TASSO E AGRIFOGLIO

Un secolare "governo" ha modificato estensione, struttura e presenze floristiche dei boschi del Catria. Testimoni di questa trasformazione sono due belle piante sempre verdi: il tasso (Taxus baccata) e l'agrifoglio (Ilex aquifolium).
Detto anche "albero della morte" per la sua velenosità, il tasso è una pianta dioica dalla chioma verde scura e dalla corteccia liscia, di colore rossastro, che spesso si stacca a strisce. Evidente è lo pseudo frutto costituito da un seme circondato dall' arillo -un involucro carnoso di colore rosso vivo-.
Sul Catria grandi esemplari di tasso erano certamente presenti agli inizi del 1500 e ancora tra XVII e XVIII secolo, alcune fonti iconografiche raffigurano tassi di notevoli dimensioni. L' abate naturalista Albertino Bellenghi, agli inizi del XIX secolo, indica il tasso come specie importante nel comprensorio del Catria. Ora è una specie rara, relegata negli ambienti rupestri -Valloni del Calecchio, Balze della Porrara, Balze della Porta- e nelle faggete dei versanti nord orientali: Casciaro-Balze degli Spicchi, Vernosa, Muccicchiosa, Gorghe-Mascarello-Mandrale. Un secolare tasso, vero monumento naturale, cresce nei pressi del monastero di Fonte Avellana.
Più diffuso, ma accomunato da una storia simile, è l'agrifoglio. Chiamato anche "aliforno", è un albero o arbusto alto fino a 10 m, dalla corteccia liscia e dalle foglie di colore verde opaco, persistenti, coriacee. Queste, nelle piante giovani e nei polloni, hanno il margine dentato-spinoso e sono ondulate, mentre nelle piante adulte diventano piane e inermi. Caratteristici sono i frutti di colore rosso scarlatto, che maturano a fine autunno-inizio inverno e che nel periodo natalizio fanno apprezzare i rami che li portano. A causarne la forte riduzione è stato l' uso eccessivo dovuto alle buone rese nel processo di carbonizzazione. Ora lo si rinviene in piccoli gruppi nei pascoli e nei prati, dove è diminuita la pressione del pascolamento, e nelle faggete o negli orno-ostrieti più umidi. Tra la Madonna d' Acquanera e Genga Capraia numerose piante di agrifoglio hanno invaso ampi tratti di sentiero rendendo difficoltoso anche il passaggio. Piccoli boschetti si rinvengono anche a Ranco Pierello, a Valdòppia presso Valpiana e al Serrone sopra Valcanale. Inoltre magnifiche piante isolate crescono tra Casciaro e Faggeto.

 

DAINO

Nel 1983 la Carta Faunistica Regionale calcolava sul territorio marchigiano la presenza del Daino (Cervus dama) in 140-160 capi, suddivisi in undici siti. Di questi, il più consistente risultava essere quello del Catria. Ancora oggi, anche se la specie si è certamente diffusa su di un areale più ampio -che va dal M. Cucco al M. della Strega al M. Rotondo al M. Turrino al M. Petrano al M. Nerone-, quello del Catria rimane il nucleo più importante di tutta la regione.
Specie non appartenente alla originaria fauna italiana, nel massiccio del Catria il Daino è stato introdotto a più riprese ad iniziare dal 1960 con una decina di esemplari, comprese alcune femmine gravide, di probabile provenienza Jugoslava. Dalle zone centrali del massiccio si è assistito, negli ultimi anni, a un progressivo spostamento verso zone più periferiche. Gli avvistamenti diretti o la presenza di tracce sono infatti più numerosi nelle fasce pedemontane, in particolare nel periodo tardo estivo-invernale. In ottobre è frequente sentire il vibrante richiamo dei maschi in calore o trovare i segni lasciati dal loro raspare. In pieno inverno gli avvistamenti di piccoli branchi di 5-7 capi si fanno più probabili, soprattutto quando la neve copre le cime più elevate del massiccio.