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Un ramoscello di fiori

Cattolicesimo

Un ramoscello di fiori

 

Dal libro "Nell'Arca di Noè‚" di Mons. Mario Chianciani
Ed. Carroccio 1990

 

"E DIO VIDE CHE ERA MOLTO BUONA"

Questo afferma il Primo Libro della Bibbia, la Genesi, dopo ogni singola creazione della realtà del cosmo.

L'età della Terra, quattro miliardi e mezzo di anni, può essere ridotta ad un anno. Da gennaio a Novembre, durante l'era precambriana, c'è il silenzio cosmico e nessuna traccia di vita.

L'uomo appare l'ultimo minuto del 31 dicembre. Appena due settimane fa sono comparsi i dinosauri, morti da sei giorni. Si sono sbranati tra di loro e i musei etnologici ne registrano la tragedia.

Se la Bibbia è una scrupolosa interpretazione religiosa dichiaratamente teologica dell'apparizione della vita sulla terra, come spiegare questa carneficina che si è consumata in millenni di tragedia, come ci viene descritta dagli scienziati? Dio dov'era?

Nella carneficina della preistoria non c'è il caos. Se le variazioni biologiche fossero un caso, non potrebbero essere oggetto di scienza. Se possiamo stabilire l'epoca cui appartengono le diverse strutture, e distinguere le specie tra migliaia di altre, se soprattutto l'evoluzione non si è verificata in frange staccate, è segno che questa carneficina obbedisce ad un disegno.

Nessuna creatura, nascosta in un angolo di foresta o in una laguna, è dimenticata da Dio.

Sicuramente bisognerà ridimensionare il concetto dell'uomo: egli è l'erede delle grandezze e delle miserie del passato, comprese quelle di un mondo animale a cui è legato strettamente dall'insieme cosmico della vita. Ha scherzosamente scritto Oliver Holmes:

"CIASCUN UOMO È UN AUTOBUS, SUL QUALE VIAGGIANO TUTTI I SUOI ANTENATI."

Un ramoscello di fiori

ANIMALI E RELIGIONI

Per Sigmud Freud, "il timore proteggeva la vita dell'animale" che veniva considerato sacro come fosse un membro della comunità. Era proibito cibarsi della sua carne, salvo che in occasioni solenni e con la partecipazione di tutta la tribù. Il mistero della sua morte sacrificale, si spiega con il fatto che costituiva il legame dei partecipanti tra i loro e con il loro Dio. L'uccisione e la consumazione periodica del "totem" rappresenta l'elemento essenziale della religione totemica, pre Freud la più antica.

A Dakshinkali, a sud-ovest di Katmandu nel Nepal, si praticano sacrifici per placare la dea Kali assetata di sangue, ma di soli animali maschi. Poiché‚ i nepalesi credono che cosi si garantisce una nuova vita, forse anche umana agli animali, mi sono domandato perché‚ anche alle femmine non venga riservato questo privilegio. Il sacrificatore ha un grembiule coperto di sangue. Gli viene consegnato l'animale che egli sgozza con un colpo secco del suo "khukri". La bestia viene spiumata se si tratta di un volatile, o gettata nell'acqua bollente, se è un mammifero. Gli animali sacrificati più di frequente sono le capre. Sbollentate e private della pelle, vengono tagliate a pezzi e riconsegnate ai proprietari perché‚ le mangino a casa propria.

Per Giovanbattista Vico, le saghe e le leggende che si rifanno ad una ancestrale "Età favolosa" del mondo, rappresentano il "Mito" in cui convivono uomini ed animali e l'espressione genuina di emozioni religiose. Spesso si trattava di riti segreti religiosi, che esigevano una graduale iniziazione. I principali misteri erano quelli Eleusini, delle dee Cibele, di Iside, di Mitra.

Il discorso sul rapporto religioni-animali è complesso. Solo sommariamente possiamo parlarne, preferendo soffermarci su quella loro "essenza", almeno per le religioni antiche, che è il "sacrificio".

Il "Libro dei Morti", che riporta la confessione del defunto di fronte ai suoi giudici dell'altro mondo, testimonia la cura che gli anziani avevano per gli animali. Vi si legge, tra l'altro: "Non ho maltrattato le bestie. Non ho dato la caccia agli animaletti nascosti tra i cespugli. Non ho intrappolato gli uccelli degli dei...".

Questo "Inno al Sole" del Faraone Amenophis IV ha ispirato certamente il Salmo 104 della Bibbia:

"Fai scaturire le sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti;
ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli onagri estinguono la loro sete.
Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde...".

Gandhi sosteneva che il rispetto per gli animali era il dono dell'induismo all'umanità. Le religioni indiane, da sempre in verità, li hanno protetti da ogni crudeltà. C'era una casta speciale, quella dei vaisyas, che doveva attendere alla loro cura, in base alle leggi scritte da Manou.

Nella Bhagavad Gita si narra di un eroe che accetta di entrare in paradiso solo se il suo cane potrà seguirlo.

Budda, come Zarathustra, chiede "daya", compassione, anche per gli animali.

"Invece di sacrificare gli animali, lasciateli liberi. Lasciateli cercare l'erba, l'acqua e la carezza del vento.
Gli animali che uccidete vi hanno dato il tributo del loro latte e della loro lana.
Hanno posto la fiducia fra le vostre mani che ora li sgozzano"

Una volta, vide un agnello che, ferito da un sasso, non riusciva a tenere dietro al gregge. Lo prese tra le braccia, dicendo: "Povera madre dal vello lanoso, dovunque tu vada porterò il tuo piccolo. È meglio impedire ad una bestia di soffrire, piuttosto che restare seduto a contemplare i mali dell'universo, pregando in compagnia dei sacerdoti"

In Iran, Zarathustra afferma in una sua "Gatha" che chi ha cura del bestiame, senza nutrirsi della carne, avrà lo Spirito Santo e la Verità.

In Grecia, il profeta della Tracia, Orfeo, come tutti i grandi dello spirito, è attorniato dagli animali che vengono affascinati dal suo amore, dalla sua voce, dal suono del suo flauto. Il pensiero di questo vegetariano, sacerdote di Apollo-Sole, è rimasto nel cuore dei discepoli per un millennio, fino a raggiungere Pitagora e Plutarco.

Era l'epoca delle catacombe cristiane. I discepoli di Gesù di formazione greco-latina, quando fecero scolpire nel IV secolo il Buon Pastore che porta sulle sue spalle l'agnello troppo debole per camminare, avevano certamente veduto le statue di Orfeo, che si possono ora ammirare nei musei, trovandovi una preconfigurazione.

Plutarco ha delle espressioni delicatissime:

"È una cosa barbara vendere i vecchi cavalli quando non sono più utili.
Significa non avere riconoscenza per i servizi resi.
L'uomo veramente buono deve tenere con sé
i cavalli ed i cani anziani,
anche se non sono più utili."

Tutta la letteratura greca manifesta sentimenti nobili nei riguardi degli animali. Valga per tutti l'episodio del cane di Omero, Argo, che attende il padrone per morire, come leggiamo nell'Odissea.

Il Libro della Genesi parla di "guida" e non di "dominio" da parte dell'uomo su gli animali e annuncia l'alleanza di Dio con gli uomini, gli uccelli, il bestiame e tutti gli animali della terra "che sono con voi".

Saranno i profeti Amos, Osea, Isaia e Geremia, a condannare i sacrifici, purtroppo senza alcun esito. Geremia ha perfino l'ordine da Dio di mettersi sulla porta del Tempio per dissuadere coloro che vi entravano per offrire sacrifici.

Con il Nuovo Testamento, la venuta del Figlio di Dio libererà finalmente il mondo non umano dalle crudeltà del sacrificio rituale.

L'Ultima Cena sarà lo spartiacque tra due epoche, la cerniera tra la barbarie dei sacrifici antichi, un vero mattatoio biblico, ed il sacrificio di Cristo. Il suo Sangue sostituisce quello degli animali.

Scrive l'Autore della Lettera agli Ebrei:

"È impossibile che il sangue dei tori e dei caproni liberi dai peccati."

Gli animali nelle antiche religioni hanno sempre avuto un valore in sé, fino ad essere creduti dotati di anima immortale. Pitagora e Anassagora, a differenza degli Stoici che ritenevano l'animale un'emanazione divina, pensavano che le anime degli animali, imperiture come quelle degli uomini, scaturivano dall'Anima del Mondo, forza e sostanza intermedia fra il cosmo e Dio. Così come pensavano anche Platone e gli Alessandrini.

Aristotele distingue tre anime: vegetativa o nutritiva, sensitiva e razionale. Attribuisce la prima alle piante, la seconda agli animali, la terza agli uomini. Sarà il filosofo inglese Bacone a rifiutare l'anima vegetativa. Cartesio, in seguito, dichiarando che gli animali sono "automata", "macchine", li priva dell'anima sensitiva.

I cattolici, facendo propria l'opinione di Cartesio, per l'intento di conciliare fede e scienza, si immettono per una via sbagliata.

L'oratoriano Malebrache, dando un calcio ad una cagna gravida che lo importunava con i suoi guaiti, mentre discorreva di filosofia con un amico, si giustificò così con lui:"Non si preoccupi! Questa grida, ma non ha sensibilità."

Kant e Bentham riproporranno il problema della sofferenza degli animali.

La Chiesa uscirà tra alterne vicende dal buio del Medioevo, che vedeva sovente in essi delle manifestazioni demoniache, con Giovanni Paolo II, il papa che parlando del "soffio divino" presente anche negli animali e non soltanto nell'uomo, ha ridato a queste creature il valore e la dignità che esse meritano.

Mons. Mario Chianciani - 1990

 

Un ramoscello di fiori

 

"Se mi dicessero che per ottenere i miei scopi dovrei uccidere una formica,
io non la ucciderei!"

Papa Giovanni XXIII

Un ramoscello di fiori

"Gli animali sono la parte più piccola della Creazione Divina,
ma noi un giorno li rivedremo nel Mistero di Cristo."

Papa Paolo VI

Un ramoscello di fiori

"L'uomo non fallisce o trionfa da solo,
ma in lui e con lui è l'intera creazione che trionfa o fallisce.
Donde la nostra responsabilità , essendo l'uomo all'apice dell'evoluzione biologica e spirituale:
"Uomo, vegetali, animali: siamo tutti nella stessa barca:
non si tocca l'uno senza che a lungo andare non si danneggi l'altro."

Papa Luciani 1974

Un ramoscello di fiori

Creati ad immagine di Dio, dobbiamo renderlo presente in mezzo alle creature
"come padroni e custodi intelligenti e nobili" della natura e "non come sfruttatori e distruttori senza alcun riguardo"

cfr. Lett. Encicl. Redemptor hominis, 15

Un ramoscello di fiori

 

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Altre religioni cristiane

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