|
I
DATI SULL' INCIDENZA DEL TRANSITO DEI TIR -studi e ricerche- |
LE
PRINCIPALI SOSTANZE INQUINANTI |
- OSSIDI DI ZOLFO: SO2 e SO3 (derivanti dalla combustione di
combustibili contenenti zolfo, in ambito domestico e industriale)
- OSSIDI DI AZOTO: NO e NO2 (derivanti da impianti di combustione e
dal traffico autoveicolare)
- OSSIDO DI CARBONIO: CO (derivante dalla combustione incompleta di
carburanti dei motori a scoppio e degli impianti di riscaldamento)
- IDROCARBURI AROMATICI POLICICLICI
( molto pericolosi per il loro
effetto cancerogeno )
- PIOMBO
(emesso nell'atmosfera da impianti industriali e dalla
combustione di benzine degli autoveicoli)
- ASBESTO
(emesso dal traffico veicolare, dotato di effetto
cancerogeno)
- OZONO: O3
|
Paricolato
sospeso |
In molti studi è stata misurata la concentrazione di frazione respirabile
(PM10) e sono stati indagati gli effetti acuti (di breve termine)
dell'esposizione a particelle. La tabella riporta le stime di incremento di
rischio associato ad una variazione dell'esposizione a particelle sospese (10
µg/m3 PM10) per varie condizioni patologiche, come stimato dai numerosi studi
epidemiologici (Dockery e Pope, 1994).
Molti studi sulla possibile associazione tra livelli giornalieri della
mortalità e concentrazione di TSP, condotti in diverse città degli Stati Uniti e
in Germania (con livelli medi di concentrazione del PM10 intorno ai 40-60
µg/m3), hanno indicato un aumento nella mortalità giornaliera complessiva
pari all'1-2% per un incremento di 10 µg/m3 di PM10. L'aumento era
maggiore per le cause respiratorie (3-4%).
In studi condotti in Europa e negli Stati Uniti è stata valutata
l'associazione tra morbosità respiratoria e livelli giornalieri di TSP, fumi
neri o PM10. In uno studio tedesco dove il 90% dei livelli di TSP giornalieri
era inferiore a 118 µg/m3, anche nelle zone più inquinate, la frequenza
giornaliera dei ricoveri ospedalieri e delle visite dal pediatra dovuta a
malattie respiratorie acute aumentava del 37% per un aumento dei livelli
di TSP da 10 a 70 µg/m3 (Schwartz et al., 1991b). Uno studio svizzero ha
riportato un aumento del 10% nell'incidenza giornaliera dei sintomi del
tratto respiratorio superiore per un aumento di 22 µg/m3 nella concentrazione
giornaliera di TSP nel giorno precedente (Braun-Fahrländer et al.,
1992).
|
In uno studio sui bambini condotto nella valle dello Utah (USA),
l'incidenza di tosse e di sintomi nel tratto respiratorio inferiore
aumentavano dell'80% e dell'40%, rispettivamente, per 100
µg/m3 di PM10, con una variazione ancora più grande
nei bambini con sintomi di tipo asmatico (Pope e Dockery, 1992).
Accanto alle modifiche nell'incidenza dei sintomi o di visite, è stato
osservato un decremento del 2-4% della funzione polmonare per 100 µg/m3 di
PM10 negli studi della valle dello Utah (Pope et al., 1991).
Sono stati anche riportati effetti a lungo termine dell'esposizione a
livelli elevati di TSP. La funzione polmonare, espressa come capacità
vitale forzata (FVC), era diminuita del 3% per concentrazioni di TSP sopra i
livelli soglia di 60 µg/m3 in abitanti di zone urbane dove il livello
trimestrale di TSP era superiore a 87 µg/m3 (Chestnut et al., 1991). L'aumento
nella frequenza dei livelli orari di TSP superiori a 100, 150 o 200 µg/m3 era
associato con un aumento di incidenza di malattie respiratorie croniche tra i
residenti di zone della California; per ogni 1.000 ore di esposizione a
livelli superiori ai 200 µg/m3 di TSP, per un periodo di follow-up di 10 anni,
il rischio di malattia respiratoria ostruttiva aumentava del 36% e il rischio di
asma del 74% (Abbey et al., 1991).
|
Tabella: Incremento di rischio associato alla esposizione a
particelle sospese (PM10) per varie condizioni patologiche come stimato da
numerosi studi epidemiologici condotti dopo la redazione delle linee guida OMS
per l'Europa
Variabili di esito e studi
considerati |
|
% di cambiamento
nell'indicatore di salute per ogni 10 µg/m3 di aumento del livello di
esposizione a PM10 |
|
|
media pesata |
range delle stime fornite
dagli studi |
Aumento nella mortalità giornaliera |
|
|
|
Totale |
(8 studi USA) |
1,0 |
0,7 - 1,5 |
Malattie respiratorie |
(4 studi USA) |
3,4 |
1,5 - 3,7 |
Malattie cardiovascolari |
(4 studi USA) |
1,4 |
0,8 - 1,8 |
|
|
|
|
Aumento dell'uso dei servizi
ospedalieri |
|
|
|
Ricoveri per mal. respiratorie |
(3 studi USA) |
0,8 |
0,8 - 3,4 |
Visite al pronto soccorso |
(3 studi USA) |
1,0 |
0,5 - 3,4 |
|
|
|
|
Esacerbazione dell'asma |
|
|
|
Attacchi d'asma |
(3 studi, 1 NET + 2 USA) |
3,0 |
1,1 - 11,5 |
Uso del broncodilatatore |
(2 studi, 1 NET + 1 USA) |
2,9 |
2,3 - 12,0 |
Visite al pronto soccorso |
(1 studio USA) |
3,4 |
0,9 - 6,0 |
Ricoveri ospedalieri |
(2 studi, 1 CAN + 1 USA) |
1,9 |
1,9 - 2,1 |
|
|
|
|
Aumento delle infezioni dell'apparato
respiratorio |
|
|
|
Vie respiratorie inferiori |
(6 studi, 2 NET + 4 USA) |
3,0 |
0,2 - 15,2 |
Vie respiratorie superiori |
(6 studi, 2 NET + 4 USA) |
0,7 |
-0,2 - 6,9 |
Tosse |
(6 studi, 2 NET + 3 USA + 1
SWI) |
1,2 |
0,1 - 28,1 |
|
|
|
|
Diminuzione della funzione polmonare |
|
|
|
Volume di espirazione forzato (FEV1) |
(3 studi, 2 NET+ 1 USA) |
0,15 |
0,05 - 0,35 |
Picco di flusso espiratorio
(PEF) |
(6 studi, 3 NET + 3 USA) |
0,08 |
0,04 -
0,19 |
Fonte: Dockery e Pope, 1994
|
BIOSSIDO DI AZOTO
(NO2) |
In uno studio condotto tra allieve infermiere a Los Angeles è stato notato un
aumento nella frequenza di irritazioni oculari, mal di gola e catarro
dopo esposizione a NO2, con concentrazioni massime non superiori a 240
µg/m3; sulla base di questo studio è stato stimato un rischio relativo per i
precedenti sintomi pari a 1,3 per 170 µg/m3 di NO2 (Schwartz e Zeger, 1990).
In uno studio condotto in cinque città della Germania è stato riscontrato
un aumento del 28% del numero di casi di infezioni respiratorie per un
innalzamento del livello atmosferico di NO2 da 10 a 70 µg/m3 (Schwartz et al, 1991b). In studi che hanno valutato l'impatto dell'esposizione
acuta a NO2 sulla funzione ventilatoria polmonare è stata notata una diminuzione
dei flussi respiratori, soprattutto in soggetti affetti da malattie respiratorie
croniche. In un gruppo di asmatici, è stata stimata una diminuzione del 3%
del flusso respiratorio forzato per un aumento dei livelli orari di NO2 pari a
20 µg/m3 (Quackenboss et al., 1991).
|
Sono stati studiati, inoltre, gli effetti a lungo termine
dell'esposizione a NO2. In un'indagine condotta in Svizzera su bambini residenti
in città con livelli annuali di NO2 non superiori a 51 µg/m3, è stato
riscontrato un aumento del 20% nell'incidenza dei sintomi delle alte
vie respiratorie per ogni incremento di 20 µg/m3 dei livelli di NO2 (Braun-Fahrländer, 1992). In questo studio è stato notato anche un aumento nella
durata dei sintomi respiratori. Hasselblad (1992) ha preso in considerazione
l'insieme delle indagini disponibili sugli effetti dell'esposizione indoor a
NO2, e ha stimato un aumento del 18% nell'incidenza di sintomi respiratori o
malattie respiratorie per un aumento di lungo periodo dell'esposizione a
NO2 pari a 30 µg/m3. In studi condotti su residenti in aree geografiche con
più alti livelli di NO2 è stato osservato un declino della funzione polmonare.
Schwartz (1989), in uno studio condotto in 60 località americane, ha stimato una
diminuzione del 5% della funzione ventilatoria per un incremento di 40 µg/m3
di NO2 (media annuale). |
OZONO (O3) |
Anche l'ozono, insieme al particolato risulta essere un
importante inquinante dal punto di vista degli effetti sulla salute. Viene
assorbito per inalazione e penetra profondamente nell'apparato respiratorio.
L'esposizione acuta ad ozono causa una diminuzione transitoria della funzione
polmonare e una risposta infiammatoria delle vie aeree profonde: sintomi tipici
sono: tosse, dispnea, dolore toracico. Studi epidemiologici associano
l'esposizione ad ozono ad un aumento del numero di ricoveri ospedalieri per
disturbi respiratori, asma inclusa.
Tutti gli studi indicano una grande variabilità nella risposta individuale
all'ozono. Gli effetti nei bambini sembrano essere più evidenti di quelli
negli adulti (McDonnel et al., 1993). In molti studi è stata valutata la
risposta polmonare acuta ad episodi di breve periodo. Negli adulti è stata
dimostrata una diminuzione dell'1-4% della funzione ventilatoria per 100
µg/m3 di O3, ma solo in situazioni di aumento del pattern respiratorio (Spektor et
al., 1988).
|
In un numero limitato di studi sono stati valutati gli
effetti a lungo
termine dell'esposizione ad alti livelli di ozono (circa 200 µg/m3);
l'evidenza complessiva non è conclusiva. Gli studi disponibili indicano un piccolo effetto sulla funzione polmonare,
corrispondente ad un declino
dell'8% per 100 µg/m3 nei bambini (Schwartz, 1989). Negli adulti
residenti nell'area di Los Angeles, esposti a una media annuale superiore a
150 µg/m3, il normale declino con l'età della funzione polmonare era
accelerato dell'85% per 100 µg/m3 di O3 (Detels et al., 1987; Detels
et al., 1991).
|
Tab. 5.12. Effetti acuti da smog fotochimico a seconda delle
concentrazioni massime giornaliere (medie orarie) di ozono. Le previsioni,
derivanti da studi tossicologici, clinici ed epidemiologici, si
riferiscono a bambini e giovani adulti non fumatori.
Livello di ozono (µg/m3) |
Irritazione di occhi, naso e
gola |
Diminuzione media del FEV1
in individui attivi
all'aperto |
Risposta in termini di
infiammazione, o riduzione della clearance bronchiale o di bronco
costrizione in individui che eseguono attività fisica
all'aperto |
Sintomi respiratori (soprattutto negli
adulti) |
Entità dei disturbi |
Tutta la popolazione |
10% più sensibile della
popolazione |
<100 |
Nessun effetto |
Nessuna |
Nessuna |
Nessuna |
Nessuno |
--- |
200 |
In poche persone più sensibili |
5% |
10% |
Lieve |
Oppressione toracica, tosse |
Lievi |
300 |
<30% della popolazione |
15% |
30% |
Moderata |
Aumento dei sintomi |
Moderati |
>400 |
>50% della popolazione |
25% |
50% |
Grave |
Ulteriore aumento dei sintomi |
Gravi |
Fonte: WHO, 1990
|
OSSIDO DI CARBONIO (effetti sull'apparato cardiovascolare) |
L'ipotesi che l'esposizione ambientale a CO si associ con eventi miocardici
acuti è stata studiata in una indagine epidemiologica condotta a Baltimora. Non
è stata osservata una associazione tra livelli ambientali di CO e ricoveri per
infarto del miocardio (Kuller et al, 1975). |
Successivamente, tuttavia, è stata
evidenziata una associazione tra livelli di esposizione a CO e modificazioni
elettrocardiografiche da ischemia cardiaca in soggetti affetti da
malattia ischemica (Lippman, 1992). |
|
Effetti a lungo termine di tipo cancerogeno |
Una evidenza importante degli effetti a lungo termine dell'inquinamento di
tipo urbano, ovvero della mistura di TSP ed SO2, è rappresentata dall'eccesso
del 46% dell'incidenza di tumori polmonari tra gli uomini che vivevano nelle
aree inquinate della città di Cracovia. In questa città la media annuale dei
livelli di fumi neri era superiore a 150 µg/m3 e i livelli di SO2 erano
superiori a 104 µg/m3. Queste concentrazioni erano state presenti per parecchi
anni prima della registrazione dei casi di tumore. (Jedrychowski et al.,
1990).
(Tratto da: "Ambiente e salute in Italia" a cura di Roberto
Bertollini,
Michele Faberi, Nicoletta di Tanno -OMS, Centro Europeo Ambiente e Salute,
Divisione di Roma -, Ed. Il Pensiero scientifico - Roma 1997)
|
|
Effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute: esperienze in alcune
città d'Italia |
BOLOGNA |
"Da un'analisi preliminare sulla popolazione esposta all'inquinamento
atmosferico da PM10 in corso presso l'Osservatorio epidemiologico del Comune di
Bologna è emerso che numerose ricerche hanno indagato la relazione tra
inquinanti atmosferici, mortalità e ricoveri ospedalieri, giungendo, mediante
modelli matematici, a determinare numericamente l'associazione tra i casi di
morte o ricovero ed inquinante considerato. In particolare, sono state trovate significative associazioni tra PM10 o PM2.5 e
l'incremento del numero
dei ricoveri ospedalieri per patologie degli apparati respiratorio e
cardiocircolatorio e del numero di morti. L'effetto, in termini di rischio,
è più accentuato nella popolazione anziana.Applicando le stime di questi studi alla popolazione residente a Bologna per
l'anno 1998, in particolare ai ricoverati (in totale agli
ultrasessantacinquenni) dimessi dagli ospedali per malattie dell'apparato
respiratorio ed alla mortalità totale, si è ottenuta una prima stima della
percentuale di casi attribuibili all'esposizione all'inquinamento atmosferico
pari a: |
il 3,5% dei pazienti ricoverati a Bologna per
malattie dell'apparato respiratorio; tale percentuale si alza al 5,2% per i
pazienti anziani con la stessa diagnosi; il 3,2% dei morti residenti a Bologna.
La tabella seguente riassume le conseguenze sulla salute dell'inquinamento
dell'aria a breve e a lungo termine stimati per un aumento di 10
mg/m3 della concentrazione dell'indicatore per le polveri sottili, il
PM10. I dati, basati sulla letteratura epidemiologica disponibile, sono
desunti da un rapporto preparato sotto l'egidia dell'OMS che ha stimato
l'impatto dell'inquinamento in tre nazioni europee (Francia, Svizzera, Austria).
A titolo di riferimento si consideri che a Bologna nel 1999 è stata registrata
nell'area urbana una concentrazione media annua di 64 mg/m3".
|
Tabella 1 L'impatto sanitario dell'inquinamento atmosferico.
Incremento percentuale nella frequenza dei fenomeni sanitari in una città
all'aumentare di 10 mg/m3 nella concentrazione delle polveri sottili,
PM10.
Effetti a breve
termine |
|
|
Aumento della mortalità giornaliera |
0.5-1% |
- per cause respiratorie |
3-4% |
- per cause cardiocircolatorie |
1-2% |
|
|
Aumento dei ricoveri in ospedale per malattie
respiratorie |
1.5-2% |
- per malattie cardiocircolatorie |
0.5-1% |
|
|
Aumento delle consultazioni mediche urgenti a
causa dell'asma |
2% |
Aumento degli attacchi di asma negli
asmatici |
5% |
Aumento dell'uso dei farmaci broncodilatatori
negli asmatici |
5% |
|
|
Aumento delle assenze dal lavoro e diminuzione
delle attività a causa di malattia |
10% |
|
|
Effetti a lungo
termine |
Aumento complessivo della mortalità |
3-8% |
Aumento dell'incidenza di bronchite cronica
negli adulti |
25% |
Aumento della tosse e della espettorazione
negli adulti |
13% |
Aumento della bronchite e dei disturbi
respiratori nei bambini |
35% |
Diminuzione della funzione polmonare negli
adulti |
3% |
Tabella 2 Effetti sanitari acuti dello smog estivo
sull'insieme della popolazione e rispettivamente sul 10% più sensibile di essa
(OMS 1992)
Ozono (media oraria in
mg/m3) |
Irritazioni delle mucose (% delle persone
all'aperto) |
Limitazione della funzione polmonare
durante l'attività fisica all'aperto (diminuzione percentuale
media) |
|
Sull'insieme della popolazione |
Sull'insieme della popolazione |
10% più sensibili |
< 100 |
Nessuna |
Nessuna |
Nessuna |
200 |
Persone sensibili |
5% |
10% |
300 |
Fino al 30% |
15% |
Fino al 30% |
|
Più del 50% |
25% |
Più del 50% |
(Tratto da: Relazione annuale sulla qualità dell'aria (1999)
Comune di Bologna, 2000).
A proposito............che fine ha fatto lo studio
realizzato dal dipartimento di Chimica Organica?
|
|
|