SOTTO CATRIA E PETRIA

Il territorio compreso tra Catria e Petria è solo sfiorato dal fenomeno medioevale dell'incastellamento. Quest'area, per quanto ricca, risulta forse di scarsa rilevanza strategica o nasconde nel suo passato altre, più profonde, ragioni di ciò.
Tra il III e il I secolo a.C., dalle "Tavole eugubine" si apprende che la popolazione di Gubbio era divisa in dieci curie, dette nell'antico umbro "decuvie". Un'affascinante ipotesi vede la decuvia dei Clavernii all'origine dell'attuale Chiaserna. A questa ipotesi si affiancano quelle che localizzano nei versanti occidentali di Catria e Petria due aree sacre umbro-romane. Il tempio di Giove Appennino viene localizzato tra Petria, Pontericcioli e Scheggia, secondo i diversi studiosi più o meno vicino ad una di quelle località. Inoltre Ara vecchia e Ara di S.Maffeo non sarebbero altro che antichi luoghi sacri. Anzi, tutta la zona non sarebbe altro che la propaggine più meridionale di una antichissima "Via Sacra", trasversale alla Flaminia e sulla quale il cosiddetto "corridoio bizantino" si sarebbe in seguito impostato.
Tra il VI e il XII secolo questa area è compresa nel più ampio territorio della città di Luceoli, che si estendeva su quello degli attuali comuni di Cantiano, Scheggia, Serra S. Abbondio e Pergola. Probabilmente sopraffatta dal vicino Comune di Gubbio intorno alla metà del XII secolo, oggi di Luceoli si è persa ogni traccia. Il luogo in cui sorgeva sarebbe per alcuni studiosi Cantiano, per altri Scheggia, per altri ancora Chiaserna e infine, l'opinione più accreditata, Pontericcioli.
Di sicuro sappiamo che tra XII e XIII secolo, lo sbocco del Bevano nel Burano è presidiato dai castelli di Cantiano e Colmatrano. Lungo la Flaminia si allineano i castelli di Monte S. Maria e di Scheggia. Lungo il Sentino, quelli di Isola Fossara Pascelupo e Tiego. Altri e numerosi castelli si trovano solo al di là del Catria, allineati lungo le sue pendici orientali tra Acquaviva e Leccia. Al centro di questa ampia zona smilitarizzata: le abitazioni di Chiaserna, raccolte attorno alla pieve di S. Anastasia, -menzionata per la prima volta in un documento del 1228 ma di certo più antica-, e alla potente abbazia di S. Michele Arcangelo.

 

BADIA DI S. ANGELO

Nel XI secolo sembra che, tra i monti Petria e Pian delle Serre, sorgessero la primitiva chiesa di S. Michele Arcangelo e l'annesso romitorio. Questo, secondo alcuni storici, non sarebbe altro che l'Eremo di Luceoli reso famoso grazie agli scritti di S. Pier Damiani.
Certamente tra XI e XII secolo, le numerose acquisizioni di beni, sia verso Cagli che verso Scheggia, accrescono la ricchezza del monastero. Nel 1199, a garanzia di un prestito concesso al monastero di S. Pietro di Gubbio, Alberto, abate di S. Angelo, ottiene i beni di S. Lorenzo di Valdorbìa, comprendenti gran parte della valle del Bevano e l'intera valle del Fosso della Gorga. Nel corso di quel secolo, viene abbandonata la chiesa del monte e viene costruito un nuovo imponente monastero più in basso, nei pressi dell'abitato di Chiaserna.
Per la Decima, tra il 1295 e il 1334, il monastero di S. Angelo effettua versamenti sia nella Diocesi di Cagli che in quella di Gubbio. Eppure, nel secolo successivo, la Badia non ha più monaci, tanto che Sisto IV, nel 1483, la concede ai Padri Olivetani di S. Pietro di Gubbio. Questi l'abbandonano definitivamente dopo il terremoto del 1781.