Comitato per la Difesa dei Referendum Elettorali e del Collegio Uninominale

Editoriale

18 aprile 1999: un trucco contabile invalida il referendum

Il 18 aprile 1999, la maggioranza degli aventi diritto -richiesta dall'art. 75 della Costituzione per la validità della consultazione- ha partecipato al referendum elettorale maggioritario.

Per unanime riconoscimento, le liste elettorali sono tuttavia compilate per eccesso: le iscrizioni irregolari sono centinaia di migliaia; secondo alcune fonti, sarebbero addirittura un milione...

Comunque sia, oltre il 90% dei votanti (quasi la metà del corpo elettorale) si sono pronunciati per l'abolizione della quota proporzionale dalla legge elettorale. Nel Centro-Nord, peraltro, il quorum è stato superato abbondantemente, nonostante gli ex elettori ancora iscritti nelle liste elettorali.

Il 20 maggio, la Corte di Cassazione, riconoscendo la fondatezza della memoria depositata dal comitato promotore, ha sospeso la proclamazione del risultato del referendum. Il 26 maggio successivo, l'Ufficio centrale per i referendum ha comunque dichiarato non valida la consultazione referendaria. Secondo l'Ufficio centrale, dei 49.299.149 iscritti nelle liste elettorali, sarebbero andati a votare in 24.452.354, ovvero il 49,6. La notte del 18 aprile, invece, secondo il Ministero degli Interni, gli aventi diritto erano 49.352.528 e i votanti 24.512.312, pari al 49,7 per cento.

Un trucco contabile ha trasformato una maggioranza effettiva di votanti in minoranza virtuale, rendendo dunque non valido il referendum.

Non possiamo né vogliamo rassegnarci a questo golpe elettorale da repubblica delle banane! Il 7 giugno 1999, inizia la nuova raccolta di firme per il referendum elettorale maggioritario e per il referendum contro il finanziamento pubblico ai partiti!

Viva la Repubblica laica! Viva la Costituzione!

Milano, li mercoledí 2 giugno 1999

Emilio Colombo
Marco Nardinocchi

 

Referendum elettorale: dopo il sì della Consulta,
la reazione proporzionalista cova nell'ombra !

Il 19 gennaio 1999, la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum elettorale per l'abolizione condizionata della quota proporzionale.

Il referendum elettorale maggioritario mira ad abolire tutti i trucchi elettorali: liste di partito composte di intoccabili, scomputo di voti (il cd. scorporo) ed espedienti pseudo-maggioritari modello legge Acerbo-Truffa.

Il referendum, mantenendo il sistema elettorale uninominale maggioritario per l'elezione del 75% dei deputati, abolisce una volta per tutte i trucchi elettorali vigenti (scorpori, liste bloccate), precludendo quelli ipotizzati (premi di maggioranza o doppi turni truccati). In base alla normativa di risulta, il 25% dei seggi sarà assegnato ai candidati migliori sconfitti nei collegi uninominali. È proprio grazie a questa abrogazione non incondizionata che la Corte costituzionale ha potuto dichiarare ammissibile il quesito.

Per effetto del referendum, gli elettori avrebbero finalmente l'ultima parola sulla elezione di tutti i deputati, poiché il recupero avverrebbe unicamente in base alla quantità di voti ottenuti dai singoli candidati e non in virtù del mero inserimento in una lista di intoccabili (proporzionale o pseudo-maggioritaria). Peraltro, il cd. maggioritario di lista, già adottato per l'elezione dei consigli regionali, non ha dato prova di grande efficacia nella prevenzione dei ribaltoni.

Il referendum, infine, riportando la competizione elettorale nei collegi uninominali, renderebbe la scelta del legislatore molto più semplice, riducendo le opzioni di riforma elettorale a due: sistema elettorale uninominale anglosassone a turno unico o a doppio turno francese, ma senza trucchi. Il Parlamento potrà infatti sí intervenire sulla normativa elettorale, ma con il limite del divieto di sostanziale ripristino della normativa abrogata (sent. c. cost. n. 32/1993).

Come ha riconosciuto lo stesso Franceschini (PPI) in un'incauta dichiarazione dell'anno scorso, il sistema post-referendario produrrebbe chiari esiti bipartitici (e non semplicemente bipolari). E non è difficile crederlo: se nel '96 si fosse votato con il sistema di risulta, la percentuale di voti necessaria ai "recuperati" per entrare in Parlamento sarebbe oscillata tra il 34 e il 49 per cento!

Ciò che invece spaventa trasversalmente un po' tutti, è la semplice circostanza per cui, se ci si avvia verso il bipartitismo, i partiti non possono restare gli stessi. Ma, soprattutto, devono cambiare i metodi, senza nemmeno il bisogno di norme "antiribaltone" la cui efficacia è del resto tutt'altro che scontata. Chi infatti volesse tentare, in barba agli impegni elettorali, improvvide trasmigrazioni, dovrebbe fare i conti con la selettiva prova del recupero dei migliori sconfitti, e, dunque, riuscire a convincere gli elettori di meritare ancora i loro voti.

Ma i congiurati di casa Letta sono in agguato, insieme con i loro associati proporzionalisti. E difficilmente rinunceranno a imporci un pasticcio elettorale da repubblica delle banane. Ed ora che il referendum è stato ammesso dalla Consulta, non è difficile prevedere le loro nuove mosse: diranno che il sistema elettorale di risulta è "casuale", "demenziale", "pericoloso", etc., soltanto perché farebbe decidere gli elettori e non i partiti.

Viva la Repubblica laica, i collegi uninominali e le elezioni primarie per la scelta dei candidati.

Milano, li mercoledí 20 gennaio 1999

Emilio Colombo
Marco Nardinocchi

 

Editoriale del 7/11/97
Contro gli accordi di Casa Letta, referendum elettorali subito!

Editoriale del 12/03/98
Referendum elettorali: nessuna delega in bianco ai partiti, anzi...

Editoriale del 29/07/98
687mila firme contro la proporzionale e per la riforma della politica

 

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Ultimo aggiornamento: 02/06/1999 - 13h00