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Numero
Uno
Come ti sei trovata e cosa ti aspettavi prima di venire?
Mi sono trovata benissimo. All'inizio ero molto incerta se avrei partecipato
o meno, non conoscevo bene il programma e non sapevo cosa avremmo fatto,
ma poi mi è piaciuto.
Quale esperienza ti ha interessato di più?
Tutto ma in particolare quando siamo usciti per intervistare gli stranieri,
perché ho scoperto cose che prima non conoscevo. Mi ha colpito la
paura molti di loro nel farsi intervistare; è stato un po? difficile
superare la loro incertezza ma poi siamo riusciti a dialogare.
Cosa ti ha colpito di più di quello che ti hanno raccontato?
Innanzitutto non so se le cose che dicevano erano esattamente vero;
ho avuto l?impressione che qualche volta non avevano voglia di spiegare
bene, forse a causa della situazione non in regola di qualcuno oppure perché
ancora avevano un po? di timore; poi qualcuno ci ha chiesto: "perché
non c'è qui a Jesi un corso di lingua italiana per stranieri?";
questo è veramente un grosso problema. |
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Numero
due
Cosa pensi della metodologia del seminario appena concluso?
E' molto interessante. Io ho trovato un cambiamento in me stessa durante
questi giorni. E' stato molto utile.
Ti sei anche divertita?
Sì, certo, e mi è stato utile anche per riscoprire in
me alcune cose che avevo perso nel mio lavoro. Io non sono un'insegnante,
sono abituata a lavorare con gli adulti e non con i bambini, e il mio lavoro
con gli adulti avviene in un modo diverso. Ora invece ho capito altre cose
molto importanti. Io sono un'impiegata pubblica e mi rendo conto perché
nel nostro lavoro ci annoiamo, è perché non siamo sollecitati.
Come pensi che l'esperienza di questo seminario può essere
utile nel tuo lavoro di impiegata?
Forse nell'organizzazione. Noi lavoriamo seguendo le leggi e restando
chiusi nei confini delle leggi, burocratici, pieni di schemi. Ora invece
ho capito che si possono fare le cose anche in altri modi, dietro le leggi,
che vanno sempre rispettate, ci sono le persone, le esigenze concrete degli
altri, della vita quotidiana. Occorre guardare i problemi in un modo meno
rigido e più personale |
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Numero
tre
Tu sei insegnante: hai avuto altre esperienze formative simili a
questa?
No, mai. In passato ho frequentato altri corsi ma sempre con un metodo
diverso, più specifici o riguardanti a singole discipline; qui invece
è tutto più aperto, interdisciplinare e trasversale e mi
è sembrato molto interessante.
Quale attività ti ha interessato di più e perché?
L'ultimo esercizio di ieri, perché dovevamo collaborare tra
noi e lavorare insieme per preparare questa mostra di oggetti delle varie
culture; ho conosciuto anche tecniche nuove per lavorare con il gesso e
costruire pupi, e altre cose che posso ripetere a scuola.
Che consiglio daresti a chi lavora con i ragazzi, e anche a te stessa?
Secondo me occorre dare molta disponibilità al cambiamento,
a mettersi continuamente in gioco, perché di solito siamo abituati
a lavorare in modo diverso, invece così è importante, soprattutto
lavorare insieme e potersi confrontare.
Se ti chiedessero il significato di questa esperienza, come risponderesti
usando una sola frase?
E' importante aprirsi agli altri e alle altre esperienze. |
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Numero
quattro
C'è qualche attività che ti aspettati e non hai trovato
in questo seminario, o al contrario, c'è qualche attività
che non ti è sembrata utile?
No, anzi, sono molto contenta e sono rimasta piacevolmente colpita.
Non immaginavo che avremmo fatto tutte queste cose. Mi è piaciuto
il fatto che abbiamo potuto sperimentare in pratica e al tempo stesso abbiamo
anche avuto il tempo di riflettere insieme sulle cose fatte.
Tu non sei un'insegnante, sei una psicologa del Comune e lavori in
un ambiente diverso da quello della scuola, a contatto quotidiano con i
ragazzi: pensi che questo esperienza può essere utile anche in luoghi
di lavoro come il tuo?
Penso di sì ma non so quali suggerimenti dare. Ho bisogno di
rifletterci un po', posso però dire che qui ho trovato un forte
stimolo per pensarci.
Ti piacerebbe se questo gruppo di persone con cui ha lavorato continuasse
a lavorare insieme, per realizzare alcune delle cose progettate insieme?
Sì, sono molto favorevole, è un'esperienza molto stimolante
e mi piacerebbe continuarla, sia come mia esperienza personale e anche
per la sua utilità sociale. |
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Numero cinque
Tu vieni dalla Svezia: come ti sei trovata qui in città e
insieme a queste persone in questo seminario?
A parte il tempo, che immaginavo di trovare più caldo venendo
dal nord, mi sono trovata molto bene con le persone.
Quale attività ti ha interessato di più in questo seminario?
Quando ci siamo seduti in cerchio e ci siamo raccontati le esperienze
svolte durante l'anno nelle proprie realtà, per conoscerci meglio.
Quali suggerimenti ti senti di dare per organizzare ancora meglio
il seminario appena svolto?
Non ho suggerimenti particolari. E' molto importante trovarci tutti
insieme e confrontarci sulle proprie esperienze e lavorare insieme. Io
penso che dopo un incontro come questo noi non siamo più le stesse
persone di prima, siamo cresciuti. |
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Numero
sei
Come ti sei trovata in questo corso?
In certi momenti è stato anche faticoso, nei giochi di animazione
e quando dovevamo mascherarci e diventare un altro personaggio, immaginare
noi stessi diversi, assumere una nuova identità, ma è stato
molto interessante. Poi hai imparato anche tecniche nuove in altri giochi,
cose che posso ripetere con facilità a scuola con i ragazzi.
Quali suggerimenti pensi di dare a chi vuole riproporre qui in città
le cose che sono state sperimentate e progettate nel seminario?
Ci vuole molta organizzazione e tanto coraggio. Penso ad esempio alle
attività discusse ieri pomeriggio, alla festa interculturale o alla
casa mondiale delle culture: dovremmo provare a organizzare queste cose
qui in città.
Puoi raccontarmi le interviste che avete fatto ieri agli stranieri
che avete incontrato in città?
Molti sono stati disponibili a farsi intervistare, specialmente le
donne.
Prima di uscire avevi qualche timore?
Sì, avevo paura di essere troppo invadente, di dare fastidio.
Infatti con il primo ragazzo che abbiamo incontrato è stato molto
faticoso: nessuno del nostro gruppo riusciva a parlare, poi ho provato
io, con un po? di disagio all?inizio e mi sono accorta che invece si riusciva
a parlare bene; questo ragazzo invece si è sentito a disagio dopo,
quando gli ho chiesto come si trovava in Italia e lui mi ha risposto che
si trovava male e sembrava in imbarazzo quando lo diceva. Poi non ha voluto
più rispondermi.
Dopo tutti questi giochi, che percezione hai della tua identità?
Oramai mi occupo di questi problemi di identità culturale da
molto tempo, nel mio lavoro di insegnante, eppure ho sempre la paura di
sbagliare quando entro in rapporto con altre persone. Occorre prepararsi
sempre di più. |
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Numero
sette
Pensi che questo gruppo di persone abbai funzionato bene?
Secondo me moltissimo. Tutti sono stati coinvolti e dentro di sé
ognuno è cresciuto, ha una consapevolezza maggiore che occorre approfondire
questi temi e ha anche la voglia di fare qualcosa. Io penso che occorre
continuare subito a realizzare qualcosa in città, perché
ora, in questo momento, mi sembra che l'entusiasmo sia molto alto.
Forse ti è capitato altre volte di concludere un corso di
formazione con questo entusiasmo e poi invece, magari, entusiasmo si è
spento e non si è fatto più nulla. Cosa c?è di diverso
questa volta?
Forse il mio è un augurio, non so. Però mi sembra che
oggi sia il risultato non solo del corso ma di un lavoro sull'intercultura
che è iniziato due anni fa. Fino a questo momento noi abbiamo lavorato
bene ma non avevamo ancora visto dei veri risultati concreti. Il lavoro
di questa settimana invece è come la verifica di tutto quello che
abbiamo fatto prima, ila proba che abbiamo lavorato bene. Ora con questo
corso abbiamo iniziato a vedere i risultati concreti che ancora mancavano.
Quindi quello di oggi non è un?esperienza isolata, come altre, ma
è come un lavoro che continua.
A quale attività hai partecipato con maggiore entusiasmo?
Penso soprattutto al gioco delle identità nazionali. Ad esempio,
credevo che fosse facile trovare 5 aggettivi per definire le caratteristiche
di una persona di un altro paese e invece mi sono ancora che non è
vero. Mi sono accorta, riflettendo, che è molto difficile, devi
cercare dentro di te e trovare sia luoghi comuni e anche altre cose o pensieri
più profondi, che sono nascosti, e che poi ti accorgi che in realtà
sono superficiali e generici. E' stato un gioco che mi ha coinvolto emotivamente
e mi ha fatto riflettere di più. |
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Numero
otto
Perché hai scelto, presentandoti a questa intervista, proprio
questo oggetto tra quelli che avete realizzato per la mostra?
Ho scelto la bottiglia di olio di oliva per un motivo molto semplice.
Io nel mio lavoro mi trovo sempre a parlare, parlare e parlare, e spesso
mi accorgo che per risolvere un problema occorrono molti mesi, addirittura
anni. L?olio di oliva invece è un prodotto semplice e risponde al
mio desiderio di fare un lavoro manuale, pratico, che produce subito qualcosa
di concreto. |
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Numero
nove
Come ti sei trovato?
Bene. Di solito quando si va ad un corso di formazione ci si annoia,
oppure si ascoltano cose già dette. Qui invece si è capito
subito dal primo momento che si tratta di un'esperienza diversa nuova e
attiva, e questo mi è piaciuto. Ho capito alcune cose nuove che
prima non conoscevo e che penso possiamo anche riproporre qui in città
, nella realtà. Ma soprattutto è importante continuare a
lavorare insieme.
Tu sei insegnante: come pensi che si possa fare per ripetere queste
attività anche nella scuola?
Alcune attività forse le possiamo riproporre anche da subito;
però occorre progettarle bene, pensare insieme, in gruppo, come
qui: io penso che è meglio lavorare così.
Quale attività ti è piaciuta di più?
Mi è piaciuto il secondo giorno quando ci siamo mascherati.
Quando uno si mette nei panni dell?altro allora forse riesce a capire anche
alcuni problemi dell'altro, cerca di non pensare partendo solo da sé
ma partendo anche dall?altro, e allore comprende anche le difficoltà.
Mi è piaciuta molto questa esperienza.
Pensi che nella realtà è veramente possibile mettersi
nei panni dell?altro, oppure quello che abbiamo fatto resta solo un gioco?
Certo, nella realtà è diverso ed è più
difficile; forse i ragazzi possono riuscirci meglio di noi adulti, perché
sono più genuini.
Mi racconti l'esperienza dell'intervista agli stranieri?
Mi sono resa conto che ci sono molti stranieri in giro per Jesi e non
me ne ero accorta, anche se io abito qui. Poi ho sentito quali sono alcune
loro difficoltà, innanzitutto la lingua e un posto dove poter incontrarsi
tra loro per non perdere la loro identità culturale, e anche un
posto dove invece potersi incontrare con gli italiani.
Prima di uscire avevi qualche timore? Come ti sentivi prima e come
ti sei sentita dopo?
Avevo timore, sì, è vero, non posso nascondere che anche
noi abbiamo i nostri pregiudizi; poi invece, dopo la prima intervista,
mi sono sentita più tranquilla. |
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Numero
dieci
Avevi partecipato ad altri corsi di formazione sull?intercultura
prima di questo?
Sì, l'anno scorso, un corso per addetti al sostegno linguistico
per stranieri. C'è una grande differenza tra quel corso e questo,
soprattutto per le attività pratiche di laboratorio. Spesso nei
corsi di formazione si parla soltanto o si ascolta, qui invece si era tutto
molto attivo e partecipativo e questo mi è sembrato molto positivo.
Io credo che sono importanti tutti e due i tipi di corso, fare sia esperienze
pratiche sia vare occasioni per riflettere e ascoltare; sono due modalità
che devono essere complementari.
Quale attività ti ha colpito di più?
La prima attività del primo giorno, quando ci siamo intervistati
tra di noi e poi ognuno ha presentato al gruppo riunito in cerchio la persona
appena intervistata. Mi è sembrato un molto molto originale per
presentarci e anche utile per entrare veramente in relazione tra noi. Poi
mi è piaciuto molto il gioco delle identità culturale.
Una valutazione sintetica a chi ti chiederà come è
andata?
Una grande esperienza personale soprattutto per i contenuti ma anche
per la metodologia, un modo nuovo di fare didattica e informazione, che
all'inizio mi ha anche un po' scosso ma poi mi è piaciuto.
Ti piacerebbe continuare a lavorare insieme a questo gruppo su questi
temi?
Sì, molto, io sono disponibile anche se non abito qui a Jesi
e devo spostarmi in treno, mi piacerebbe continuare a lavorare e fare ancora
queste esperienze e soprattutto cercare di realizzare le cose che abbiamo
pensato in questi giorni. Penso che sono cose ottime da riproporre. |
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Numero
undici
Ti è piaciuto giocare?
Sì, certo, e soprattutto in questo modo, entrando in contatto
con questi problemi interculturali, sempre più attuali. E' importante
anche trovarci insieme tra operatori della scuola e di altri servizi, perché
spesso non siamo abituati a lavorare insieme.
Tu lavori un una biblioteca per ragazzi, qui però non abbiamo
mai usato libri ma abbiamo solo proposto attività pratiche: come
ti sei trovata?
E' vero, io lavoro in una biblioteca per ragazzi, ma proprio per questo
lavoro anche con il gioco e l?animazione, non è una novità
per me, anzi, qui ho trovato molti spunti utili che penso riproporrò
nelle mie attività con i ragazzi. Mi piacerebbe ad esempio una biblioteca
per ragazzi interculturale, che sia un punto di incontro e di esperienze.
L'attività che ti ha interessato di più?
Le interviste, forse proprio perché in fin dei conti sono già
abituata alla scrittura e alle parole. Però: è stata un'esperienza
interessante. Mi è piaciuta anche l'idea di fare una mostra di oggetti
rappresentanti diverse culture e di prepararla in questo modo, con queste
tecniche e lavorando in gruppo così. E' un'attività che penso
possiamo riproporre senz'altro in biblioteca. |
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