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VITA

Questo onorevole valsaviorese è ignoto alla gran parte degli attuali conterranei. Lo studio più approfondito su Giacomo Borni è stato curato da Massimo Prevideprato e pubblicato nella collana Quaderni Camuni (op.cit. in Bibliografia). Mi riservo di approfondire la ricerca sull'artista valsaviorese e di comunicare in futuro gli aggiornamenti a chi ne fosse interessato (via e-mail). 

Già dalle numerose denominazioni si comprende che le notizie biografiche sono talvolta contrastanti o assenti. Gian Giacomo Borni viene indicato nelle guide turistiche e nei saggi d'arte locale come Gian Giacomo Gaioni detto il Bate ed altre firme riportano Bati, Batte, Boni - Bate, Borgnini, Borni, Rambotti. Nel documento "Istoria del Forte et Antico Castello di Vione", del 1695, si cita "Gio. Giacomo Gajoni detto Bornibatte pittore di Saviore" quale autore della Pala del Suffragio, del 1670, per la parrocchiale del paese. Quanto alla famiglia Bornini, a Ponte vissero anche un tale Mino Zan, la moglie Petra e la figlia Caterina.

Nacque nel 1635 a Ponte, figlio di Tomaso Bornini, a sua volta "di Jacomo Bornini et Maria sua consorte"; il nonno nacque nel 1582 a Bienno, da una famiglia originaria di Borno. Ebbe due sorelle, Giacomina ed Isabella, nata nel 1625 e morta nel 1695. Rinomato pittore nonché carbonaio, il cronista Cristoforo Boldini lo cita quale "eccellente professore che morì affatto giovine, ma lasciò in vari luoghi le marche della delicatezza del suo pennello che la immortalarono". Non si possiedono notizie precise sulla sua formazione artistica. Si sposò nel 1659 con Margherita Gelmini, di Ponte, figlia di Vincenzo, alla presenza del curato Pietro Cresseri, con testimoni Giovan Antonio Gabrielli e Martino Columbi; l'atto è conservato nell'archivio parrocchiale della frazione. Da lei ebbe sei figli: Caterina, nata nel 1662, sposata ad Arcangelo Lascioli di Capodiponte e morta nel 1712 avvelenata; Giovanni, del 1714, morto nel 1714 senza eredi diretti;il terzogenito Giuseppe, nato a Ponte nel 1668. Due figli morirono piccini: Tomaso, nato nel 1671 e morto verso l'anno di età, un secondo Tomaso, del 1673 e morto dopo due anni; un altro Tomaso, nato nel 1678, morì ventenne. Nel 1683, quando aveva 48 anni, scomparve improvvisamente la moglie Margherita, in casa di una certa Domenica Rossi; l'ultimogenito aveva solo cinque anni, la maggiore ventuno. L'atto di morte del figlio Giovanni, del 1714, battezzato a Brescia, indicherebbe la permanenza in città della famiglia di Giacomo Borni per un certo periodo di tempo. Il suo nome ricompare nei registri nel 1669 e poi in atti di matrimoni del 1677, 1682 e 1685, quale testimone, con il nome di Giacomo Borno detto Bate Pittore. Si impegnò nell'attività della locale vicinia. Morì a Ponte il 29 ottobre 1700, a 65 anni; fu sepolto nel cimitero della parrocchiale.

STILE

Iniziò a dipingere su commissione probabilmente dopo la data del suo matrimonio, nel 1659, perché sull'atto non vi è riferimento alla sua professione. Si occupò anche del restauro di alcuni dipinti. L'iconografia ed il cromatismo delle prime opere fanno supporre che Gian Giacomo Bornini abbia dapprima osservato dipinti di artisti maggiori del suo tempo o le cui opere erano visibili nelle chiese della Valsaviore, quali Jacopo da Palma il Giovane, Giuseppe Nuvoloni, Grazio Cossali, gli affreschi della scuola di Giovan Pietro da Cemmo. Rispetto alle prime opere, la sua evoluzione procede in modo tale da far presupporre studi di perfezionamento presso artisti qualificati, forse una permanenza a Brescia, dove avrebbe potuto prendere visione delle opere eccellenti di Romanino, Savoldo e Moretto. Certamente le scene trionfalistiche di alcuni suoi dipinti, volte principalmente ad attirare gli sguardi dei fedeli più che ad esprimere devozione, sono fortemente influenzate dal gusto barocco dell'epoca.

Il suo primo lavoro documentato è la pala raffigurante il Martirio di San Lorenzo, commissionatogli dalla comunità di Edolo, il 3 dicembre 1663, per un altare laterale della nuova parrocchiale. Tra le sue opere, un capitello (o santella) con la Madonna di Caravaggio a Monte di Berzo Demo, probabilmente perduta, come il quadro della Vergine di Caravaggio per il parroco di Capodiponte; viene segnalata anche una pittura a Grosio, in Valtellina. Altri dipinti sono indicati ad Acquebone, Berzo Demo, Borno, Laveno, Niardo, Pontagna, Precasaglio e Vezza d'Oglio. 

OPERE

Saviore, parrocchiale di San Giovanni Battista

Santi Carlo, Rocco, e Antonio Abate
Sul dipinto non vi è la sua firma ma l'opera è stata attribuita al Bate da Murachelli, con una certa attendibilità.

Isola, cappella

Madonna e Santi

Novelle di Sellero, parrocchiale

Santi Giacomo, Rocco e Desiderio (1670)
Tela autografa.

Vione, parrocchiale

Suffragio dei morti (1670)
Nel documento "Istoria del Forte et Antico Castello di Vione", del 1695, si cita "Gio. Giacomo Gajoni detto Bornibatte pittori di Saviore" quale autore della Pala del Suffragio. 

Breno, San Valentino

Decollazione del Battista (1673)
Firmata dal Bate, in origine era posta sotto la tomba di Geraldo Ronchi, in una cappella laterale. E' stata posta presso l'altare maggiore, in sostituzione di una tavola attribuita al Romanino, trasferita nella parrocchiale.

Brescia, collezione privata

Ritratto di frate della famiglia Malaguzzi (1673)
L'opera è irreperibile a citata in documenti ad opera di Giacomo Bornini.

Edolo, parrocchiale

Martirio di San Lorenzo (1664)
Madonna e Santi Antonio da Padova e Abate (1674)
Sono entrambe opere firmate.

Annunciazione
Natività di Maria
Suffragio dei morti

La prima tela gli è stata attribuita da Maironi da Ponte e da Canevali, la seconda da Sina e Manfredini e da Canevali.

Edolo, cappella del cimitero

Madonna e Santi Fabiano, Bernardino da Siena e Sebastiano (1678)
Opera autografa

Mù di Edolo, Santi Ippolito e Cassiano

Madonna e Santi Ippolito, Cassiano e Rocco
Tela attribuita da Manfredini

Berzo Inferiore, parrocchiale

Gesù Bambino e Santi Antonio Abate, da Padova e Gerolamo (1680)
Madonna e Santi (1685)
Opere autografe.

Borno, Oratorio di Sant'Antonio

Immacolata Concezione (1681)
Firmata dall'autore.

Cemmo, parrocchiale di Santo Stefano

Suffragio dei morti (1687)
Opera autografa.

San Carlo, Sant'Angela Merici e anime purganti
Attribuzione

Cemmo, Oratorio di Santa Maria ed Elisabetta

Santi Faustino e Giovita
Attribuita da Murachelli.

Capodiponte, parrocchiale

Santi Faustino e Giovita (1690)
Situati accanto alla pala dell'altare maggiore, i dipinti, olio su tela, sono stati autografati dal pittore. 

Capodiponte, canonica

Dodici Sibille (1690)
Ritratto del parroco Santo Aiardi (1698)
E' una delle ultime opere dell'artista. La firma è leggibile sul retro del dipinto.

Capodiponte, Sante Faustina e Liberata

Madonna e Santi Filippo e Giacomo
Attribuita da Murachelli. 

Capodiponte,

Solato, San Pietro

Madonna del Rosario (1695)
Opera autografa.

Incudine, parrocchiale

Martirio di San Maurizio (1698)
Tela firmata.

Pescarzo di Cemmo, parrocchiale

Madonna e San Vito, Modesto e Crescenzia (1690)


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Daniela Rossi © 2000

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