IL GUERRIERO DI CAPESTRANO  
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"Nel settembre del 1934, ancora una volta il caso rese alla scienza archeologica un segnalato servigio: una statua virile, grande al vero, in pietra calcarea di cava locale, appariva allo scasso, che un misero proprietario di meno che mezzo migliaio di metri quadrati di terreno andava facendo per metterlo a vigna nella valle del Tirino, fra le tre portentose sorgenti di questo nell'altopiano di Capestrano in provincia dell'Aquila sul versante adriatico del Gran Sasso". Così Giuseppe Moretti, della soprintendenza delle antichità di Roma, inizia la relazione dello scavo di una parte della necropoli subito dopo il ritrovamento della statua del Guerriero di Capestrano, e così finisce "Non si tratta di quella figura generica di guerriero Italico ripetuta all'infinito ma di una figura che come ha il carattere eroico è quasi soprannaturale, nella sua nudità, così ha accolto ed espresse tutte le "Nel settembre del 1934, ancora una volta il caso rese alla scienza archeologica un segnalato servigio: Una statua virile, grande al vero, in pietra calcarea di cava locale, appariva allo scasso, che un misero proprietario di meno che mezzo migliaio di metri quadrati di terreno andava facendo per metterlo a vigna nella valle del Tirino, fra le tre portentose sorgenti di questo nell'altopiano di Capestrano in provincia dell'Aquila sul versante adriatico del Gran Sasso".<D> Così Giuseppe Moretti, della sopraintendenza delle antichità di Roma, inizia la relazione dello scavo di una parte della necropoli subito dopo il ritrovamento della statua del Guerriero di Capestrano,e così conclude "Non si tratta di quella figura generica di guerriero Italicoripetuta all'infinito ma di una figura che come ha il caratterre eroico è quasi soprannaturale, nella sua nudità, così ha accolte ed espresse tutte le reali qualità di un guerriero di razzae non di un Guerriero Italico ma.in sublimata immagine" IL GUERRIERO ITALICO"<D> La statua fu rinvenuta da Michele Castagna in località "Cinericcio<D><C6399>" da cenere quasi ad indicare un luogo di sepoltura. Il guerriero è alto cm. 209 senza la base, ha un curioso copricapo piatto con ampie tese sormontato da un cimiero, porta una maschera su volto e ha le braccia ripiegate sul ventre secondo un rituale che si ritrova spesso in figure di corredi tombali di epoca italica. Sul petto e sulla schiena sono visibili due dischi a protezione del cuore, (kardiophylax) tra le braccia stringe un'ascia ed una spada, sulla cui impugnatura sono incise figure umane e di animali. La statua è sorretta da due pilastrini, sui quali sono incise due lance, uno di essi presenta un'enigmatica iscrizione di tipo osco-umbro arcaico, "MA KUPRI KORAM OPSUT ANANIS RAKI NEVII" il cui significato potrebbe essere, secondo Fulvio Giustizia "me bella immagine fece Ananis per il re Nevio pomp[ule]io. Naturalmente numerose altre interpretazioni sono state fatte da parte di studiosi senza però arrivare ad una traduzione certa quindi, ancora oggi, l'iscrizione rimane avvolta nel mistero. Accanto alla statua risalente alla fine del VI sec. a.c., fu rinvenuto un busto di donna graziosamente adorna di monili raffigurante, probabilmente, la sua compagna in vita. Ora entrambe le statue sono esposte al Museo Archeologico Nazionale di Chieti. La leggenda racconta che appena trovata, la statua fu oggetto di burla da parte dei cittadini e venne chiamata confidenzialmente, "MAMMOCCE" (fantoccio) e tale soprannome venne dato al suo scopritore.

Il guerriero per l'originalità e per la bellezza delle sue forme, è divenuto di fatto, il simbolo più rappresentativo della Regione Abruzzo.

reali qualità di un guerriero di razza non di un Guerriero Italico ma, in sublimata immagine" IL GUERRIERO ITALICO" La statua fu rinvenuta da Michele Castagna in località "Cinericcio" da cenere quasi ad indicare un luogo di sepoltura. Il guerriero è alto cm. 209 senza la base, ha un curioso copricapo piatto con ampie tese sormontato da un cimiero, porta una maschera su volto e ha le braccia ripiegate sul ventre secondo un rituale che si ritrova spesso in figure di corredi tombali di epoca italica. Sul petto e sulla schiena sono visibili due dischi a protezione del cuore, (kardiophylax) tra le braccia stringe un'ascia ed una spada, sulla cui impugnatura sono incise figure umane e di animali. La statua è sorretta da due pilastrini, sui quali sono incise due lance, uno di essi presenta un'enigmatica iscrizione di tipo osco-umbro arcaico, "MA KUPRI KORAM OPSUT ANANIS RAKI NEVII" il cui significato potrebbe essere, secondo Fulvio Giustizia "me bell’immagine fece Ananis per il re Nevio pomp[uled]io. Naturalmente numerose altre interpretazioni sono state fatte da parte di studiosi senza però arrivare ad una traduzione certa quindi, ancora oggi, l'iscrizione rimane avvolta nel mistero. Accanto alla statua risalente alla fine del VI sec. a.c., fu rinvenuto un busto di donna graziosamente adorna di monili raffigurante, probabilmente, la sua compagna in vita. Ora entrambe le statue sono esposte al Museo Archeologico Nazionale di Chieti. La leggenda racconta che appena trovata, la statua fu oggetto di burla da parte dei cittadini e fu chiamata confidenzialmente, "MAMMOCCE" (fantoccio) e tale soprannome fu dato al suo scopritore.

Il guerriero per l'originalità e per la bellezza delle sue forme, è divenuto, di fatto, il simbolo più rappresentativo della Regione Abruzzo.

 

 

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