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Un ramoscello di fiori

L'Alimentazione dei Monaci

Un ramoscello di fiori

 

"Attraverso i cinque sensi, come se si trattasse di altrettante finestre, i vizi entrano nell'anima (...) Ma senza quattro di essi (la vista, l'udito, l'odorato, il tatto) potremmo anche vivere; senza il gusto e senza i cibi al corpo umano è impossibile sopravvivere. Bisogna dunque porre attenzione ad assumere cibi in quantità tale e di tale qualità da non appesantire il corpo e la libertà dell'anima.";

Adversus Jovinianum, II, 10 (P.L., 23, c. 625)

Un ramoscello di fiori

"Dalla pienezza del ventre viene subito eccitata la lussuria della carne"

Isidoro di Siviglia - Regula monachorum, IX, 4 (P.L., 126, c. 1001)

Un ramoscello di fiori

"Non già perché le carni siano un male in sé ma perché il cibarsene genera lussuria."

Rabano Mauro IX secolo - De clericorum institutione, II, 27 (P.L., 107, c. 339)

Un ramoscello di fiori

Nei secoli scorsi il modello perfetto del monaco, pur adattato a interpretazioni e compromessi di volta in volta diversi, appare quello di astenersi dal consumo di animali, per il contenuto di violenza, più o meno esplita, che ciò inevitabilmente comportava. In questo senso, il comportamento alimentare proposto dall'deologia monastica era l'immagine rovesciata dei potenti, improntata all'esaltazione della forza e della sopraffazione. Il comportamento monastico era indicato alla società intera come modello da imitare.

A. Frugoni, Incontro con Cluny, in Spiritualità cluniacense. Perugia 1960, p. 24

Un ramoscello di fiori

Virtù precipua dei monaci di Guglielmo di Volpiano, fondatore di Fruttiuaria, era l'astenersi dal consumo di carne. Nelle consuetudini di Fruttuaria non si fa accenno alla carne come ingrediente dei pasti ordinari e questo dato è comune a tutti i testi di normativa monastica del tempo, che davano per scontato l'esclusione di tale alimento. Bisogna però dire che i monaci non erano veramente vegetariani in quanto si servivano di grasso di maiale e nei giorni di festa si cibavano anche di carne. L'astenersi dal consumare carne era visto in un'ottica di penitenza e di mortificazione del corpo e non per amore e rispetto verso gli animali.

M. Montanari, Alimentazione e cultura nel Medioevo, Laterza, 1988

Un ramoscello di fiori

 

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