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Nuestra America

L’ideologia martiana nel prossimo millennio

A 145 anni dalla sua nascita in una modesta casa di emigranti ispanici a La Habana, quella creatura eccezionale battezzata José Julián Martí y Pérez appronta la sua enorme dotazione di idee e sogni per oltrepassare le soglie del secolo XXI, semplicemente, come il Maestro in una missione da concludere. Martí è, e continuerà a essere ancora per molto tempo, il nostro contemporaneo, concordano diligenti studiosi della sua ideologia, impegnati ora a portare oltre le frontiere cubane la sua etica e la sua universalità come progetto culturale per il miglioramento dell’uomo.
Riscoprire le sue cronache e i suoi discorsi, il suo epistolario e la sua poesia sarà una gradevole rivelazione di validità per le nuove generazioni, proprio come prima aveva elettrizzato con la sua penna e le sue parole, lettori e ascoltatori, nella seconda metà del XIX secolo, in vari scenari iberoamericani.
Il suo pensiero e la sua opera ispirarono a Cuba tre rivoluzioni - due delle quali nel secolo attuale - e potrebbe ben essere nel Terzo Millennio una luce di speranza per i popoli che chiamò della Nostra America nella loro difficile convivenza con gli Stati Uniti.
Il Ministero dell’Educazione cubano ha fatto propria "una campagna di spiritualità e di coscienza" martiane, che il considerato intellettuale Cintio Vitier ha convocato davanti al Parlamento alla fine del 1994, in occasione del Centenario della Guerra di Indipendenza iniziata il 24 febbraio 1895.
Ciò si inserisce ugualmente, nel riscatto della memoria storica e nella riaffermazione dell’identità, veri scudi inalberati dalla nazione per sopravvivere alla crisi economica degli anni 90 e affrontare l’attacco neoannessionista statunitense mascherato in azioni quali la legge Helms-Burton.
Già si raccolgono i primi frutti: nel campo materiale ci sono state delle crescite del Prodotto Interno Lordo e, in quello ideologico, il rafforzamento del pensiero politico-sociale cubano ha dato luogo alla strutturazione del Programma Nazionale Martiano, complemento indispensabile per un maggiore avvicinamento al principale pensatore americano.
A capo dell’Ufficio di questo Programma si trova da quasi un anno Armando Hart Davalos e recentemente si è aggiunto al medesimo una Consulta capeggiata da Roberto Fernández Retamar e formata da personalità della cultura e promotori dell’opera di José Martí.
Questo sforzo si unisce a quello che da anni stanno realizzando sul piano accademico e delle pubblicazioni il Centro di Studi Martiani, la Sala Martí della Biblioteca Nazionale di Cuba e altre istituzioni e personalità.
Le case editrici del paese hanno pubblicato a partire dagli anni sessanta diverse edizioni delle Opere Complete (27 tomi) e delle Opere Scelte, oltre a vari testi martiani separati, come pure un importante elenco di titoli e collane di studi di rinomati specialisti, tra cui quelli dello scomparso Juán Marinello.
Emilio Roig de Leuchsenring, primo storico della Città dell’Avana e capo, nella decade dal ‘40 al ‘50, di un movimento di difesa dei valori patri, cominciò già da un’epoca precoce come il 1913 il suo infaticabile lavoro di riscatto di Martí, rivendicando il suo pensiero politico ignorato dalla Repubblica Neocoloniale.
E’ fuori dubbio José Martí - il più universale dei cubani -, l’autore più conosciuto di questo paese, a livello nazionale e internazionale. Preso come guida dalla generazione di giovani che diede l’assalto alla Caserma Moncada il 26 luglio 1953, salì e scese dopo la Sierra Maestra come ideologo della Rivoluzione Cubana.
Ma quello che si cerca ora è di perfezionare i modi per acquisire il grandioso retaggio umanistico legato dall’Eroe Nazionale cubano.
"Proviamo la speranza, sistematizziamo, senza burocrazia pedagogica, l’invincibile speranza, facciamo l’esperimento di una formazione martiana che vada dall’asilo infantile fino alle specializzazioni universitarie e che termini soltanto con la vita", afferma Vitier.
Secondo questo profondo studioso e ricercatore della vita e dell’opera di Martí, non si pretende di inserire una nuova materia nel programma educativo, ma di mettere in contatto direttamente e in modo graduale il bambino e il giovane con il Grande Maestro.
Questi riceveranno un’immagine integrale e vivente di quello che ha fatto, sentito e pensato, mediante i loro docenti, senza la rigidezza delle lezioni e dei compiti in classe e, cosa più importante, con metodi martiani. Invece di impartire la materia, con conversazioni su letture commentate e dialoghi secondo l’età.
Per questo progetto ha proposto l’edizione di una serie di Quaderni Martiani, la cui pubblicazione è divenuta una realtà finanziata con donazioni di organismi e i contributi volontari della popolazione di oltre 3.500.000 pesos e circa 335.000 dollari.
Più che leggere Martí sarà assimilare Martí, nutrirsi della sua etica di amore e di giustizia, della sua sapienza enciclopedica, del suo senso di patriottismo e di americanismo, della sua acutezza e genialità politica, del suo ottimismo e della sua universalità.
In questa impresa di miglioramento umano, di raffinazione dell’autostima personale e dell’identità nazionale non si pretende di formare "specialisti" sul tema martiano, bensì persone con un senso più profondo di spiritualità, di valori morali, patriottici e politici in generale.
Un filo conduttore lo porterà per questa strada. Così, da bambino, all’asilo infantile e nella prescuola gli parleranno, compatibilmente alla sua età, di Martí. Dai cinque agli undici anni leggerà i racconti de "L’Età d’Oro" e poemi da "Ismaelillo" ai "Versi Semplici", con il contesto biografico e storico accessibile alla sua comprensione.
Anche dai 12 ai 14 anni, nella Secondaria di Base, amplierà le letture precedenti e la conoscenza poetica, si avvicinerà a ciò che fu la Prima Conferenza Internazionale Americana e a testi indispensabili quali "Céspedes e Agramonte", "Rafael María de Mendive", "La mia razza", "Il generale Gómez", "Antonio Maceo" "Mariana Maceo" (Grajales), il Prologo a "I poeti della guerra", "Il tenente Crespo", "Conversazione con un uomo della guerra" e le "Lettere a María Mantilla".
Alla fine di questo periodo sarà in grado di redigere un riassunto della vita e dell’opera di Martí, con le sue impressioni personali delle letture fatte e avrà coltivato il suo gusto per letture più complesse dai quindici ai diciassette anni, in primo luogo "Il Presidio Politico a Cuba", le lettere a Gómez e a Maceo del 20 luglio 1882, "Vendetta di Cuba" e il discorso "Madre America".
Allora sarà in grado di affrontare frammenti delle cronache sul Congresso Internazionale di Washington e sul Congresso Monetario, "Nostra America", "Con tutti, e per il bene di tutti", "I pini nuovi" e le Basi del Partito Rivoluzionario Cubano.
E, allo stesso modo, la lettera aperta a Enrique Collazo, e "Il terzo anno del Partito Rivoluzionario Cubano", "La verità sugli Stati Uniti", "I poveri della terra", le lettere a Federico Henríquez Carvajal e di commiato alla madre e al figlio, il Manifesto di Montecristi, il Diario di Campagna, le ultime lettere alla famiglia Mantilla e la lettera interrotta a Manuel A. Mercado.
Alla fine del 1997 si è svolto in questa capitale il primo Workshop del Programma Nazionale Martiano - ampiamente rappresentativo della società - nel quale si è indicato il suo valore strategico per la nazione e l’apprezzamento universale di Martí nel posto che gli compete, come pure la comprensione internazionale del processo rivoluzionario cubano di profonde radici martiane.
Egli ebbe la genialità di superare i concetti rivoluzionari precedenti nel suo paese e dopo gli iniziatori, è e continua ad essere il forgiatore più completo della nazione cubana.
Nei suoi ultimi anni lavorò strenuamente per fare a tempo a impedire che gli Stati Uniti - dove visse molti anni - si estendessero oltre il Río Bravo, come avevano fatto precedentemente a spese del Messico, secondo quanto aveva rivelato nella lettera incompleta al suo amico messicano Manuel Mercado, scritta alla vigilia della sua morte.
Cubano della prima generazione, nacque a La Habana il 28 gennaio 1853, in via de Paula no. 41, attualmente Leonor Pérez no. 314 (oggi museo), da genitori spagnoli. Don Mariano Martí y Navarro, primo sergente del Real Corpo di Artiglieria, era figlio di Valencia e Leonor Pérez Cabrera, di Santa Cruz de Tenerife, Isole Canarie.
Nella sua formazione in età precoce, ebbe grande influenza il maestro e patriota Rafael María de Mendive - di cui frequentò il collegio "San Pablo"-, che si impegnò dal 1866 a finanziare i suoi studi del liceo. Ma il suo mentore ebbe in sorte la prigione e l’espulsione nel 1869.
Le sue idee politiche apparvero la prima volta pubblicamente nel gennaio 1869 nei giornali clandestini "Il Diavolo Zoppetto" e "La Patria Libera" - poema Abdala - alcuni mesi dopo la sollevazione di Carlos Manuel de Céspedes a La Demajagua, il 10 ottobre 1868.
Quasi bambino Martí entrò in carcere il 21 ottobre 1869, condannato a sei anni di penitenziario politico; per circa un anno portò le catene e lavorò nelle cave di pietra di San Lazaro, vicino all’attuale Fortezza di La Habana. Dopo un breve soggiorno confinato nel podere "El Abra", Isola dei Pini, il 15 gennaio 1871 parte deportato per la Spagna.
Due volte sarà operato per le conseguenze dell’incatenamento del suo corpo (1872), però più difficile è curare i dolori dell’anima; avrebbe dedicato la vita, con l’azione e la parola, per far si che anche la Patria risanasse.
Dalla Spagna non conserva ne infonde odio, ma reclama indipendenza e giustizia. Lascia amici e prende cultura: laureato in Diritto Civile e Canonico e laureato in Filosofia e Lettere, con lode a Saragozza, 1874.
Là poté contare sull’animo umano e il sostegno economico del compagno di giovinezza Fermín Valdés Domínguez, assieme al quale venne giudicato; accusati entrambi di slealtà per aver firmato una lettera nella quale tacciavano di apostata un condiscepolo, perché si era arruolato come ufficiale spagnolo, Martí se ne dichiarò l’autore. Il suo amico venne condannato solo a sei mesi.
Dopo aver visitato varie città europee, comincia la sua fase americana quando arriva a Veracruz, Messico, l’8 febbraio 1875. Conosce Manuel Mercado - fedele amico fino all’ultimo giorno - e si riunisce ai suoi genitori e alle sue sorelle.
Dalla sua uscita da Cuba, deportato in Spagna, si possono indicare tre fasi nella sua vita: dal 1871 al 1884 - di formazione intellettuale di base -, dal 1884 al 1889 - di maturazione intellettuale e politica - e dal 1890 al 1895, di consacrazione totale alla Patria.
All’amata La Habana tornerà di passaggio verso il Guatemala (6 gennaio 1877) e con il Vapore Ebro, sotto il nome di Julián Pérez, e poi il 2 settembre 1878 - essendo già avvenuto il Patto di Zanjon che pose fine alla Guerra del Dieci Anni -; in questa città nascerà il 22 novembre suo figlio José Francisco, l’adorato "Ismaelillo", prodotto dal matrimonio in Messico, il 20 dicembre 1877 con la cubana Carmen Zayas Bazán.
Breve sarà la sua permanenza a Cuba. Imprigionato il 17 settembre 1879 (cospirazione per la Guerra Piccola) fa presente alle autorità che "Martí non è di razza vendibile" a una richiesta di dichiarazione favorevole alla Metropoli.
Ritornerà solo, definitivamente, l’11 aprile 1895 e cadrà in combattimento a Dos Ríos, poche settimane dopo (il 19 maggio), quando i suoi compatrioti - ai quali restituì la fiducia - lottano nuovamente per una Cuba Libera.
Maestro nella pratica e anche di popoli - conobbe, amò e difese quella che chiamò Nostra America, traduttore di varie lingue, diplomatico - rappresentò varie repubbliche sorelle latinoamericane -; cronista della sua epoca, del passato e precursore del futuro.
Organizzò il nuovo movimento indipendentista mediante il Partito Rivoluzionario Cubano - di base democratica nei circoli patriottici - riunì tutte le forze sociali con un solo fine - l’indipendenza - e previde una repubblica diversa dalle esperienze precedenti che conobbe in altre nazioni americane.
Il 14 marzo 1892 comparve il primo numero del giornale "Patria" - dedicato alla grande impresa - e il 10 aprile di quell’anno fu proclamato il PRC e Martí eletto Delegato. A ciò si aggiunge il consenso unanime sul fatto che sia il maggiore scrittore del continente, anche se quasi non pubblicò libri come tali; il giornalista più letto allora nell’America ispanica e, senza volerlo, il più penetrante e creativo dei modernisti.
Chi non conosce al mondo, anche se è uno dei suoi Versi Semplici, "La Rosa Bianca":

Coltivo una rosa bianca,
in luglio come in gennaio,
per l’amico sincero
che mi porge la sua mano franca.
E per il crudele che mi strappa
il cuore con cui vivo,
né cardo né rucola coltivo:
coltivo la rosa bianca.

O chi non ha sentito parlare de "L’Età d’Oro" dove racconta per i bambini del continente di "Nene Traviesa", parla dei "Tre Eroi" o ci fa vedere "I due principi" e Pilar quella de "Le scarpette di Rosa".