4. Sogno golpista «bianco»
Il combattente Sogno, dopo lesperienza di Pace e Libertà,
rientra nei ranghi e nel ruolo del ministero degli Affari esteri
e passa alcuni anni fuori dallItalia come diplomatico in Birmania.
Rientra in patria nel 1970 e subito fonda i Comitati di Resistenza
Democratica. Sostiene di essere tornato in Italia «in un momento
eccezionale, in obbedienza a un dovere morale». Il momento,
effettivamente, è eccezionale: la strage di piazza Fontana,
nel dicembre 1969, ha appena dato il via alla cosiddetta «strategia
della tensione», che nella mente dei suoi ideatori avrebbe
dovuto portare a un cambiamento istituzionale e a una svolta autoritaria.
Quelli dal 1970 al 74 sono gli anni più intensi della
«guerra non ortodossa», teorizzata e preparata da un
convegno, il noto incontro del 1965 allHotel Parco dei Principi
a Roma, organizzato dai servizi e dallo Stato Maggiore della Difesa
con la partecipazione di alcuni leader del neofascismo italiano.
Allavvio della fase della «distensione» tra Est
e Ovest, i promotori del convegno (e della «guerra non ortodossa»)
sostengono che il comunismo non si sta «aprendo», ma
sta soltanto utilizzando tecniche più sofisticate per penetrare
in Occidente. Il nemico è il «dialogo», considerato
il cavallo di Troia del comunismo nellOccidente. Il pericolo
è alle porte, dunque, e in un momento di rischio eccezionale
per lItalia bisogna rispondere con mezzi adeguati ed energie
eccezionali. Dopo il 1968 degli studenti e il 69 degli operai,
la società italiana si è spostata a sinistra e il
Pci potrebbe conquistare il potere per via elettorale. Diversi centri
si attivano per scongiurare il pericolo: alcuni ruotano attorno
agli ambienti della destra estrema, altri attorno agli apparati
statuali e agli ambienti atlantici. Il fine, per tutti, è
unico: impedire comunque larrivo dei comunisti al potere,
con ogni mezzo. Le tattiche sono diverse: alcuni, come gli uomini
raccolti attorno al principe Junio Valerio Borghese, puntano
al golpe classico, con forti tinte neofasciste; altri, come Sogno
e Pacciardi, progettano una svolta presidenzialista e gollista per
dare allItalia un «governo forte» e una «Seconda
Repubblica»; altri ancora ritengono che sia sufficiente minacciare
il golpe per mantenere e consolidare gli equilibri e ritengono che
azioni anche violente di disordine possano essere giocate come carta
per ottenere una generalizzata richiesta dordine («destabilizzare
per stabilizzare»). Sogno si getta nella mischia. Ristabilisce
i contatti con i vecchi partigiani bianchi della Franchi. Sono con
lui Angelo Magliano, Aldo Cucchi, Rino Pachetti, Andrea Borghesio
ed Enzo Tiberti (di cui, molti anni dopo, sarebbe emersa lappartenenza
alla struttura Gladio). Insieme preparano un progetto presidenzialista.
Sostenitori e finanziamenti non mancano. Dichiarerà anni
dopo il direttore delle relazioni esterne della Fiat, Vittorino
Chiusano, al giudice istruttore di Torino Luciano Violante:
«Nel 1970 o 1971, non ricordo bene, il dottor Sogno venne
nel mio ufficio esponendomi la necessità di un finanziamento
per svolgere unazione politica che mi sembrava interessante
nei confronti del Pli. Sostanzialmente si trattava di fare di questo
partito lelemento catalizzatore della destra democratica anche
per sbloccare i voti congelati nel Msi. Il discorso mi è
sembrato valido e ho disposto il versamento di contributi per lo
svolgimento di questa attività». Dalla sola Fiat, Sogno
riceve tra il 1971 e il 1974 almeno 187 milioni dellepoca,
che gli servono, secondo le dichiarazioni di Chiusano, per «conquistare»
il Pli e «aprire» al Msi. Il 30 maggio 1970 nascono
ufficialmente i Comitati di Resistenza Democratica: nellabitazione
dellarchitetto Guglielmo Mozzoni, a Biumo di Varese,
presente «una trentina di ex partigiani democratici»,
secondo il racconto dello stesso Sogno. Nel programma in dieci punti
stilato quel giorno si legge: «La crisi che si presenta come
certa, anche se a unepoca non ancora precisabile, è
una crisi profonda dello Stato e delle istituzioni. Essa costituisce
una svolta, un punto limite oltre il quale viene a mancare la base
di legittimità su cui la Repubblica è stata fondata».
Per questo si rende necessario «ristabilire il carattere democratico,
occidentale e nazionale del regime». «Al momento della
crisi rappresenteremo lunica alternativa con una preparazione
e una legittimità per la fondazione della seconda Repubblica».
Al Comitato di Sogno aderiscono due stranieri eccellenti: John
McCaffery Junior, il figlio delluomo che nel 1943-45 guidò
da Ginevra i servizi segreti inglesi in Italia, ed Edward Philip
Scicluna, che durante la guerra fu paracadutato tra i partigiani
come ufficiale di una missione inglese e divenne poi capo della
Divisione Lavoro della Commissione Alleata in Piemonte. Nel 1970
Scicluna era direttore generale della Fiat Agency and Head Office
a Malta. Ha contatti con Sogno anche Hung Fendwich, ingegnere americano
dirigente dellindustria elettronica Selenia, considerato eminenza
grigia della Cia in Italia e intermediario tra il presidente Usa
Richard Nixon e il principe golpista italiano Junio Valerio
Borghese. Al pubblico, il movimento di Sogno è presentato
il 20 giugno 1971. Sono appena state aperte le urne delle elezioni
amministrative parziali del 13 giugno, in cui lestrema destra
ha avuto un buon risultato elettorale. Sogno proclama: «Si
avvicina il momento in cui sono necessarie soluzioni che non rientrano
più nella meschinità del calcolo e del dosaggio politico
ordinario, il momento in cui fatalmente prevale chi sa concepire
una comunità più ricca di motivi ideali, una società
fondata su valori morali più generosamente e generalmente
sentiti». Nellottobre successivo, un gruppo di medaglie
doro della Resistenza iscritte alla Fivl, la Federazione Italiana
Volontari della Libertà, firma un appello contro i «frontismi
estremi» e a favore di Edgardo Sogno. Nel gennaio 1972 inizia
le pubblicazioni la rivista Resistenza Democratica: editore è
Enzo Tiberti, ex partigiano delle Brigate Garibaldi, iscritto
al Pci fino al 1948, poi passato al fronte anticomunista ed entrato
nel 1960 nelle file di Gladio. Il primo numero della rivista ha
articoli firmati, tra gli altri, da Massimo De Carolis, da
Aldo Cucchi, dal generale Sabatino Galli. Sul secondo
numero di Resistenza Democratica il giornalista televisivo Enzo
Tortora scrive sulle «follie del dittatore-attore Fidel
Castro» e compaiono anche articoli in favore del Movimento
nazionalista ucraino che si rifà al governo filonazista di
Jaroslav Stetzko. A una delle manifestazioni del Comitato,
il 28 febbraio 1972 al teatro Odeon di Milano, accanto a Sogno ci
sono il massone Aldo Cucchi, il solito Massimo De Carolis
e un socialdemocratico che farà strada: Paolo Pillitteri.
Nel frattempo si riavvicina a Sogno anche Luigi Cavallo,
che aveva già collaborato con lui negli anni Cinquanta, ai
tempi eroici di Pace e Libertà. Nel settembre 1973, allindomani
del golpe del generale Pinochet in Cile, Sogno commenta: «Nel
caso del Cile è ingiusto e disonesto accusare i militari
di aver ucciso la democrazia». Nel novembre successivo, parlando
a Milano, afferma: «In momenti come questi non possiamo lasciare
il nostro destino e quello dei nostri figli nelle mani di politici
di mestiere che hanno perso il senso della storia e si sono rassegnati
al peggio. Nei momenti decisivi per questo Paese noi abbiamo sempre
avuto piccole minoranze, uomini singoli che sono intervenuti e che
hanno assunto la responsabilità della guida morale e delle
grandi decisioni. Di fronte alla situazione in cui stiamo scivolando,
lintelligenza e il mestiere politico non sono più sufficienti».
E ancor più chiaramente: «La ripresa di un cammino
ascendente nello sviluppo economico, sociale e politico del Paese
è impossibile senza una rottura della continuità con
lattuale regime, senza una radicale modificazione dellattuale
quadro politico e senza il totale ricambio dellattuale classe
politica». Con il passare dei mesi, si accentuano i caratteri
eversivi del movimento e si riducono le distanze tra le due ali
del «partito del golpe» che è al lavoro in Italia:
molti partigiani abbandonano Sogno, che si avvicina invece agli
uomini del principe Borghese, come Remo Orlandini; e Andrea
Borghesio, amico personale di Sogno e sostenitore del suo progetto
fin dalla prima ora, entra nellesecutivo piemontese del Fronte
Nazionale di Borghese, fianco a fianco con il neonazista Salvatore
Francia, capo piemontese di Ordine Nuovo. Sogno dunque, per
sua stessa ammissione, lavora per la «rottura», per
«una radicale modificazione» del quadro politico. Progetta
un piano eversivo che sarebbe dovuto scattare mentre le grandi fabbriche
erano chiuse e lItalia era in vacanza, tra il 10 e il 15 agosto
1974. Prepara unazione, anche armata, che sarebbe scattata
in caso di vittoria elettorale delle sinistre. Un «golpe bianco»,
anticomunista e liberale, unazione «violenta, spietata
e rapidissima». Secondo le dichiarazioni di Luigi Cavallo,
avrebbe dovuto essere «un golpe di destra con un programma
avanzato di sinistra, che divida lo schieramento antifascista e
metta i fascisti fuori gioco». Un colpo organizzato «con
i criteri del Blitzkrieg: sabato, durante le ferie, con le fabbriche
chiuse ancora per due settimane e le masse disperse in villeggiatura».
Conseguenze immediate: lo scioglimento del Parlamento, la costituzione
di un sindacato unico, la formazione di un governo provvisorio espresso
dalle Forze Armate, che avrebbero dovuto attuare un «programma
di risanamento e ristrutturazione sociale del Paese», una
riforma elettorale-costituzionale da sottoporre a referendum, lattuazione
di una politica sociale avanzata che consentisse «il rilancio
dello sviluppo economico». La lista del nuovo «governo
forte» era pronta. Presidente del Consiglio: Randolfo Pacciardi;
sottosegretari alla presidenza del Consiglio: Antonio de Martini
e Celso De Stefanis; ministro degli Esteri: Manlio Brosio;
ministro dellInterno: Eugenio Reale; ministro della
Difesa: Edgardo Sogno; ministro delle Finanze: Ivan Matteo
Lombardo; ministro del Tesoro e del Bilancio: Sergio Ricossa;
ministro di Grazia e Giustizia: Giovanni Colli; ministro
della Pubblica istruzione: Giano Accame; ministro dellInformazione:
Mauro Mita; ministro dellIndustria: Giuseppe Zamberletti;
ministro del Lavoro: Bartolo Ciccardini; ministro della Sanità:
Aldo Cucchi; ministro della Marina mercantile: Luigi Durand
de la Penne. Il governo di tecnici imposto dal «golpe
bianco» sarebbe stato legittimato davanti allopinione
pubblica - nei progetti dei suoi strateghi - dalla contemporanea
messa fuori legge del Msi e dei gruppi extraparlamentari di destra
e di sinistra: ciò avrebbe dovuto garantire una sorta di
equidistanza politica. La fine dellimmunità parlamentare
e un tribunale speciale per i politici, accusati di essere corrotti
e incapaci, avrebbero dovuto infine assicurare consenso al «rinnovamento»
e una legittimazione «morale» alla svolta eversiva,
presentata come intervento necessario per salvare il Paese.
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