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1 C. Belvedere -casa colonica a 3 piani in pietra rosa (Scaglia rossa) in origine completamente intonacata- è stata edificata nel 1898. Sullo stesso luogo, già nel 1815, esisteva un edificio completamente diverso come forma, chiamato Cerqueta. La spianata su cui sorge è certamente panoramica e giustifica il nuovo toponimo, ma anche il precedente aveva il suo motivo, vista la presenza di numerose querce nei boschi circostanti. Inoltre lungo la strada verso il Botano, le numerose roverelle formano un viale particolarmente suggestivo. Molte di esse sono invase da vischio quercino (Loranthus europæus) dalle bacche gialle, estremamente appariscenti nel periodo invernale.
 
2 Utilizzato fino a pochi anni fa come casa colonica, l'attuale edificio del Botano è il risultato di una serie di trasformazioni ricostruibili fino all'inizio del secolo scorso. Nei secoli precedenti, secondo alcuni studiosi, sorgeva qui la chiesa di S. Giovanni "de Botano". Le prime notizie intorno a questa chiesa e ai suoi coloni risalgono al 1127. E' compresa tra i possedimenti degli Avellaniti fino al 1570, anno in cui viene ceduta ai Camaldolesi del monastero di S. Maria degli Angeli di Pesaro. Di certo esisteva ancora nella seconda metà del XVIII secolo.
 
3 Lungo questo tratto è facile rinvenire le tracce di più o meno abbandonate attività agricole: qua e là spuntano alberate, vigne, olivi, orti. Ultimi relitti di un'agricoltura fino a non molti anni fa praticata intensamente e su superfici molto più vaste delle attuali.
 
4 Una necropoli, costituita da tombe a "cassetta", è stata rinvenuta in questa località, il cui nome, Manpuja, non sarebbe altro che la volgarizzazione di "manium polis" cioè "città dei morti" o di "manium pulla" cioè "fonte dei morti". L'antichità e le caratteristiche di queste sepolture, spesso sottoposte a saccheggi, non sono mai state scientificamente approfondite.
 
5 Progettata nel 1909, tra il 1919 e il 1921 fu iniziata la costruzione della strada nuova tra Chiaserna e Valdorbìa. Veniva per così dire declassata la via che, lungo il versante Sud Ovest della catena del Catria, per numerosi secoli aveva svolto l'identica funzione. I borghi di Ara Vecchia, Malecchie, Via Piana e Valdorbia e le case isolate di C. Strada e C. il Santo traggono la loro origine proprio dal vecchio asse viario. Nell'abbandono di questo si trova la spiegazione della loro attuale marginalità.
 
6 Della Badia di S. Michele Arcangelo rimane ancora in piedi l'ala a monte dell'antico fabbricato, che al piano terra mostra un'ampia aula coperta da una volta a botte, probabilmente il Capitolo. All'estremità opposta della grande area quadrangolare occupata dal complesso monastico rimane solo la cripta. Questa versa in condizioni di totale abbandono, a cui si aggiunge un grave e imminente rischio di crollo. Il pavimento è invaso da detriti e l'attuale accesso è possibile grazie al cedimento di parte della navatella di destra. E' ancora visibile la divisione in tre vani, tutti terminanti con un'abside semicircolare. Quella centrale, maggiore, è sorretta al centro da una bellissima colonnina di granito rosa sovrastata da un capitello spezzato che mette in serio pericolo la stabilità dell'intera volta. Dei restanti edifici della Badia non rimane più nulla, anche perché i ruderi sono stati utilizzati come vera e propria cava di materiali da costruzione. Ci si augura che urgenti provvedimenti impediscano la totale distruzione anche dell'ultimo e ancora recuperabile resto di questa gloriosa abbazia.
 
7 Un piccolo torrentello raggiunge ancora la ben visibile chiusa del monumentale e storico mulino della Badia.
 
8 Sullo stesso luogo dell'antica Pieve, crollata insieme a quasi tutti gli edifici di Chiaserna nel rovinoso terremoto del 1781, sorge l'attuale chiesa di S. Anastasia. La cui ricostruzione ebbe inizio nel 1846.
 
9 Questo tratto di bosco ceduo mostra una certa varietà floristica, vi si rinvengono infatti: roverella e cerro insieme ad Acer obtusatum e faggio.
 
10 Su questi pascoli crescono numerose piante di ginepro appartenenti a due distinte specie, facilmente distinguibili dal colore e dalle dimensioni delle loro bacche. Quelle del ginepro comune (Juniperus communis) sono nero-bluastre, di 5-7 mm di diametro; mentre quelle del ginepro rosso (Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus) sono più grandi e di colore rossastro. Vi si rinvengono inoltre specie caratteristiche di pascoli aridi di bassa quota come Artemisia alba e Helichrysum italicum, le cui piante, dai capolini gialli, emanano un intenso odore e, in alcuni paesi, vengono sparse lungo il percorso della processione del Corpus Domini.
 
11 Un'ipotesi, tanto suggestiva quanto poco dimostrabile, vuole che dalla cima del Petria gli antichi sacerdoti eugubini, rivolti verso il Catria, traessero auspici dall'osservazione degli uccelli. Adesso, per la presenza di una folta vegetazione -costituita da: roverella, acero minore (Acer monspessulanum), prugnolo (Prunus spinosa) e corniolo (Cornus mas)-, quella cima offre decisamente scarsi scorci panoramici. Basta comunque scendere di qualche decina di metri lungo il crinale. Da qui il panorama verso la catena principale di Catria e Acuto appare nella sua spettacolarità, tanto da rendere plausibile anche la figura di un antico Augure seduto sulla cima del Petria.
 
12 Fonte Strega è una particolare sorgente che precipita sul sentiero da un'altezza di oltre due metri. Il continuo stillicidio crea l'ambiente adatto per ospitare il capelvenere (Adiantum capillus-veneris), una bellissima felce che sul Catria risulta molto rara.
 
13 Nei pressi di una pozza creata da una sorgente naturale, oltre ad alcuni cerri di cospicue dimensioni e allineati lungo il lato a valle del sentiero, sono presenti anche dei castagni.
 
14 La risorgenza della Giana, pur allungandosi per circa 100 m, è una cavità esplorabile solo con un'opportuna attrezzatura subacquea, in quanto è quasi completamente allagata.
Un primo breve tratto è comunque visitabile e mostra l'antica sezione ellittica della cavità, causata da un'originaria circolazione freatica (dove l'acqua sommergeva interamente il condotto), parzialmente mascherata da crolli e dall'attuale circolazione vadosa (a pelo libero), legata al piccolo ruscello che ne sta progressivamente erodendo il fondo.
La delicatezza dell'ambiente e della fauna che ospita, esigono visitatori particolarmente attenti e civili.
 
15 Al guado del Fosso dei Vetrici sgorga, da un affioramento di Rosso ammonitico, una piccola sorgente naturale.