Kit Hirobo 47 G2

di Enrico Mitrano

La rapida ascesa dell'Elicottero R.C. nella categoria "Acrobatic F3C", sia in campo italiano che ai mondiali, inizia smuovere le acque in questo settore del modellismo aereo che fino ad ora viveva uno strano letargo fatto di misteri e tabù.
Una domanda ci viene spontanea:
"Perchè non dare spazio all'elicottero anche in altre categorie al pari di un aeromodello?", ed ancora: "Perchè non tramutare una gara di limbo in gara di precisione (atterraggi in punti particolari, aggancio di oggetti in vasche d'acqua etc.)?", oppure, "Perchè non realizzare una gara di stand-off, valutando opportunamente determinati requisiti tecnici che una meccanica d'elicottero impone?"
Forse vogliamo precorrere i tempi, ma divulgare determinate idee contribuirà certamente alla realizzazione di tali iniziative.
A questo punto, prendendo spunto da una mia esperienza fatta sul Beh 47 62 della Hirobo, voglio affrontare un'argomento che, sinceramente, a me sta molto a cuore: le riproduzioni (o perlomeno semiriproduzioni).
Chi ricorda un mio precedente articolo: "La scelta del proprio elicottero", avrà osservato dalle foto un Belì Jet Ranger 206 (colorato POLIZIA ed un 47 Jota (colorato A.M.). Il primo era di produzione Kavan, il secondo era interamente autocostruito. Un'autocostruzione è sempre un'opera lunga e difficoltosa mentre elaborare un kit facilita il lavoro.
La manifestazione di Vigna di Valle (15 settembre 1985) è stato il movente per il quale ho voluto presentare il 47 G2. Infatti il vero è custodito nel Museo Storico dell'A.M. e molto è servito nella mia ricerca di effettuare una riproduzione il più fedele possibile (vedi foto). Il Kit offre ampio spazio alla realizzazione di determinati particolari (che in seguito vedremo) per cui alla prima fase che riguarda l'assemblaggio meccanico, occorre affiancare determinate operazioni che lo rendono simile sia per estetica che per funzionalità all'elicottero reale. Prendendo in esame la parte meccanica possiamo constatare che il kit è straordinariamente veritiero (traliccio di coda, impennaggi, pattino, cabina di pilotaggio, serbatoi alari). Il motore, alloggiato allo stesso punto del vero, nella sua mole di motore a miscela di benzina da 20 cc offre una visione quasi reale del gruppo propulsore.
Una volta iniziato l'assemblaggio del troncone di coda e del castello motore, comprendente le due flange superiori per l'alloggiamento dei cuscinetti dell'albero rotore principale e delle trasmissioni (frizione, pignone, corona, ruotino di coda), si applica il pattino, opportunamente assemblato con le traverse tubolari ed i manicotti di fissaggio.
A questo punto, data anche la semplicità della costruzione, il lavoro sembra quasi finito ma è qui che inizia il divertimento riproduzionistico.
Una bella visita distensiva al Museo Storico, munito di metro carta e matita mi ha dato la possibilità di rilevare direttamente i particolari salienti: il colore (alluminio aereonautico per la cabina ed il traliccio; nere le pale del rotore principale e bianco-rosso-verdi quelle del ruotino); la dimensione del coccarde, fregi ed iscrizioni applicate; luci di posizione; ruotini del pattino per il trasporto a mano in hangar e ... delizia dei riproduzionisti ... l'interno della cabina arricchito di alcuni particolari in più rispetto al Kit originale. Infatti la scatola di montaggio prevede soltanto la colonnina centrale portastrumenti ed i sedili. Altresì ho installato, sempre sullo spunto del vero, le leve del passo collettivo (realmente funzionanti) e del passo ciclico, le Pedanine salvapavimento in alluminio e la pedaliera del ruotino anticoppia. L'estintore, la colorazione blu dei sedili ed un classico Big Jim con tuta e scarponcini hanno completato lo scenario. Un particolare di controllo carica batterie è stato eseguito con un piccolo voltmetro applicato alla colonnina portastrumenti. Tramite due swich posti alla base della colonnina ho potuto così controllare, prima di ogni volo, la carica delle batterie della ricevente e dell'accensione elettronica.
Al momento della verniciatura, eseguita escludendo tutte le parti meccaniche, poiché sono appunto d'alluminio, si è provveduto a preparare la cabina, i serbatoi, il piano verticale e orizzontale e le ordinate interne.
Tale preparazione ha comportato il ritaglio e finitura di particolari in legno e balsa (vedi ordinate, impennaggi etc.), il ritaglio da foglio di compensato da 4 mm dei leveraggi (cloche del collettivo e ciclico), loro scartavetratura e incollaggio.
Al momento della verniciatura vera e propria, e dopo aver carteggiato per bene la cabina in fibra di vetro per eliminare il distaccante usato per togliere dalle forme la cabina medesima in sede di fabbricazione, mi sono posto un problema: "per quanto sia di marca buona, la bomboletta spray di colore alluminio andrà incontro a problemi di ossidazione da contatto?". La risposta sarebbe stata "sì" se l'intuito non mi avesse suggerito di fare una prova su un pezzo di legno qualsiasi.
Al contatto con la mano, anche dopo 12 ore la vernice si ombrava. Altra prova: ho acquistato una bomboletta tipo "Casa Color" di trasparente opaco e ... meraviglia per i miei occhi, a 6 ore di distanza la vernice oltre alla possibilità di essere maneggiata era stata resa inattaccabile dallo sporco (olio e benzina).
Il risultato è ben visibile dalle foto, come pure le coccarde, eseguite con compassino4aglierina e lo stemma della Scuola Volo Elicotteri, eseguito su 4 strati di plastica adesiva di diverso colore e intagliato a mano.
Un ultimo particolare riproduzionistico è stato il movimento di cabra e picchia che possiede il piano orizzontale sul troncone di coda.
Come nel vero, infatti, il piano esegue tali movimenti mosso da una fune di nylon collegata tramite una leva al piatto ciclico. La luce di posizione rossa sul troncone, montata tra i due sostegni del traliccio, è in perfetta sintonia con il reale, come pure il faro sottostante la cabina e le luci di posizione blu e rossa laterali al pattino che funzionano comandate da altri due swich posti a fianco di quelli del voltmetro.
Obbiettivamente tale riproduzione non può dirsi Stand-Off ma semiriproduzione è probabilmente la parola più vicina. Altri modellisti (di Elicotteri) hanno a loro volta eseguito fusoliere molto simili, per colorazione a linea, a quelli reali, fornendo magari di carrelli retrattili o finte armi (vedi Mella con A 109, Forti con Gazelle).
Sommariamente si può affermare che un qualsiasi kit di elicottero, purché per l'estetica si avvicini ad un elicottero esistente nella realtà, può essere modificato a riproduzione sia per l'esterno che per gli interni, stimando ovviamente quali modifiche sia funzionali che estetiche possano essere eseguire senza alterare l'equilibrio e la portata dinamica.
Dando uno sguardo ai Kit in commercio molto bene si prestano appunto gli Hirobo in tutta la loro serie, gli Star Ranger, gli Ecoureil ed i 47 e 222 Bel della Graupner. Anche Kavan con i suoi Jet Ranger e Alouette possono dare dei risultati soddisfacenti e chissà se per iniziativa di qualche Gruppo Elicotteri R.C. italiano vi sarà in un prossimo futuro il primo incontro italiano per "Riproduzionisti dell'elicottero R.C.".



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