A SUD EST DI CAGLI

Nei due secoli successivi al Mille la diocesi e il comitato di Cagli si spingono, nell'area del Catria, oltre lo spartiacque tra Burano e Cesano fino al corso del torrente Cinisco. Castelli, eremi e monasteri, che in gran numero sorgono in questa zona, sono posseduti principalmente dalla famiglia degli Acquaviva e dall'eremo dell'Avellana. In particolare il territorio di confine con il comitato eugubino, presidiato dai castelli di Paravento, Capitale, Frontone e Coldibenne, è soggetto a Fonte Avellana; l'area più occidentale, compresa tra il Fosso Screbia e Cagli, è dominata dai castelli degli Acquaviva: del Monte, del Piano e dell'Isola di S. Cristoforo.
La crisi di questi domini feudali è segnata dal sorgere a Comune di Cagli, che ben presto fa sentire la sua potenza. Affrancate le popolazioni e inurbate insieme con i vecchi feudatari -tanto che nel 1312 la città di Cagli si compone di 567 famiglie contro le 62 di Acquaviva, le 39 di Paravento e le 29 di Frontone-, la gestione amministrativa, oltre alla cura delle anime, passa al pievano di S. Stefano d'Acquaviva e all'abate di S. Angelo di Sortecchio presso Paravento.
Un solo feudatario laico, la famiglia dei Della Porta, anche dopo l'asservimento del comune di Cagli al Ducato di Urbino (1376) e il successivo riassorbimento nello Stato della Chiesa (1631), continua ad esercitare, fino al 1816, la signoria sul territorio di Frontone.

 

ACQUAVIVA

Gli Acquaviva nel secolo XI possiedono, a oriente di Cagli, i tre castelli di Acquaviva del Monte, di Isola di S. Cristoforo in cima alla rupe detta Marescalco e il Castello del Piano o Acquaviva di Giovanni, detto anche Fiorentino. Il castello di Acquaviva del Monte o Figaruola o Ficaiola sembra essere la prima residenza della nobile famiglia.
Nel 1080 tutti i beni che essi possiedono nella corte di Paravento vengono donati da Attone di Acquaviva a Fonte Avellana.
A cavallo tra XII e XIII secolo avviene il passaggio del dominio feudale dagli Acquaviva al comune di Cagli. Berardo d'Acquaviva, nel 1199, "per unirsi alla comune quiete dà se stesso e i suoi castelli al comune di Cagli". Nel 1211 Sinibaldo d'Anastage Acquaviva sottopone alla giurisdizione della città il castello di Figaruola, con tutte le famiglie e gli uomini, compresi tra il Fosso Screbia e il Burano. L'ultimo atto di questo processo si ha nel 1217: con un'azione bellica Cagli rioccupa il Castello di Fiorentino ed ottiene la definitiva sottomissione dei signori d'Acquaviva al comune.
L'integrazione può dirsi compiuta con l'elezione a vescovo di Cagli del conte Ugolino d'Acquaviva nel 1267.

 

PARAVENTO

Anno 1082, il castello di Paravento è citato per la prima volta in un atto riguardante una donazione a Fonte Avellana di alcune proprietà a oriente del castello stesso.
Poco più di un secolo dopo è la pieve di S. Stefano d'Acquaviva ad acquisire dei possedimenti nel territorio di Paravento, infatti Alloderio, vescovo di Cagli, nel 1202, dona all'arciprete della pieve la chiesa di S. Clemente in "Castro Paraventi".
Fonte Avellana, almeno dal 1085, possiede presso Paravento il fiorente monastero di S. Angelo di Sortecchio con tutte le sue pertinenze e molte altre "possessioni" che risalgono alla donazione di Attone d'Acquaviva del 1080. Nella prima metà del XIII secolo l'eremo ha certamente alle sue dipendenze il castello di Paravento e il suo distretto, comprendente allora anche Collongo. Nel 1348 la curia di Paravento comprende ancora il colle di Colombara, chiamato allora Colle di Raniero, e raggiunge il fossato di Fontebella e la chiesa di S. Silvestro alle pendici occidentale e settentrionale del castello di Frontone.

 

PIEVE DI S. STEFANO D'ACQUAVIVA o di FIGAROLA

E' ricordata per la prima volta in un documento del 1202, già citato a proposito del castello di Paravento, si tratta di un atto di donazione grazie al quale l'arciprete della pieve ottiene in dono la chiesa di S. Clemente del castello di Paravento con tutte le sue pertinenze. Nel 1290 la pieve di S. Stefano è una delle chiese della diocesi di Cagli a pagare la Decima imposta da Nicolò IV.
Nel corso del XV secolo la parrocchia di Acquaviva porta sempre più stabilmente il titolo di "Plebs S. Stephani de ficaiolo" o "de figarola", dal nome del castello degli Acquaviva. Nello stesso secolo viene annessa a quella di Acquaviva la lontana parrocchia di S. Maria in Donico, situata nella vallata di Drogo e Cà Rio nei pressi di Acqualagna, unione che durerà fino al 1929. Inoltre, nel 1468, risultano essere figliali della Pieve: S. Cristoforo dell'Isola, S. Angelo di Maiano e il monastero di S. Angelo di Sortecchio. Ancora nel 1743 il pievano della chiesa Parrocchiale di S. Stefano d'Acquaviva è il Vicario della Classe del diruto Castello d'Acquaviva che comprende le parrocchie di: Drogo, Sortecchio o Paravento, Frontone, S. Savino, M. Martello, Molleone, Venzano, Pigno, Offaga e Maiano.
Intorno al 1800 la parrocchia d'Acquaviva conta 54 famiglie e 450 anime.

EREMO DI S. SALVATORE DELLA FOCE

La tradizione lo vuole fondato da S. Romualdo intorno al 1011. La prima pergamena che ricordi S. Salvatore e alcuni dei suoi primi priori è però del 1093. A questa data l'eremo ha già possedimenti, che andranno accrescendosi ulteriormente nei secoli successivi, sia verso Chiaserna e Cantiano, sia verso Acquaviva: nel 1139 S. Salvatore possiede terreni arativi, incolti e selve ai Vai, o Croce delle Valli, e presso la Villa di Acquaviva.
Nel XIII secolo S. Salvatore dipende dal monastero benedettino di S. Geronzio di Cagli, poiché questo, nel 1279, ne nomina il rettore: Ranerio di Oddone.
All' inizio del XV secolo S. Salvatore non esiste più come eremo e a reggere la chiesa sono preti secolari in sostituzione dei monaci. Ultimo rettore, nel 1500, è don Michelangelo Daniese che assiste al parziale crollo del monastero. Inutilmente tra il 1565 e il 1592 giungono gli ordini di riparare e restaurare la chiesa.