Due
o tre cose su ....
Gli
elementi dello spazio... umano
di Gianni Manis
E
chi l'ha detto?
Avrei
voluto dire: a causa della stanchezza, lascio incompiuta la lunga
serie "Gli elementi dello spazio urbano" della rubrica "Due o tre cose
su ....", nella quale ho cercato di schematizzare l'idea comune di città
in elementi per poi dare di ciascuno di questi una "personale" e - spero
- adeguata lettura.
Ma la verità
è un'altra ed affonda le sue radici in una analisi demoscopica (sondaggio!)
realizzata da un gruppo di ricercatori dell'università di Pavia, su
un campione di 2500 lettori del nostro a-periodico (scientificamente
distribuiti in tutta Italia). Le
indicazioni sono chiare: per il nostro campione, bisogna avere titolo
per parlare di cose noiose come l'urbanistica. I s(ond)aggi, si sa,
non mentono mai!
Perciò, con
in mente una bella Parabola di Nostro Signore, ho riletto alcuni vecchi
numeri di QdiQ e -devo ammetterlo- mi sono sentito "stolto". Ed è per
questo che lascio incompiuta la serie "Gli elementi dello spazio urbano".
Mi pento di
aver a lungo disquisito su temi barbosi e poco graditi al nostro campione,
e, per giunta, senza averne titolo(!). Ma purtroppo non si può cambiare
ciò che è stato ....pubblicato. In seguito, giuro, cercherò di concentrare
il mio "interesse pubblicistico" solo su temi di cultura (cos'è?), antropologia,
scienza del comportamento, bioetica, cinema, pittura (impressionista)
e varia umanità ...., così da poter anch'io contribuire all'appagamento
dei desideri del nostro campione.
Conclusione:
Non
so quanto di quello che ho scritto su "Gli elementi dello spazio urbano"
possa riscontrarsi nella realtà delle città in cui viviamo, né quanto
invece sia il frutto di una rivisitazione con gli occhi della mente
di ciò che nella ormai passata esperienza lavorativa, nel corso di laurea
che ancora per qualche mese dovrò frequentare e nella realtà quotidiana
ha suscitato in me qualche curiosità.
Non so quanto
di quello che ho scritto servirà mai a qualcuno come spunto per osservare
meglio anche solo un piccolissimo dettaglio delle nostre città, né quanto
invece è confluito in quell'immenso fiume di parole scritte e mai lette,
dette e mai sentite che permanentemente sfocia dai nostri televisori
dai nostri giornali dai nostri computer.
Mettere queste
pagine a disposizione dei lettori è stata una grande fatica, un sacrificio
di tempo, energie e risorse a discapito di molte altre cose della vita.
Se l'ho fatto è perché ho creduto -come ancora credo- che il giornale
da Noi "inventato" possa essere una ricchezza per tutta la nostra comunità
cittadina, raro spazio di incontro di idee e di dibattito, capace di
offrire ai lettori spunti di riflessione, non verità precostituite.
E queste pagine,
seppure talvolta siano state scritte -come alcuni amici, non tutti benevolmente,
mi hanno rimproverato- con tono "professorale" (ma de' ché?), non hanno
mai avuto la pretesa di insegnare alcunché, non foss'altro perché io,
che queste pagine le ho scritte, ho ancora tanto da imparare, e non
solo sull'urbanistica. E cercherò di imparare, con lo spirito di sempre
e nell'unico modo che conosco: lavorando, faticando fino a che "poi
fa male" o, meglio, fino a che viene il .... quadrato, mantenendo gli
impegni presi e rispettando la dignità del lavoro altrui.
Nel concludere,
lascio a tutti i lettori un'ultima utopia, la buona speranza che la
città, lo spazio urbano, sia sempre più quella che le donne e gli uomini
che l'abiteranno vorranno che sia, compatibilmente con l'equilibrata
distribuzione delle risorse e con l'utilizzo di nuove tecnologie e materiali,
con l'ottimismo del pensare in grande, con qualche bigottismo verde
o variamente colorato in meno e .... con qualche concessione in più
alla fantasia.
Ha detto la
signora Benazir Buttho, ex presidente del Pakistan: "Il nostro destino
non è nelle stelle, ma nelle nostre mani". E il nostro destino ha
un legame inscindibile con l'ambiente in cui viviamo e, dunque, anche
con le nostre città. Amministratori, progettisti, impresari, addetti
ai lavori, noi semplici cittadini, ciascuno di noi per il compito che
è deputato a svolgere, dobbiamo essere gli artefici del destino delle
nostre città, nell'interesse di tutti noi.
La mia conclusione
allora è questa: per quello che è (o sarà) il nostro compito, siano
le nostre mani strumento per garantire giustizia, libertà, solidarietà
e pari opportunità a ciascun nostro prossimo; per il resto, siano le
nostre mani strumento della volontà di Nostro Signore Gesù Cristo.
Gianni Manis