Mia
nonna ricorda che ... |
... era
il 1937 quando ho iniziato a frequentare l’avviamento
professionale. L’istituto era un vecchio palazzo pericolante, le
aule disponevano di un balcone e quindi erano ben arieggiate e disposte
su due piani: al pianterreno c’era il gabinetto scientifico, dove ho
trascorso il primo anno seduta accanto a una vetrina che conteneva lo
scheletro di un bidello a quanto si diceva; mentre al primo piano
c’erano le altre classi, la presidenza e l’archivio. Non avevamo una
palestra quindi le lezioni di ed. fisica si svolgevano o nel cortile del
Ginnasio liceo (San Francesco), o nella chiesa sconsacrata di San
Giuseppe. L’edificio era situato in una strada stretta presso il
vecchio ginnasio liceo perciò ogni mattina noi studenti dell’una e
dell’altra scuola ci incontravamo per quella stradina e spesso i
ragazzi litigavano.
Ricordo
con piacere alcuni insegnanti:
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La
prof. Di Francese, la signora Venini, tanto bella quanto brava che
oltre a insegnarci la lingua ci dava buoni consigli. |
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Il
prof. Beninanto insegnante di computisteria, ragioneria e pratica
commerciale per la
sua gentilezza, tanto che dava del “lei” anche a noi
ragazzini. Teneva molto a noi, infatti dopo 40 anni lo incontrai
in piazza Liberty, lo saluto e lui, dopo aver sentito il mio
cognome si ricordò perfettamente di me e mi spiegò che gli
alunni del suo primo anno di insegnamenti non li aveva
dimenticati. |
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Il
Preside La Rocca Giuseppe un vero galantuomo di quei tempi, mio
insegnante di disegno e calligrafia. |
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Dolcissima
era pure la prof. di matematica: Orsolina Terranova. Perché
metteva molta pazienza nell’istruirci. |
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La
prof. Stella era l’insegnate di ginnastica e ogni anno ci
preparava per il saggio ginnico che si teneva il 24 Maggio in
Piazza Silva davanti ad un folto pubblico, è stata anche la
maestra della mia figlia minore. |
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Gli
altri professori si sono succeduti di anno in anno. All’ultimo
è stata aggiunta la puericultura, mentre i ragazzi
andavano a fare ed. fisica. L’insegnante che la impartiva era il
dott. Gazzara persona buona, squisita e permissiva, infatti
durante la sua ora cambiavamo di posto e costruivamo aereoplanini
che volavano tranquillamente per tutta l’aula. |
Naturalmente
nono posso mancare di parlare dei bidelli, brave persone: una era donna
Maria e l’altra Don Gioacchino Crifò sempre in combutta coi ragazzi
perché lo stuzzicavano, suonava il tamburo nella banda del Paese.
Siamo
nel 1940, avevamo finito il nostro corso e ora dovevamo superare gli
esami ma gli ultimi di Maggio un prof. ci ha annunciato che non ci
sarebbe stati esami per quell’anno, e noi eravamo felici, finché non
ci spiegò il perché: l’Italia stava per entrare in guerra a fianco
alla Germania, conflitto che poi si rivelò lungo e disastroso e ci fece
rimpiangere di non aver fatto gli esami.
Antonia
Ferlazzo
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