[ in
questo anno ]
Sta per
iniziare un nuovo secolo; c'è il desiderio di novità, di emozioni forti e
questo è tipico dell'uomo, in particolare dei giovani. Il loro cuore inquieto
cerca punti fermi, cerca qualcosa di bello, l'avventura.
C'è una
voglia profonda di capire, gli amici, gli avvenimenti, il mondo, ma ancora
più profondo è il desiderio di essere capiti, di essere ascoltati, di essere
accolti da uno sguardo che non chiede niente, ma che sai ti capirà sempre,
uno sguardo che, di fronte alla fatica, al dolore e all'errore avrà sempre
una dolce attenzione proprio per te.
Eccolo lì:
guardiamo i tre Personaggi dell'Icona della Trinità, il Padre, il Figlio e lo
Spirito. Sono visi giovani, come i nostri, che, pur velati dalla tristezza,
irradiano calma e pace. C'è tra loro qualcosa di affascinante, una luce, un
calore particolare: è l'amore vero, quello che ognuno di noi sogna di
trovare; vero proprio perché è l'unico capace di gratuità.
Di fronte a
questa icona ci si sente accolti, ci si sente parte della comunione di quelle
tre Persone. A chi sta dinanzi all'icona, il Signore appare. Entra a casa sua
come ospite. Ma, come nel racconto di Emmaus, l'ospite diventa in modo
sorprendente il padrone di casa: chi accoglie viene accolto. Il Signore ci
chiede di entrare in casa nostra, di incarnarsi tra noi.
L'augurio che
ci facciamo quest'anno è che il Giubileo sia per tutti occasione di scoprire
e ritrovare questo amore. Riscopriamo, in questo anno di grazia, il fascino
della accoglienza, riscopriamo la compagnia di tutti gli uomini e le donne, in
particolare di quelli che incrociamo di fretta: anche se sembra sfuggirci, la
vita è illuminata ogni giorno da un luccichio, segno dell'eterna e discreta
presenza di Dio.
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