e l’esperienza comunitaria che la gente dell’Amiata visse nei dieci anni tra il 1868 e il 1878 sono incastonate nella storia nazionale come unico esempio di “socialismo utopico”, anche se le radici furono piuttosto il misticismo cristiano, gli Atti degli Apostoli, la vita di San Francesco.

Ma proprio per questo è sempre un enigma vivo, e ci può ancora raccontare molto. Fu costituita una società di uguali, dove si creò nuova occupazione, dove i contadini misero a disposizione poderi, proprietà e strumenti di lavoro, furono dissodate nuove terre, presi in affitto poderi in Maremma, create due scuole e istituita l’assistenza sanitaria e sociale, fu dato il voto alle donne per la prima volta nella storia nazionale.

La Società delle Famiglie Cristiane durò lo spazio di un sogno, e come un sogno è rimasto scolpito nelle memorie e nelle coscienze, crescendo nel ricordo.

“Anna Innocenti Periccioli, l’autrice del romanzo David

Lazzaretti, il profeta toscano della fine ‘800, ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza con la nonna Bianca, figlia del profeta amiatino, e ci restituisce un racconto intimo e tragico, offrendo ritratti vivi e toccanti. David è ripreso nei gesti della sua quotidianità, nel rapporto con la moglie, con i figli e con i contadini con cui condivise la ‘costruzione dell’opera’ sul Monte Labbro.

La riduzione del romanzo per la lettura, dedicata soprattutto ai ragazzi delle Superiori, fa parte del nostro percorso artistico verso il secondo episodio del progetto Il Santo della Montagna”.

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Venerdì 30 maggio, ore 21.15

Sabato 31 maggio, ore 10.30 (per le Superiori)

Casa degli Alfieri/Marco Baliani

Kohlhaas

 Di Remo Rostagno e Marco Baliani.

Con Marco Baliani

Tratto da Michael Kohlhaas

di Heinrich von Kleist

 

“È stata una sfida bella e difficile trasferire in narrazione e parola orale un universo così lontano e complesso come quello della parola scritta di Kleist. Con Remo Rostagno ci siamo messi alla ricerca di una nuova forma ove far precipitare l’anima della vicenda, che fin dall’inizio ci aveva affascinato. Le domande senza risposta che solleva la storia di Kohlhas (cos’è la giustizia, quella umana e quella divina, e come può l’individuo ricomporre l’ingiustizia) fanno parte profondamente dei percorsi della mia generazione, quella segnata dal numero di riconoscimento ‘68”.

 “... Fantasia, libertà, immaginazione sono gli ingredienti che hanno dato vita alla parabola di un uomo che conosce la giustizia solo nel momento in cui viene giustiziato e che ha come antagonista un principe che è pronto ad umiliarsi per possedere il potere. 

Ma la morte non fa del protagonista un vinto ma un eroe che ha capito che non è il rosso del fuoco e del sangue che riscatta la giustizia ma lo stabilire un’armonia interna. Questa deve essere governata non da un diritto legislativo da cui i più sono esclusi, ma da un credo a cui essere pronti a sacrificarsi con onore ...”.

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Sabato 7 giugno, ore 21.15

Mara Baronti

La Storia del Labirinto

Due musicisti e un narratore per raccontare

 Elaborazione del testo Mara Baronti

Con Mara Baronti

Musicisti in scena:

Enzo Favata sassofoni, strumenti etnici a fiato, live electronic,

Alfredo Laviano percussioni e live electronic

Elementi scenici e video di Laura Benzi, suono Michele Palmas,

esecuzione luci e video Francesco Menconi

Spettacolo a cura di Valerio Binasco

 

Enzo Favata e Alfredo Laviano interagiscono nel racconto, creando un universo sonoro a cavallo tra mediterraneo e musica jazz contemporanea, tra arcaico e moderno. Il magma sonoro fatto di percussioni di ogni tipo, strumenti etnici a fiato, sassofoni ben si fonde con la voce, nello stile di improvvisazione che caratterizza il racconto di Mara Baronti.

 Il mito del Labirinto nei paesi occidentali è in assoluto il più popolare, ma non ben conosciuto. Le “storie cretesi”, come le chiamarono gli antichi greci, raccontano la nascita della nostra civiltà. I miti raccontano vicende che accaddero “tanto tempo fa” e che continuano ad accadere. Arianna, il Minotauro, Dedalo, Teseo sono in un certo senso i nostri antenati spirituali, o meglio, le guide che le generazioni che composero questi poemi ci hanno lasciato per aiutarci a percorrere e comprendere il labirinto della vita.

Sarà interessante vederli uscire dai libri e vivere grazie al suono della voce e degli strumenti musicali, così come quando furono creati. La parola “Mito” e la parola “Fiaba”, l’una dal greco e l’altra dal latino, hanno lo stesso identico significato: “Storie da raccontare con la voce”.

BIGLIETTI

Intero 6

Ridotto Soci Coop 5

“Ricordo di David Lazzaretti”

e spettacoli Scuole 3

“Teatro da mangiare?”

(Spettacolo e cena) 15

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

Accademia Amiata 0564 968205

http://www.accademiaamiata.it/

APT Amiata 0577 775811

http://www.amiataturismo.it/

 

Il programma può subire variazioni

Collegamento a Manifestazioni
 

Pagina Indice

VERSIONE 1.4 - 1/11/2000 - Progetto e realizzazione Stefano Pioli