Fonti
Orogenesi
Preistoria
Etruschi
Romani
Medioevo
-Secoli:
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
-Cronaca
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Sono rimaste tracce di molti
secoli di presenza romana, tra cui l'utilizzazione delle cave di granito e dei
giacimenti di pirite, con residui della lavorazione e scorie.
La costruzione romana più
imponente, nelle vicinanze del Porto, era una villa patrizia dalla struttura molto
articolata (oggi pochissimo visibile), con varietà di ambienti e di livelli,
nonché con ricchezza di impiego di materiali decorativi di diverso genere.
Nell'acqua c'erano delle vasche ("murenarium"), utilizzate per l'allevamento dei
pesci, delle
quali ancora sussistono alcuni muri nella Cala del Saraceno.
Altri ritrovamenti
significativi sono stati quelli di pezzi di tubi di piombo, evidentemente
impiegati per condurre alla villa l'acqua dei vicini rilievi collinari, monete,
oggettini, ossa; nella chiesa parrocchiale di Giglio Castello è osservabile un
capitello di stile corinzio (proveniente probabilmente dalla villa del Porto e
databile al II sec.), rovesciato, che fa da base
all'acquasantiera.
(MT)
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49
a.C.:
Giulio Cesare cita l'Isola del Giglio (Igilii) nella sua opera "De
bello civili" (libro I, cap. 34), da cui risulta che il suo acerrimo
nemico Pompeo in questo anno requisì sette piccole navi veloci di
proprietà di privati dell'isola
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fine del I
sec. av. C.: Lucio Domizio Enobarbo, appartenente ad una potente famiglia romana, fa costruire la
villa del Porto (altre ville della stessa famiglia sono osservabili a
Giannutri e all'Argentario); al Giglio, Lucio Domizio possedeva schiavi, e
vi abitavano pure liberti e coloni
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I e
II sec. d.C.:
la villa romana del Porto viene ampliata ed abbellita, come dimostra il
ritrovamento del sopra citato capiutello corinzio, di probabile età Traiana
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II sec.: una
nave romana, forse proveniente dalla Francia, affonda nelle acque antistanti
la rada del Porto (localizzata nel 1978): trasportava anfore cariche di
grano (lo si deduce dalla presenza di particolari insetti nelle anfore); a questo periodo
risalgono anche alcune monete trovate sull'isola
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410: i Goti di
Alarico saccheggiano Roma; molti nobili romani trovano
rifugio, ed ottima
accoglienza, presso i Gigliesi
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15 settembre
460 (?): Mamiliano, vescovo di Palermo, muore in odore di santità all'Isola
di Monte Giove (da allora chiamata Montecristo); il corpo viene trasportato
al Giglio dai suoi discepoli e qui custodito forse fino alla
metà del IX sec., quando il rischio di incursioni piratesche ne suggerì il
trasferimento a Civitavecchia (nel 1111 il corpo del santo fu donato in
parte alla comunità di Sovana e in parte a quella di Pisa; la reliquia di
Sovana, un braccio, nel 1722 fu offerta dal Vescovo di quella città a
Cosimo III Granduca di Toscana, il quale, per interessamento di Mons.
Miliani, la donò alla parrocchia dell'Isola del Giglio)
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