Venezia nel
panorama urbano italiano è una città singolare: è' sorta su di una laguna
inospitale e quasi priva di approvvigionamenti; non vanta origini italiche etrusche o
latine; non ha mai conosciuto il feudalesimo; solo nel XV secolo ha esercitato un governo
diretto su un territorio extraurbano; è stata l'unica città stato a conservare
ininterrottamente la propria libertà quasi fin dall'origine sino al 1797.
All'epoca dell'Impero Romano, quando il Veneto era fittamente popolato e grandi città
sorgevano sul suo territorio, Venezia ancora non esisteva. Ma anche sulla superficie che
oggi ne costituisce la provincia erano situati solo piccoli villaggi e due centri di un
certo rilievo, Eraclea e Portogruaro, il porto della romana Julia
Concordia.
Fu lo stabilirsi delle popolazioni Longobarde in terraferma a costituire la fortuna delle
isole lagunari. Le genti di Aquileia, Altino, Padova e del Trevisano,
dell'intera pianura friulana si rifugiarono negli isolotti di Grado e di Torcello,
si nascosero fra le paludi del litorale di Pelestrina, di Malamocco, di Jesolo.
Fu occupata anche la più grande delle isole che sorgeva in mezzo alla laguna dove questa
era più profonda e che fu detta quindi di Rio Alto.
Queste piccole isole della laguna, stabilirono fra di esse relazioni sempre più strette
sino a formare un unico insieme e, con il tempo, fra Rialto e la Riva degli Schiavoni si
andò formando il cuore della vita cittadina con i suoi edifici più rappresentativi: Il
Palazzo Ducale, la Basilica di S. Marco.
Con l'affermarsi del dominio bizantino, le isole della laguna costituirono una
"provincia dell'Impero d'Oriente" e furono governate da una magistratura
politica, nominata dall'Esarca di Ravenna. Alla fine del settimo secolo troviamo in carica
il primo "doge", anche se ancora di nomina bizantina. Nel 725, quando i vari
piccoli stati italiani si sollevarono contro l'imperatore d'oriente, che aveva ordinato
l'iconoclastia, Venezia si sottrasse al dominio di Bisanzio e decise che il doge dovesse
essere eletto dall'assemblea popolare. Iniziò così nella città quel movimento di
autonomia comunale, che caratterizzerà, nei secoli a venire, la storia d'Italia.
Ai primi dell'800 la sede del governo fu spostata da Malamocco all'interno della laguna,
nelle isole realtine: Civitas Revoalti è il nome della città; di Venezia si
parlerà solo qualche secolo dopo.
Fra il IX ed il X secolo la città si era già assicurato il possesso della costa dalmata
e di conseguenza il dominio su tutto il Mare Adriatico. Nel 992 un bolla dell'imperatore
di Bisanzio assicurava alle navi venete condizioni di privilegio nei porti del levante,
nei quali i mercanti della laguna si rifornivano di spezie rare, preziosi tappeti, fastosi
broccati e manufatti di lusso, che vendevano poi in tutta Europa, ricavandone enormi
ricchezze. La potenza raggiunta si espresse nell'arricchimento architettonico della
città: la consacrazione della terza basilica di S. Marco è del 1094, mentre nel 1176
viene ampliata la piazza ed eretti edifici pubblici;e alcuni decenni più tardi, ebbe
inizio la costruzione dell'Arsenale, dove diecimila operai avrebbero costruito le
migliori navi del Mediterraneo. Venezia viene divisa in sei sestieri, tre sulla
riva destra e tre sulla riva sinistra del Canal Grande. Nelle isole esterne, San Giorgio,
la Giudecca e Murano, sono situate le vetrerie: la frammentarietà iniziale, così, è
definitivamente superata.
Le crociate favorirono la penetrazione della Repubblica Veneta nelle terre d'oriente;
specialmente durante la quarta, il controllo della Serenissima sui mari si espanse
sensibilmente: tutta la Dalmazia, le isole Ionie, il Peloponneso i
porti della Tracia e la stessa Costantinopoli furono conquistati. Se in
tutti i porti del Mediterraneo orientale le navi della Repubblica potevano gettare le
ancore, la capitale bizantina fu ridotta, in pratica, ad una grande "cava" dalla
quale prelevare materiali preziosi per i traffici e le costruzioni. Ma le ambizioni
mercantili di Venezia superavano ormai il Mediterraneo, tanto che nel 1271 Maffeo, Nicolò
Polo e il giovane Marco intrapresero un viaggio che attraverso la Siria,
l'Armenia, l'altopiano dell'Iran e le montagne del Pamir, li condusse nel Catai ( la Cina
), governato dai mongoli, aprendo così la via degli scambi commerciali con le contrade
dell'Estremo Oriente.
La supremazia incontrastata sul Mediterraneo orientale minacciava naturalmente gli
interessi di un'altra grande Repubblica marinara, Genova. Fu quindi inevitabile lo
scontro fra le due potenze marittime. La città ligure, aiutò innanzitutto Michele
Paleologo a riconquistare il trono di Bisanzio e poi distrusse il quartiere veneziano di
Costantinopoli: fu così l'inizio di un duro e lungo scontro che culminò, nel 1298, con
la sconfitta della flotta veneziana da parte dell'ammiraglio genovese Lamba Doria, dove lo
stesso Marco Polo venne preso prigioniero: fu proprio durante la detenzione che dettò a
frate Rustichello il "Milione", il grande libro dei suoi viaggi
straordinari. La pace firmata si rivelò molto effimera, così che scontri e guerriglie
navali continuarono a lungo. Il Milletrecento fu per Venezia un secolo drammatico, di
svolta: la città non conobbe eccessive espansioni, prima la peste del 1348 e poi la
decisione di Genova di attaccare la rivale proprio nelle acque lagunari, riportando con la
vittoria la conquista di Chioggia. Ma I veneziani approntarono un nuova flotta e cinsero
d'assedio le navi genovesi nelle acque della stessa Chioggia, infliggendo loro una
sconfitta gravissima: correva l'anno 1380 e da quel momento la Serenissima non aveva più
rivali.
Resa indiscutibile la sua potenza marinara, Venezia si rivolse verso l'entroterra,
sottrasse ai carraresi Padova, Vicenza e Verona, annesse Bergamo, Brescia, Ravenna e
Piacenza ed estese il dominio su tutto il Friuli. Durante il periodo più difficile della
repubblica si manifestarono anche congiure e tentativi di cospirazione. Il dogato non si
era mai trasformato in una signoria, ma, di fronte alle gravi minacce, il diritto di
partecipare al Gran Consiglio fu reso ereditario e fu costituito il Consiglio
dei Dieci con il compito di punire severamente le azioni contro la Repubblica. Tale
organo doveva durare in carica per tre mesi, invece svolse la sua attività per cinque
secoli. Ben presto il Consiglio dei Dieci concentrò nelle sue mani enormi poteri, fu
organo terribile, ma efficacissimo nell'assicurare la potenza e la prosperità di Venezia.
Se il Quattrocento determina la massima espansione del dominio di Venezia, il Cinquecento
ne segna il massimo splendore. Grandi artisti furono chiamati ad arricchire Venezia di
opere d'arte, basti citare Bellini, Giorgione, Tiziano, Tintoretto,
Veronese e molti altri. Insieme a Roma e Firenze, la città rappresentò la punta
massima del Rinascimento italiano. Ma, come sempre accade il punto massimo di ascesa
coincide inesorabilmente con l'inizio della decadenza. I Turchi ormai minacciavano
l'Europa e, nonostante la vittoria di Lepanto, alla quale partecipò la Repubblica, le
coste dell'Adriatico e dell'Egeo non erano più di incontrastato dominio veneziano. La
scoperta dell'America, anche se lentamente, finirà per spostare i traffici più ricchi
dal Mediterraneo all'Atlantico. Questi i motivi principali della decadenza, alla quale
Venezia non voleva rassegnarsi, infatti, il declino fu lento e splendido: continuavano in
città le feste notturne, le regate ed i Carnevali come al tempo del massimo splendore.
Nel 1797 il Gran Consiglio, nella sua ultima seduta, accettò il trattato di Campoformio
e si arrese a Napoleone Buonaparte, ponendo fine ad una storia politica unica in Italia.
Venezia, gioiello incomparabile dell'urbanistica mondiale, non sarà più una grande e
potente città, ma si vedrà consegnata per sempre al proprio passato.
In questo secolo, la costruzione del Ponte della Libertà ha posto fine
all'inviolato isolamento lagunare, lo sviluppo di Mestre e Marghera in terra
ferma, dovuto alle zone industriali e al porto, ha provocato un inesorabile spopolamento
della laguna, minacciandone anche il delicato equilibrio naturale e urbano. Lo spostamento
delle attività produttive in terraferma, rischia di trasformare Venezia in una località
per turisti, in una città museo, anche se la presenza di numerose iniziative ed
istituzioni culturali, come il Festival del Cinema e la Biennale, indicano
la strada giusta da perseguire: un grande centro di arte e di cultura. |
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