SOMMARIO 

 
Introduzione
 
I pericoli
 
I progetti
 
La politica
 
Messina com'era
 
Conseguenze sul turismo
 

I DATI SULL'INCIDENZA DEL TRANSITO DEI TIR

-studi e ricerche- 

 
15 anni d'incidenti
 
I pericoli dell'inquinamento
 
le principali sostanze inquinanti
 
Effetti sulla salute
 
Bambini a rischio
 
Benzene killer
 
 

 

 

 

 
I DATI SULL' INCIDENZA DEL TRANSITO DEI TIR -studi e ricerche-
I PERICOLI DELL' INQUINAMENTO

L’inquinamento da traffico è correlato alla morte prematura di circa 80.000 persone; molti studi recenti, fra cui anche uno condotto in Italia, indicano come i bambini che vivono in prossimità di strade densamente trafficate corrano un rischio doppio di manifestare sintomi respiratori rispetto a bambini che vivono vicino a strade in cui il traffico è meno intenso. Fra gli studi più recenti, ha sollevato particolare attenzione una ricerca sui costi sanitari dovuti all’inquinamento atmosferico da traffico, completato in Francia, Austria e Svizzera. Lo studio, in cui i tre Paesi hanno adottato la medesima metodologia scegliendo il particolato (PM10) (1)come indicatore di inquinamento atmosferico, ha portato alle seguenti conclusioni:

  • in ambito urbano, fino al 50 % del particolato è emesso dal traffico, mentre su scala nazionale (comprendendo anche le zone rurali), questa percentuale è attorno al 30 %;
  • l’esposizione cronica di adulti di età superiore ai 30 anni all’inquinamento da traffico si stima che sia causa, nei 3 Paesi, di 21.000 morti premature all’anno per malattie respiratorie e cardiache;
  • ogni anno, l’inquinamento da traffico causa nei tre Paesi circa 300.000 casi di bronchite nei bambini e più di 15.000 ricoveri ospedalieri per malattie cardiache, 395.000 attacchi d’asma negli adulti, e 162.000 nei bambini (questo rappresenta fra il 30 e il 50 % circa dei casi attribuibili all'inquinamento dell'aria);
  • nei tre Paesi che hanno partecipato allo studio, l’inquinamento causa la perdita di circa 16 milioni di giornate di attività all'anno negli adulti di età superiore a 20 anni, a causa di malattie respiratorie (assenza dal lavoro, o incapacità di attendere alle normali attività quotidiane);
  • il costo totale di questi impatti sanitari nei tre Paesi è stimato pari a circa 27 miliardi di Euro (ca. 50.000 miliardi di lire) e comprende sia i cosiddetti costi intangibili, come il dolore, la sofferenza, la perdita di qualità della vita dovuta alla malattia o alla mortalità prematura, sia il costo dei trattamenti medici e della perdita di produttività;
  • Alcuni componenti dei gas di scarico dei veicoli sono associati ad un aumento del rischio di contrarre tumori. Numerosi studi hanno mostrato un aumento di circa il 40 % nel rischio di sviluppare cancro al polmone in individui esposti professionalmente e per periodi prolungati ad alte concentrazioni di scarichi emessi dai motori diesel. Inoltre, alcuni studi suggeriscono un aumento del rischio di leucemie infantili correlato all'esposizione agli scarichi dei veicoli, dove il benzene potrebbe essere l'agente responsabile.
  • Il trasporto, in particolare quello su strada, è la fonte principale di esposizione al rumore in ambito urbano. Livelli di rumore che superino per intensità i 55 d(B)A, sono correlati a disturbi del sonno e della comunicazione e possono interferire negativamente con la capacità di concentrazione. I bambini esposti cronicamente a forti rumori, per esempio in prossimità degli aeroporti, possono mostrare difficoltà nell'apprendimento, nell'imparare a leggere, e nell'acquisire la capacità di risolvere problemi.
  • Lo stile di vita sempre più sedentario della maggioranza della popolazione, dovuto in gran parte all'abbandono degli spostamenti a piedi o in bicicletta a vantaggio dell'automobile o del ciclomotore è, assieme al fumo, fra i più importanti fattori di rischio per l'insorgere di malattie cardio-circolatorie, diabete, ipertensione, e mortalità precoce. Al contrario, se una moderata attività fisica venisse praticata come parte integrante delle attività quotidiane (per esempio camminando o andando in bicicletta per un totale di circa 30 minuti al giorno, anche se suddivisi in episodi di 10-15 minuti ciascuno), sarebbe possibile ottenere una riduzione di circa il 50 % nel rischio di sviluppare malattie coronariche, diabete e obesità e di circa il 30 % nel rischio di sviluppare ipertensione. Per dare un'idea di cosa questo possa significare, basterà ricordare che questi effetti sono paragonabili a quelli ottenibili smettendo di fumare, o assumendo farmaci per il trattamento dell'ipertensione. Accanto a questi effetti diretti vanno menzionati anche la riduzione dell'inquinamento acustico e dell'aria e della congestione da traffico.
  • Il trasporto può avere anche rilevanti effetti di tipo psico-sociale, che comprendono stress, comportamenti a rischio, aggressività, depressione e gli effetti psicologici post-traumatici in seguito ad incidenti.
  • Infine, ci sono crescenti e preoccupanti evidenze che importanti conseguenze per la salute potrebbero scaturire dai cambiamenti climatici, che dipendono in misura rilevante (stimata in circa il 30 %) dalle emissioni generate dal trasporto. Fra questi effetti, particolare preoccupazione destano il rischio di un aumento dell'impatto di eventi estremi, quali alluvioni, inondazioni e ondate di calore, e il rischio di un mutamento  dell'habitat di alcuni insetti portatori di malattie infettive, quali la malaria,     la  febbre di Dengue e la Leishmaniosi".

(1) Il particolato di dimensioni inferiori a 10 micron (PM10) è un indicatore di inquinamento rilevante dal punto di vista sanitario, dal momento che raccoglie particelle di dimensioni tali da poter penetrare nell'apparato respiratorio. Per questo indicatore esistono solide evidenze di effetti epidemiologici ed è disponibile un'ampia letteratura scientifica da cui è possibile stimare gli effetti sanitari.

(Tratto da: "Health costs due to Road Traffic - related Air Pollution - An impact assessment project of Austria, France and Switzerland") prepared for the WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità) Ministerial Conference on Environment and Health, London, June 1999).

I Bambini, una categoria a rischio
Per motivi biologici i bambini sono più sensibili degli adulti ai rischi ambientali: su scala mondiale i due terzi di tutte le malattie prevenibili aventi cause ambientali colpiscono i bambini.
L'età è un fattore determinante del rischio ambientale perché tutti i processi di assorbimento e di metabolismo sono accelerati nell'infanzia, mentre la vulnerabilità dei tessuti all'esposizione a varie sostanze presenti nell'ambiente è molto più accentuata che non negli adulti. Inoltre le abitudini di vita dei bambini (vita all'aria aperta, contatto col suolo, mani perennemente in bocca) li rendono più esposti alle sostanze inquinanti presenti nell'ambiente. L'effetto combinato di una maggiore vulnerabilità costituzionale con le maggiori opportunità di esposizione alle sostanze presenti nell'ambiente - soprattutto pesticidi e inquinanti atmosferici - può diventare per i bambini un autentico fattore di rischio. Inoltre i bambini sono esposti al rischio ambientale fin da piccolissimi o addirittura ancor prima di nascere, in quanto assorbono sostanze nocive già nella fase di gestazione e quindi attraverso l'allattamento al seno; ciò che preoccupa quindi nei bambini è la lunga durata e la suscettibilità all'esposizione di sostanze il cui effetto negativo è potenziato dal contatto per lunghi periodi di tempo...Un altro importante fattore predisponente è costituito dal fatto che i bambini respirano più aria degli adulti - circa il doppio per kg di peso corporeo - e l'aria che respirano è di peggiore qualità in quanto più vicina al suolo e quindi più piena delle micidiali polveri fini residuate dalla combustione dei carburanti, che tra l'altro vengono inalate e assorbite più in profondità di quanto non avvenga negli adulti.

 Il problema dell'inquinamento atmosferico è, nel Nord come nel Sud del mondo, di gran lunga il problema ambientale più serio: si calcola che qualcosa come 3 milioni di morti premature nel mondo - di cui circa il 90 % nel terzo mondo - sia dovuto a infezioni respiratorie croniche in larga misura determinate dalla cattiva qualità dell'aria. Mediante l'introduzione delle marmitte catalitiche per le auto molti paesi industrializzati, tra cui l'Italia, hanno significativamente ridotto la quantità di piombo e altri metalli, ma il problema inquinamento dell'aria è lungi dall'essere risolto perché permangono nell'atmosfera altre sostanze inquinanti, nonostante le innovazioni tecnologiche apportate alle auto.
Questa mutata attenzione da parte dell'opinione pubblica si è tradotta in attenzione da parte dei politici che, specialmente nei paesi industrializzati in cui appare ormai evidente a tutti che uno sviluppo dissennato senza controllo dell'impatto ambientale eserciti conseguenze perniciose sulla salute umana, stanno concedendo all'infanzia una certa priorità nelle loro agende. Segno tangibile di questa mutata atmosfera è la Dichiarazione di Denver del 1997 in cui i ministri dell'ambiente dei G8 si sono solennemente impegnati a prendere misure severe per limitare i danni determinati dall'inquinamento e dall'uso indiscriminato di sostanze chimiche in agricoltura sulla salute infantile: a migliorare la qualità dell'acqua e dell'aria laddove gli standard non siano adeguati, a monitorare i rischi rappresentati dall'esposizione al fumo passivo. La Dichiarazione raccomanda inoltre di acquisire nuove informazioni sui rischi che i cambiamenti climatici eserciteranno sulla salute delle giovani generazioni.

L'aria che respiriamo
Le statistiche a nostra disposizione sulla salute dei bambini italiani indicano nell'asma e nei disturbi dell'apparato respiratorio le malattie più diffuse.
Studi recenti condotti su scala internazionale (
International Study on Asthma and Allergies in Childhood) (International Study on Asthma and Allergies in Childhood) sotto l'egida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità hanno individuato un nesso tra queste patologie e l'inquinamento atmosferico, nel senso che i principali inquinanti atmosferici, anche se non allergizzanti di per se stessi, sono accusati di aggravare e cronicizzare i sintomi e gli stati infiammatori dell'apparato respiratorio, agendo in sintonia con gli allergizzanti che per parte loro sono a loro volta in vertiginoso aumento nei paesi industrializzati. In particolare secondo i risultati del progetto internazionale Sidria sulle patologie respiratorie nei bambini (AA.VV., 1997) "tosse notturna, tosse cronica e catarro cronico (della durata di più di due mesi consecutivi) mostrano la tendenza ad aumentare con l'aumentare del livello di urbanizzazione". Tosse e catarro possono o meno essere legati all'asma: mentre le ricerche condotte nell'ambito del progetto Sidria non hanno dimostrato un collegamento diretto tra asma e esposizione a fattori inquinanti; per ciò che riguarda bronchite e tosse croniche è stata individuata una relazione tra queste patologie (ibidem, p. 1785) e l'esposizione a particolari sostanze come il biossido di azoto e l'anidride solforosa. Il campione italiano ha preso in esame 18.737 bambini residenti in varie zone d'Italia con diverso grado di urbanizzazione e ha rilevato che la maggiore incidenza (10,8%) delle patologie respiratorie abituali si ha tra i maschi, residenti in zone metropolitane o urbane e con un basso livello di istruzione dei genitori.

Dall'aria provengono quindi i pericoli maggiori per la salute dei bambini. Esistono a questo proposito indagini e studi condotti in Italia sugli effetti che alcuni composti chimici presenti nei combustibili e in altre sostanze più o meno diffuse nell'ambiente che ci circonda esercitano sull'apparato respiratorio infantile. Mentre, come rileva il Progresso delle Nazioni, le concentrazioni da piombo nel sangue degli abitanti, preoccupanti fino a pochi anni fa sono oggi in diminuzione in tutti i paesi industrializzati grazie ai programmi di riduzione dell'esposizione al piombo in atto (eliminazione o riduzione del piombo dalle scatole di conserva, dalle vernici e dagli alimenti, introduzione delle benzine verdi ecc...), dati relativi ad altre sostanze rivelano situazioni ancora molto problematiche.

Benzene killer
Critica la situazione per ciò che riguarda il benzene presente nell'atmosfera e proveniente dai mezzi di trasporto, che, secondo recenti studi è una delle sostanze più pericolose per la salute dei bambini; sostanza volatile organica, eliminata dalla combustione delle comuni benzine e dal fumo di sigaretta, il benzene è dappertutto ed è difficile difendere i bambini dai rischi che comporta. Esso penetra nell'organismo attraverso i polmoni; una frazione compresa tra il 18 e il 50% del benzene inalato viene rapidamente assorbita dal sangue e soltanto la metà di questa quota viene eliminata come tale attraverso le vie respiratorie e in minima parte attraverso le vie urinarie mentre ciò che resta viene metabolizzato a livello epatico e in sottoprodotti idrosolubili. Il benzene è stato classificato tra le sostanze cancerogene per l'uomo. Ma manca la consapevolezza sui rischi che rappresenta per i bambini e conseguentemente sulle misure da prendere per limitarne i danni. Per esempio è certamente opportuno aerare l'auto durante le soste, nel corso di lunghi viaggi con i bambini, dal momento che il benzene, sviluppatosi al momento della combustione, si accumula dentro le autovetture. Sarebbe inoltre consigliabile evitar loro permanenze troppo prolungate in macchina, mentre tenere i finestrini aperti, abitudine cara ai bambini aborrita dalla maggior parte delle mamme, è al contrario una buona norma igienica.Secondo le elaborazioni della Commissione Tossicologica Nazionale sull'esposizione al benzene, in Italia "da 16 a 272 dei casi annui di leucemia, su un totale nazionale di 5.500 casi sono imputabili al benzene". Tra questi i casi di leucemia nei bambini sono circa 400, circa l'8% (i dati sono stati forniti dalla sezione italiana dell'OMS ). 

Indubbio fattore di rischio per la salute dei bambini e non, il benzene è presente quasi ovunque in Italia anche se a livelli non particolarmente elevati rispetto al panorama europeo. Secondo le raccomandazioni dell'OMS, la riduzione della quantità di benzene dalle benzine e altre misure serie di limitazione del traffico potrebbero offrire un notevole contributo alla riduzione di questa sostanza dannosa dall'atmosfera.

Piuttosto preoccupante la situazione italiana dell'inquinamento da ozono, un inquinante secondario che si forma nell'atmosfera a partire dall'ossido di azoto; si tratta di un importante inquinante delle aree urbane, specialmente durante le giornate calde e assolate, allorché l'inversione termica impedisce all'aria di circolare e l'ozono rimane bloccato nell'atmosfera. La maggior concentrazione di ozono si ha di pomeriggio, nelle stagioni calde, in prossimità di zone alberate dove la sostanza si concentra. Si tratta di un elemento particolarmente irritante per le delicate mucose del bambino e per le vie respiratorie, che, paradossalmente, è più abbondante nei parchi e nelle zone verdi che non in mezzo al cemento. Quella che viene considerata come l'abitudine più sana e salutare in assoluto cioè accompagnare i bambini al parco sul far della sera delle giornate estive li espone in realtà al rischio-ozono. Meglio quindi privilegiare le ore del mattino per i giochi nel parco in piena estate. Per quanto non ancora del tutto chiariti gli effetti dell'ozono sui bambini riguarderebbero, secondo studi recenti condotti negli Stati Uniti e in Austria, principalmente la funzionalità polmonare e il sistema immunitario; ma si tratta soltanto di ipotesi, per ora non si può dire niente di preciso sugli effetti a lungo termine dell'ozono sui bambini.
Altrettanto micidiali le polveri fini, un altro residuo della combustione, sottili e penetranti nella mucosa bronchiale. Questo tipo di inquinamento supera spesso i valori massimi stabiliti, esercita pesanti effetti sulla salute della popolazione in tutte le fasce di età (è la causa di crisi respiratorie e attacchi di asma in soggetti già malati) e rappresenta forse secondo l'OMS il problema più rilevante dell'inquinamento in Italia. Secondo le recenti linee guida dell'OMS non esiste per queste sostanze un effetto soglia, cioè non esiste un livello al di sotto del quale non ci sono effetti negativi. Una limitazione di questo tipo di inquinamento attraverso opportune misure sarebbe quanto mai urgente.
Più dei singoli elementi è il mix di tutte queste sostanze nell'atmosfera ad esercitare effetti pesanti sull'apparato respiratorio dei bambini. Varie indagini condotte in diverse zone d'Italia tra gli anni 80 e 90 nell'ambito dello stesso progetto Sidria hanno evidenziato una maggior prevalenza di disturbi e malattie respiratorie nelle aree, come Roma, in cui la presenza di inquinanti nell'atmosfera è maggiore. In particolare in una ricerca i bambini residenti a Roma sono risultati affetti nei primi due anni di vita, più frequentemente di quelli residenti dell'area di riferimento (Viterbo) da malattie come bronchite polmonite, otite, catarro (Forastiere, 1992; Corbo, 1994).
Un altro studio più recente (Forastiere, in corso di stampa) ha evidenziato inoltre un peggioramento, anche se non di enormi proporzioni, di tutte le patologie respiratorie in quei bambini esposti a traffico pesante nei pressi della loro abitazione o della scuola. L'associazione tra esposizione al traffico pesante e incidenza delle malattie respiratorie è particolarmente evidente nelle aree metropolitane dove il traffico pesante fa aumentare di circa l'8% la probabilità di contrarre malattie respiratorie nei primi anni di vita, mentre nelle aree semiurbane e rurali l'esposizione al traffico pesante non fa aumentare il rischio di ammalarsi in modo significativo. Bronchite, bronchiolite e polmonite sono le malattie in cui il nesso causale con l'esposizione al traffico pesante è maggiormente dimostrato, ma sempre nelle zone urbane e metropolitane; viceversa essere esposti al traffico pesante se si vive in zone in cui l'aria non è inquinata non costituisce un grosso rischio per la salute (Forastiere, 1998, in corso di stampa ). Lo studio ha preso in esame 40.000 bambini di due fasce di età 6-7 e 13-14 residenti in diverse zone del paese. L'autore dell'articolo ipotizza che misure severe di limitazione del traffico potrebbero essere una efficace misura protettiva e preventiva della salute infantile.

     SMOG: 10 'COMANDAMENTI' PER SALVARSI I POLMONI

Roma, 15 gen. - (Adnkronos) - Che cosa fare e che cosa evitare per difendersi dall'emergenza smog. Ecco dieci accorgimenti utili suggeriti dagli esperti.

1 - Non fidarsi delle mascherine: servono solo contro le polveri e comunque non riparano gli occhi dai gas irritanti;
2 - Non aprire le finestre nelle ore di punta ma la mattina presto;
3 - Non portare i bambini in passeggino nelle zone a intenso traffico;
4 - In mezzo al traffico tenere i finestrini chiusi e il riciclo dell'aria acceso;
5 - Tenere ben chiuso il finestrino quando si fa benzina: si evita di respirare nell'abitacolo i vapori di benzene;
6 - Attenzione al riscaldamento: con il metano si tagliano del 45% le emissioni di anidride solforosa;
7 - Non usare la 'verde' nelle auto non catalizzate. Farlo e' mettere in giro un killer al benzene;
8 - Evitare l'usato catalizzato troppo vecchio: le marmitte possono perdere o ridurre la loro capacità di depurazione;
9 - Evitare il fumo: la sigaretta moltiplica i rischi da inquinamento atmosferico.
10 - Controllare periodicamente il proprio stato di salute respiratoria nei centri specializzati.