Sulle vie di
pellegrinaggio abbiamo incontrato francesi, spagnoli, portoghesi, brasiliani,
argentini, tedeschi, inglesi, danesi, norvegesi e, sfogliando il libro delle firme posto
allentrata degli Albergues dos Peregrinos, la lista delle nazionalità era
incredibilmente lunga: Grecia, Ungheria, Croazia, Messico, Austria, Giappone, Stati Uniti,
Canada
..
Il pellegrino è cittadino europeo, cittadino del mondo, uomo donna e basta. Il suo
grido di incitamento in "pellegrinese", uno strano miscuglio di lingue, è
ULTREYA! SUSEYA! "vai oltre, vai su, o pellegrino! Varca i confini della tua
nazione!".
I ragazzi italiani e spagnoli, attraversando a piedi il territorio delle vie di
pellegrinaggio, hanno percepito lEuropa (e il mondo), più in quindici giorni di
marcia che in tutta la loro vita.
Hanno riconosciuto gli stessi simboli lungo le strade di Galizia e della Toscana
osservando le facciate delle chiese, gli edifici di ospitalità, le strade selciate, i
ponti medievali e hanno avvertito il pellegrinaggio come uno dei grandi fattori unificanti
dellEuropa. Pellegrinare è incontrare culture diverse sentendosi parte di esse, da
quella latina del mondo classico e cristiano, a quella greca, bizantina, germanica,
celtica, slava, ebraica e musulmana.
Persino la letteratura epica europea (la "Chanson de Roland", il "Cantar
de mio Cid", i "Nibelungenlied") si riconnette al pellegrinaggio: basti
pensare che Roncisvalle è uno dei due valichi pirenaici attraversati dai pellegrini
jacopei.
Il valore simbolico del cammino di pellegrinaggio è centrale nella cultura europea:
non a caso la "Divina Commedia" di Dante si apre con limmagine
delluomo pellegrino "nel mezzo del cammin di nostra vita", smarrito
in una "selva oscura".