- g i o v a n n i b
o s c o :
- l'uomo della fede
di luciano
soldini
I santi:
personaggi eroici, ideali irraggiungibili, uomini d’altri tempi che poco
hanno da dire alla vita dei giovani, se non addirittura ricordare un
pesante richiamo spirituale-moralistico per vite super-attive.
Proviamo
ad accostarci alla vita di alcuni di questi uomini per scoprire in loro
dei compagni di viaggio lungo questo cammino che ci porterà al Giubileo
dei Giovani. L’esempio di questi testimoni della fede ci aiuterà a
ripensare la nostra fede, la nostra presa di posizione nei confronti del
Vangelo, perché la nostra vita sia impregnata dalla fede dei nostri
padri.
In questo
primo incontro ci avvicineremo a S. Giovanni Bosco, “padre e maestro dei
giovani”, attraverso alcune notizie ed alcuni ricordi tratti da “Il
Verbo si fece carne e venne in mezzo noi” (sussidio per la preparazione
alla GMG 2000).
[ nella vita
di s. giovanni bosco … per confrontarci ]
Giovanni
Bosco nasce dalle seconde nozze di Francesco Bosco con Margherita Occhiena
ai Becchi, frazione di Castelnuovo d'Asti, il 16 agosto 1815. Rimane presto
orfano di padre; mamma Margherita manda avanti la poverissima famiglia. A 13
anni Giovanni si impegna è come garzone presso una famiglia di coltivatori,
ma il suo sogno è. Studiare. Nel 1835, a vent'anni, entra nel Seminario
Diocesano Torinese. Desidera una vita sacerdotale veramente impegnata. È
ordinato sacerdote il 5 giugno 1841 dall'arcivescovo Luigi Fransoni.
Si fa sempre
più chiaro il suo ideale: la cura dei giovani dei ceti popolari. Diventa
aiuto cappellano presso il Rifugio e l'Ospedaletto di S. Filomena, due opere
assistenziali femminili sostenute dalla marchesa Barolo. Don Bosco riunisce
qui i giovani; a questi incontri dà il nome di Oratorio di S. Francesco di
Sales (il santo della dolcezza e della conquista alla fede cattolica).
Questa attività non è gradita dalla marchesa Barolo, don Bosco lascia il
suo impegno di cappellano e, seguito da sempre più numerosi giovani, dopo
vari spostamenti, prende in affitto una tettoia sui prati periferici di Valdocco: l'Oratorio ha così una dimora fissa.
Da questo
momento in poi i metodi educativi dell'Oratorio attirano un numero sempre
maggiore di giovani, anche se don Bosco deve affrontare molte difficoltà. I
parroci vogliono annettere gli Oratori alle parrocchie. Don Bosco ne difende
l'autonomia appoggiato dal Vescovo Gli oratori saranno dunque una realtà
cittadina e raccoglieranno i giovani di tutta Torino. L'opera di don Bosco
si estende in Italia ed anche all'estero; nasce anche l'istituto femminile
delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Sempre in viaggio per conferenze sulla
sua Opera o per la fondazione di chiese e nuove comunità, don Bosco si
spegne nella sua stanza, all'Oratorio di Valdocco il 31 gennaio 1888.
[ nel cuore
di don bosco … per condividere la sua esperienza di dio ]
Don Bosco
irrompe nella scena travagliata dell'800 con il genio della santità. È un
uomo pratico, contento, capace di inventare un nuovo sistema educativo e
strutture nelle quali realizzarlo; è anche un grande “sognatore”: ogni
sua azione è stata stimolata da sogni che erano indicazioni. precise di
Dio; ha un grande ideale, uno, ma ben preciso: impiegare tutte le sue
energie per i giovani, quelli meno seguiti, poveri, senza punti. di
riferimento.
Guarda,
mi disse. Guardando mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi, e
al loro posto vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, di orsi
e di altri animali. Ecco il tuo campo, ecco dove dovrai lavorare. Renditi
umile, forte e robusto: e ciò che in questo momento vedi succedere di
questi animali tu lo farai per i miei figli. Volsi allora lo sguardo, ed
ecco: invece di animali feroci apparvero altrettanti mansueti agnelli che,
saltellando, correvano e belavano, come per far festa intorno a quell'Uomo
e a quella Signora (Memorie autobiografiche).
Don Bosco
sogna, come il sognatore Giuseppe, figlio di Giacobbe, e suoi sogni si
realizzano. Da questo “sogno” avvenuto quando aveva nove anni e giocava
con i compagni, don Bosco individua la meta della sua vita: aiutare i
giovani materialmente e moralmente più poveri a non “perdere se
stessi”, ma a scoprire di essere “figli amati del Padre”. Così per
loro Giovanni vuole diventare prete, per loro accetta l'umiliazione di
studiare da grande, di mantenersi agli studi lavorando duramente.
Preoccuparsi dei ragazzi privi di pane, d'istruzione e di fede, gli sembra
l'unica cosa da fare sulla terra. Matura pian piano il suo metodo educativo.
L'educazione
è cosa del cuore e Dio solo ne è il padrone e non potremo riuscire a
niente se Dio non ci dà in mano la chiave di questi cuori. Soltanto il
cattolico può con successo applicare un metodo preventivo (Memorie
autobiografiche).
Ma i
miei giovani non sono amati abbastanza? Tu sai se io li amo. Tu sai quanto
per essi ho sofferto e tollerato nel corso di ben quarant'anni e quanto
tollero e soffro anche adesso. Quanti stenti, quante umiliazioni, quante
opposizioni, quante persecuzioni per dare ad essi pane, case, maestri, e
specialmente per procurare la salute delle loro malattie. Ho fatto quanto
ho saputo e potuto per coloro che formano l'affetto di tutta la mia
vita... che cosa ci vuole ancora dunque? Che i giovani non solo siano
amati, ma che essi stessi sappiano di essere amati (Memorie
autobiografiche).
Prevenire:
ecco la grande intuizione! Raccogliere i ragazzi prima che potessero
allontanarsi dal bene e dalla vita; aiutarli a trovare la forza nella fede.
quotidiana, nell'allegria, nell'entusiasmo, nell'impegno; portarli
dolcemente a Dio per fame uomini onesti, capaci di dare il meglio di sé in
ogni momento e situazione; educarli perché possano occupare un posto nella
società, portandovi tutta la carica cristiana. Come? Formandone le
coscienze, aiutando la loro ragione a comprendere la dignità della persona
umana; mostrando loro che Dio è Padre che ama ed ha cura dei suoi figli
come ha rivelato nel Figlio Gesù; usando tanta tenerezza e tanta
misericordia, facendo dell'Oratorio una: famiglia, vivendo con foro ogni
istante, condividendone le fatiche della crescita da padre ed amico, da
maestro e fratello.
Ho
promesso a Dio che fino l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei
poveri giovani. Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per. voi
sono anche disposto a dare la vita. Fate conto che quanto io sono, sono
tutto per voi, giorno e notte, mattina e sera, in qualunque momento.
Don Bosco è
l'uomo dal grande cuore, un cuore aperto, familiare, caldo. come un
focolare: da questo cuore sono stati “generati” figli di Dio, una lunga.
schiera di figli di Dio. Questo “cuore instancabile e paterno” ha
sconfitto opposizioni, si è liberato da strumentalizzazioni, ha intuito le
esigenze più concrete del tempo, ha sconfitto il mondo, vivendo nella pura
fede.
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