Il Regno Nuovo

 

 

La guerra contro gli Hyksos non fu né facile né breve. Iniziata da SEQENENRA, fu continuata da suo figlio KAMOSE cui seguì il regno del fratello minore AHMOSE protagonista della fase conclusiva del contrasto che liberò definitivamente l'Egitto dagli oppressori. Una donna affiancò questi tre faraoni nell'ardua impresa della riconquista, stando loro al fianco nei momenti difficili e supplendo con la sua autorità ai momenti critici della successione. Si chiamava ANHOTEP e già il suo nome era carico di attesa: significava infatti  ‘possa la luna essere soddisfatta’.
Fu considerata a buon diritto il capostipite dei faraoni tebani protagonisti del riscatto egizio e alla sua morte fu  ricordata come la «regina che ebbe cura dei suoi soldati (...) riunificò la nazione cacciò gli oppressori».

Con Ahmose incominciò il periodo di governo della XVIII dinastia, cui si è soliti ricondurre anche l’inizio di una nuova fase della storia egizia: il Nuovo Regno che occuperà gli anni compresi tra 1570 e il 1070 a.C.

Il nome di questo faraone è per consuetudine associato alle imprese militari di cui fu protagonista vincitore dalla conquista di AVARIS, la capitale degli Hyksos nel Delta, quella di SHARUHEN, la loro roccaforte in Asia Minore. A sud Ahmose si spinse nella Nubia sino a raggiungere le regioni dll'attuale Sudan, dove a BUHEN ordinò che si edificasse un tempio per ricordare le sue vittorie.
Il sovrano sopravvisse a numerosi complotti, testimonianza del fatto che il clima politico non si era ancora del tutto pacificato e, come molti predecessori, consolidò ulteriormente l'area dei traffici commerciali egizi sulla terraferma e per mare. Morì quarantenne per cause che ci rimangono oscure; la sua mummia ci è pervenuta in ottime condizioni di con­servazione e non presenta tracce di lesioni significative.


Un'altra donna, oltre alla madre, giocò un ruolo impor­tante nella vita di Ahmose: fu la sposa AHMES-NEFERTARI, che tanto credito acquistò presto i sudditi da offuscare la memoria della suocera. Le fonti documentarie in nostro possesso la ricordano come la fondatrice, poi protettrice, della corporazione degli artigiani del re raccolti nel villag­gio di DEIR EL MEDINA, località dove sono state ritrovate alcune delle numerosissime stele che in vita e dopo la morte ne ricordarono il valore.
Il fatto che in alcune raffi­gurazioni la regina sia ritratta con la carnagione scura ha indotto a supporre che fosse di razza nera, forse nubiana; d'altro canto non tutti i campioni presentano tale costante e l'ipotesi, pur suggestiva, di un matrimonio tra Ahmose e una straniera sembra priva di fondamento credibile.

 

L’autorevolezza di Ahmes-Nefertari si confermò durante il periodo di reggenza della donna per AMENHOTEP I che, assurto al trono a soli dieci anni, non era nelle condi­zioni di governare effettivamente. Con lui si inaugura la lunga serie dei sovrani passati alla storia con il nome greco di Amenofi, ma alle deformazioni straniere è preferibile qui l'originale egizio.

I suoi vent'anni di governo furono re­lativamente pacifici, se si eccettua qualche ribellione ai confini prontamente sedata dalle armi della Corona.
Fu questo il periodo in cui nella regione del Sinai si riaprirono le antiche miniere di malachite e turchese che, insieme con l'alabastro bianco dell'Alto Egitto, tornarono ad alimentare un'abbondante e raffinata produzione artistica.

Il re morì trentenne senza lasciare eredi, ma questa volta il problema della successione fu risolto in breve tempo. Il nuovo sovra­no d'Egitto fu TUTHMOSI, giovane rampollo di una fami­glia nobile riconducibile, per origini, a un ramo collaterale della famiglia reale. Da lui e dalla regina AHMES, sua so­rellastra, sarebbe nata HATSHEPSUT, la grande regina resa  immortale dal complesso funerario di Deir el Bahari. Di lei più che del padre vale la pena di occuparsi come figura em­blematica della tradizione della regalità nel mondo antico.


Patria della nuova dinastia regnante, TEBE sottrae a MENFI la guida am­ministrativa dell'Egitto e il clero locale, devoto ad Amon, conquista una posizio­ne preminente nel governo centrale.

Se la politica estera dei precedenti regni è stata prevalentemente difensiva, il Nuovo Impero inaugura una politica di conquista che mette il paese in contatto con le grandi civiltà asiatiche del VICI­NO ORIENTE.

 

I reperti


In alto la stele votiva intitolata dal faraone Amenhopet I a sua madre, la regina Ahmes-Nefertari.

A lato il colosso sdraiato di Ramsete II a Menfi.

Sotto i giganti antistanti la facciata del tempio rupestre di Ramsete II ad Abu Simbel. 

Ciò si deve allo spirito combattivo di tre dinastie di faraoni, la diciottesima, la diciannovesima, la ven­tesima che si succedono al trono tra il 1575 e il 1085 a. C. AMENOPHIS I, figlio di Ahmosis, porta a termine l'opera di consolidamento dei confini intrapresa dal padre, THUTMOSES I raggiunge in Oriente il corso dell'EUFRATE e a sud s'inoltra nella NU­BIA fino alla terza cateratta del Nilo.
Durante il lungo re­gno della regina HATSHEPSUT, le spedizioni militari so­no sostituite da quelle commerciali verso la lontana TER­RA DI PUNT.

In questo periodo la fioritura artistica è al suo massimo splendore, il monumento funebre dedicato alla sovrana a DEI EL-BAHRI è un capolavoro dell'archi­tettura antica per maestosità e solennità della costruzione e per eleganza delle decorazioni.

THUTMOSES III capeg­gia diciassette spedizioni militari in Oriente che si conclu­dono con la riconquista della SIRIA e della PALESTINA cadute in mano di una coalizione avversaria capeggiata dal re di QUADESH. A sud si spinge fino alla quarta cate­ratta. Sotto di lui l'espansionismo egizio raggiunge il mas­simo della sua potenza. Ai tempi di AMENOPHIS II gli Ittiti appoggiano in Siria una coalizione antiegizia; la si­tuazione non è per il momento preoccupante, ma l'inte­grità dei possedimenti asiatici incomincia a essere seria­mente minacciata.


Con AMENOPHIS III inizia il culto del dio Aton che impone in tutto il regno influenzando così il suo successore. AMENOPHIS IV ( AKHENATON ), il re eretico, che  inten­zionato a scalzare lo strapotere del clero devoto ad Amon,ne chiude i templi e ne scioglie gli ordini sacerdotali. Al suo culto sostituisce quello del disco solare Aton, ma al­la sua morte tutto ritorna come prima. La dinastia si inde­bolisce e gli Ittiti, ora potentissimi, si sostituiscono in Oriente agli Egizi quasi ovunque. TUTANKHAMON muore diciottenne dopo un regno di soli nove anni. Poi un militare, Horembeb, usurpa il potere a vantaggio di una nuova dinastia di cui è fondatore, la diciannovesima.

 

Con SETHI I, l'Egitto organizza la propria riscossa in Oriente, ma si trova a dover fronteggiare un nuovo peri­colo: l'insicurezza della frontiera occidentale libica.

Il suo successore RAMSETE lI affronta l'esercito ittita nella
bat­taglia di Qadesh che, conclusasi in situazione di parità, riesce a propagandarla in patria come un trionfo.
A testi­moniarne la grandezza, amplificata dalla lunga durata del regno, sono i complessi monumentali di LUXOR, KAR­NAK e ABU SIMBEL.

La situazione esterna è tuttavia in rapida evoluzione, una nuova ondata di invasione indoeu­ropea progredisce in ASIA MINORE, gli Ittiti stessi, con cui gli Egizi sono ora addivenuti a una politica di compro­messo, sono i primi a farne le spese.

Sotto RAMSETE III la crisi economica in cui il paese versa si fa evidente: troppe sostanze sono state destinate alla propaganda e gli operai della VALLE DEI RE, rimasti privi delle dovute razioni giornaliere di grano, incrociano le braccia.

Agli attacchi da ovest e da est, si aggiungono ora gli arrembaggi costieri dei cosiddetti popoli del ma­re ', l'Egitto ha ormai perso il suo isolamento. In un ultimo sussul­to di resistenza il sovrano af­fronta i nuovi arrivati in una memorabile battaglia navale che si combatte tra le acque paludo­se della zona del DELTA, ma do­po la sua morte il paese sprofon­da nell'anarchia. Carestie e di­sordini si susseguono, le tombe dei re sono ripetutamente sac­cheggiate, le rivolte si moltipli­cano, il paese perde la sua unita. E l'inizio dell'Età Tarda.

 

  

 

 




Carta

Copyright © 1999-2000 Valerio Ciriminna