Edgardo Sogno
Doppio Sogno o doppio Stato?

1. Funerali di Stato
2. Sogno antifascista?
3. Sogno eversore?
4. Sogno golpista «bianco»
5. Il biennio nero
6. Destabilizzare per stabilizzare
7. I volonterosi funzionari del doppio Stato
8. Revisionismo all’italiana
9. Bibliografia


3. Sogno eversore?

Un soldato, un combattente. Il conte Sogno Rata del Vallino ha il suo battesimo del fuoco nella guerra di Spagna. Poi nella guerra di Liberazione diventa leggendario come comandante dei partigiani bianchi della Franchi. Nel dopoguerra il suo ruolo diventa più defilato, la sua attività più sotterranea, ma non meno intensa. Ufficialmente Sogno, che ha intrapreso la carriera diplomatica, è nei ruoli del ministero degli Affari esteri; ma lavora anche per il ministero dell’Interno: soldato dell’armata invisibile che deve combattere la guerra non dichiarata contro il comunismo - anche oltre e contro la Costituzione. Negli anni Cinquanta nascono organismi deputati, a diversi livelli di segretezza e di operatività, alla lotta contro il comunismo. Sorgono organizzazioni segrete per la «guerra non ortodossa», quali quelle previste dalla pianificazione Nato Stay behind (Gladio). Prima ancora, nel settembre 1951, il Consiglio dei ministri istituisce presso il ministero dell’Interno una Direzione generale dei Servizi di difesa civile, con la facoltà di avvalersi anche di «elementi volontari». Più volte portata in Parlamento, la legge sulla Difesa civile non otterrà mai l’approvazione definitiva, a causa dell’opposizione delle sinistre, per le quali il vero scopo dei «volontari» sarebbe stato l’intervento contro i comunisti, le manifestazioni di piazza e gli scioperi. Ma organismi di «difesa civile», segreti e senza copertura parlamentare, sono messi ugualmente in funzione. E Sogno in essi ha un ruolo importante. Lo ammette egli stesso, in una lettera datata 12 agosto 1969 e inviata all’allora ministro degli Esteri Aldo Moro per lamentare i rallentamenti subiti nella carriera diplomatica a causa proprio dell’attività riservata svolta per il ministero dell’Interno: «Fin dal 1949 l’onorevole Scelba, allora ministro dell’Interno, mi interpellò per conoscere se avrei accettato un incarico che avrebbe comportato il distacco presso il ministero dell’Interno (organizzazione del progettato Servizio di Difesa civile)». Sogno, in quella prima occasione, rifiuta. Ma accetta la seconda offerta: «Nel luglio del 1953, per iniziativa della presidenza del Consiglio (Governo Scelba) mi veniva nuovamente proposto un incarico di carattere eccezionale e riservato (organizzazione della difesa psicologica delle istituzioni democratiche) in ripresa di una operazione avviata nel 1948 per iniziativa del ministro Sforza nel quadro dell’attività svolta in base al piano Marshall. Accettai tale incarico». E ancora: «L’azione svolta per il tramite del comitato da me organizzato ebbe tre fasi principali: in un primo periodo (fino all’ottobre 1954) essa si concretò nella realizzazione del progetto che gli onorevoli De Gasperi e Pella avevano ripetutamente sostenuto in Consiglio atlantico e consistente nel contrapporre l’azione degli organi promotori e coordinatori della propaganda occidentale alla costante iniziativa sovietica nel campo della informazione. Nel secondo periodo (ottobre 1954 - giugno 1955) il comitato assolse funzioni specifiche nel quadro dei provvedimenti adottati dal Governo Scelba per la difesa delle istituzioni, assumendo compiti di punta che non potevano essere affidati a organi governativi. Nel terzo periodo (dopo il giugno 1955) il comitato ridusse progressivamente l’azione esterna per concentrarsi su compiti di carattere riservato sempre nel campo della difesa psicologica. Durante questo servizio prestato alle dirette dipendenze della presidenza del Consiglio e in collaborazione con i ministeri dell’Interno e della Difesa, rimasi nei ruoli del ministero Esteri». La spiegazione del rifiuto che Sogno oppone alla prima offerta è contenuta in un fascicolo della divisione Affari riservati del ministero dell’Interno (il servizio segreto civile, progenitore del Sisde): in una vecchia nota classificata «riservatissima», si dà conto delle «idee politiche del conte Sogno», il quale è «convinto che il popolo italiano ama la forza» ed è, appunto, «persuaso inoltre che il primo squadrismo fascista del ’19 e del ’20 sia degno di encomio, in quanto fu capace di rintuzzare la tracotanza rossa»; Sogno è tanto convinto di ciò, che «tenta di rimettere in piedi uno squadrismo “democratico”, capace di difendere gli ideali cristiani e democratici contro l’assolutismo comunista»; «nel 1948», ribadisce la nota dei servizi, «l’onorevole Scelba gli offrì la direzione della Difesa civile, ma egli rifiutò perché la Difesa civile doveva entrare in azione soltanto nel caso che i comunisti tentassero un’azione di forza e (secondo le sue opinioni) non si possono galvanizzare gli uomini soltanto per un’occasione sola, che potrà anche non verificarsi. Occorre invece uno squadrismo risoluto e attaccabrighe, capace di prendere l’iniziativa e non di servire da semplice reazione». Eccolo, l’antifascista Sogno: appena smessa la divisa partigiana rimpiange «lo squadrismo del ’19 e del ’20» e sogna un nuovo «squadrismo risoluto e attaccabrighe». Cercherà di realizzarlo nel movimento Pace e Libertà. Rifiutata nel 1948-49 la Difesa civile perché troppo «morbida», accetta la seconda offerta di Scelba, nel 1953: s’impegna a organizzare la sezione italiana del movimento anticomunista transnazionale Paix et Liberté, con compiti di «contropropaganda» o «guerra psicologica», affidati nel dopoguerra nei Paesi dell’Occidente in parte a organismi istituzionali (esercito, servizi...) e in parte a civili, «irregolari» collegati e controllati da settori istituzionali. Quando, nel giugno 1953, su incarico del governo francese, arriva a Roma il presidente di Paix et Liberté, Jean Paul David, il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, insieme al Capo di Stato maggiore e al Capo della Polizia gli comunicano ufficialmente la costituzione della sezione italiana di Pace e Libertà, diretta da Edgardo Sogno. Il ministro degli Esteri Giuseppe Pella, con lettera protocollata il 18 febbraio 1954 scrive al ministro dell’Interno Amintore Fanfani: «Nel settembre u.s. si è costituita poi a Milano, via Palestro n. 22, una sezione italiana di tale movimento. (...) La sezione italiana di Pace e Libertà è diretta dalla medaglia d’oro Edgardo Sogno Rata, funzionario del ministero degli Affari esteri in aspettativa (...). Ti sarò perciò assai grato se vorrai esaminare la possibilità di rivolgere la Tua attenzione a Pace e Libertà in Italia, alla quale il ministero degli Affari esteri già fornisce assistenza nei limiti delle proprie possibilità e competenze (informazioni dai Paesi d’oltre cortina, giornali, etc.) ma che, per la sua particolare e utile attività all’interno conviene possa far capo anche al Tuo Dicastero». L’organizzazione è formalmente privata, ma la copertura è istituzionale. I finanziamenti giungono, secondo le tracce rimaste in alcune relazioni dei servizi, dagli industriali del Nord, Fiat, Viberti, Pirelli, con la mediazione dell’Ufficio Rei - Ricerche economiche e industriali - del Sifar, comandato dal colonnello Renzo Rocca (che poi morirà, in un suicidio rimasto misterioso). Un funzionario del Sifar, Vittorio Avallone, racconterà in seguito, in una testimonianza resa al pretore Raffaele Guariniello, gli intensi rapporti intercorsi tra servizi, Fiat e Pace e Libertà, anche attraverso il provocatore Luigi Cavallo, per qualche tempo al fianco di Sogno nel suo movimento. Nel gennaio 1956, secondo una relazione dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, si svolge a Milano un congresso internazionale dei comitati Paix et Liberté, con la partecipazione di rappresentanti di Italia, Francia, Belgio, Svizzera, Olanda, Germania. «I rappresentanti di altri comitati, non potuti intervenire», scrive la relazione, «hanno fatto pervenire messaggi di solidarietà e di augurio. (...) I congressisti, pur tenendo conto delle particolari modalità di azione dipendenti dalla situazione politica dei vari Paesi, hanno convenuto che, in vista dei continui progressi del bolscevismo in tutto il mondo, e poiché il comunismo rappresenta un grave pericolo per le istituzioni fondamentali degli Stati democratici, occorre promuovere un anticomunismo di Stato». è il «doppio Stato» al lavoro: per salvare dal pericolo comunista la democrazia, si infliggono ferite alla democrazia, promuovendo organizzazioni segrete che si muovono fuori e contro ciò che è permesso e stabilito dalla Costituzione democratica. Ma qual era, in concreto, l’attività dei gruppi di Sogno? Si limitavano alla propaganda anticomunista? In una circolare interna del luglio 1954 inviata alle sezioni provinciali vengono chiariti i compiti dell’organizzazione: «Raccogliere gli indirizzi degli attivisti di tutte le organizzazioni cominformiste (Pci, Cgil, Udi, Fgci ecc.). Iscrivere su un “libro nero” tutti gli elementi comunisti che occupano posti di responsabilità nell’amministrazione pubblica e nelle principali aziende, con scheda biografica per ognuno di essi. Costruire una rete informativa anticomunista in tutta la provincia, rete che deve essere clandestina e assolutamente indipendente dall’organizzazione. Formare una squadra con compiti speciali». Siamo evidentemente fuori dalla legalità democratica. Schedatura dei comunisti, organizzazione clandestina e compartimentata. E quali saranno i «compiti speciali»? E i «compiti di punta che non potevano essere affidati a organi governativi», di cui Sogno accenna nella sua lettera a Moro, hanno forse a che fare con quello «squadrismo risoluto e attaccabrighe» inseguito da Sogno? Una relazione dell’aprile Una relazione dell’aprile 1954 contenuta nel fascicolo su Pace e Libertà custodito presso gli Affari riservati conferma che «l’opera di propaganda e di forza del movimento Pace e Libertà esorbita dalle limitazioni osservate da analoghe organizzazioni (...) ponendosi su un piano di lotta aperta ed a oltranza, con organizzazione paramilitare. (...) Il “centro sicurezza” raccoglie gruppi di ex partigiani autonomi, nonché di giovani volontari di Pace e Libertà, organicamente costituiti in reparti da impiegarsi in azione controrivoluzionaria, qualora il potere dovesse passare in mano alle sinistre, anche se ciò dovesse, malauguratamente, avvenire attraverso consultazioni elettorali». L’estensore del rapporto racconta: «L’accesso ai locali è inibito a chicchessia. Essendo accompagnato dal Sogno, ho potuto personalmente rendermi conto della elevata efficienza della organizzazione». E conclude con quattro punti: primo, «il Sogno ha preso diretto contatto, recentemente, con il presidente del Consiglio, onorevole Scelba. Dell’esito di tale contatto egli ha trasmesso una succinta, ma delicata, relazione alle autorità dalle quali dipende»; secondo, «il Sogno opera con la piena autorizzazione del ministero degli Esteri italiano»; terzo, «l’organizzazione Pace e Libertà è validamente sostenuta da potenti erogazioni finanziarie provenienti da gruppi industriali del Nord»; quarto, «il Sogno gode di un certo appoggio di elementi dell’Ambasciata americana (segreteria Signora Luce)».