Home Frames No frames

 

LA COSTRUZIONE DELL'IMPIANTO IDROELETTRICO DI ISOLA

a cura di Franco Pelosato

(Estratto dagli “Annali” del Consiglio Superiore delle Acque anno 1923 – Vol. V, Fasc. 2° Opere di presa (Vedi: Tav. X): 

- Consistono in un pozzo verticale della sezione di circa 3 X £,50 con accesso alla quota 1819 e col fondo a quota 1764,40, scavato in uno sperone di roccia che scende quasi a picco sul lago circa a metà della sponda destra; le pareti sono in parte rivestite di calcestruzzo. Al piede del pozzo una galleria della lunghezza di m. 20 circa va in direzione del lago ed entro di essa è montata una tubazione di lamiera di ferro del diametro di m. 1,80 con rinfianco di calcestruzzo, la quale si prolunga verso il lago per altri 32 metri, racchiusa in una galleria artificiale di muratura. La tubazione sbocca in un bacinetto scoperto costruito in legname con rivestimento in calcestruzzo della lunghezza di m. 26, largo m. 1,30, alto m. 1,75 nella cui parete a valle trovasi un’apertura munita di porta larga m. 1,80, colla soglia alla quota 1764,70, cioè 24,70 sotto il livello normale del lago. 

Dall’estremo verso est del bacinetto di carico si stacca un canale – scivolone lungo circa m. 14, largo in media m. 1,40, con una paratoia della luce di m. 1,25 allo inizio. Il descritto piccolo bacino serve ad accogliere le acque che, giunto il livello del lago alla quota di circa 23,50 sotto il pelo normale, vengono sollevate a mezzo di una batteria di grosse pompe centrifughe a motore elettrico e convogliate in tal modo in galleria (Tav. XVII). Al fondo del pozzo, nella parete opposta a quella da cui parte la tubazione di presa, s’innesta la galleria di carico: in questo punto è applicata una robusta paratoia metallica della luce di m. 1,60 X 1,60 colla soglia a quota 1764,75 manovrabile a mano a mezzo di argano posto alla sommità del pozzo.

Per maggiore sicurezza di funzionamento, lateralmente alla detta paratoia, nella parete sinistra del pozzo è applicato in un cunicolo scavato nella roccia, un tubo del diametro di m. 0,80 lungo circa m. 6, chiuso da un coperchio a cerniera manovrabile a mano con meccanismo posto alla sommità del pozzo: il tubo, per la sua forma a curva, immette nella galleria di carico. La disposizione e le quote delle descritte opere di presa permettono uno svaso utile del lago di m. 23,50 circa, a cui corrisponde un volume di circa mc. 11.000.000. Complessivamente quindi il lago – serbatoio ha un volume di mc. 31.000.000, a cui vanno aggiunti circa 5.000.000 di mc. Che si possono utilizzare con l’impianto di pompe, come venne accennato più sopra.

I lavori per l’apertura dell’ultimo tronco verso il lago della galleria di carico a 25 metri circa sotto il pelo normale richiesero tutta l’energia e l’abnegazione dei dirigenti: ingegnere Gaetano Carminati e Carlo Vassena per le opere idrauliche, ingegnere Aldo Roncaldier per la parte elettrica e del direttore generale ingegnere Adolfo Covi, nonché dei laboriosi operai lottanti contro le forze della natura fra quelle montagne difficilmente accessibili (Tav. XI) Venne attaccata dapprima al livello dell’acqua del lago una galleria orizzontale di 15 metri di lunghezza e al suo estremo si iniziò il pozzo verticale che doveva spingersi fino al livello della presa, ma si verificarono ben presto delle infiltrazioni d’acqua. Il lavoro di perforazione ad aria compressa prosegui con sempre maggiori difficoltà aumentate dal limitato spazio.

Dopo 11 mesi di questo pericoloso lavoro di giorno e di notte distribuiti in ben due anni, a motivo delle condizioni climatiche, che non permettono di soggiornare continuamente in quei posti, si raggiunsero metri 18,50 dopo di che si dovette abbandonare il lavoro di perforazione del pozzo non essendo più le pompe sufficienti ad esaurire l’acqua. Si decise di forare i restanti m. 6,50 dal basso all’alto partendo dalla galleria di presa che era stata intanto spinta fino in corrispondenza al pozzo e nella quale si riscontrarono infiltrazioni aumentati ad ogni metro di avanzamento che obbligavano gli operai a lavorare nell’acqua a 4 gradi fino alle ginocchia. Dopo una serie di difficoltà la congiunzione fra pozzo e galleria fu compiuta sotto un torrente d’acqua il 14 novembre 1909.

Restava da spingere la galleria orizzontale di presa fino in prossimità della parete rocciosa di sponda del lago e di tentare di far saltare quest’ultimo diaframma. Le filtrazioni furono tali che non si poté andare oltre i 13 metri dove si aprì in sinistra del tunnel una camera da mina in forma di Z rovesciato. E’ da notarsi che la parete rocciosa verso il lago essendo coperta da un manto di detriti (vedi schizzo) non si conosceva bene lo spessore del diaframma roccioso da abbattere. La carica fu predisposta per un raggio d’azione di 20 metri collocando nella camera 2 tonnellate di gelatina al 93% di nitroglicerina e, oltre all’intasatura in muratura e cemento il pozzo e la galleria furono riempiti d’acqua a mezzo di un sifone pescante nel lago. In questi preparativi, passarono due mesi,e il 2 febbraio 1910 si fece scoppiare la mina ma i gas si apersero una via in una zona fessurata fra le due gallerie aprendo un lungo crepaccio (vedi schizzo seguente) di 200 mc. Proiettando in pari tempo il tampone mentre che tonnellate di acqua venivano vomitate dalla galleria superiore.

Per dar comunicazione fra lago e la galleria di presa si dovette quindi aprire la via nella nuova condizione creata dalla mina, abbassando il pelo dell’acqua con pompe e procedendo nei lavori alla presa e per fasi successive come allo schizzo redatto dal costruttore Carlo Vassena (vedi anche fotografia Tav. XI). Questi lavori furono ultimati nel 1910 dopo otto mesi di lavoro accanito nell’acqua e nel ghiaccio con temperatura fino a 20 gradi sotto zero, otto mesi ripartiti in tre campagne non potendo lavorare che alcune settimane per ciascuna annata. Le prime pompe installate su barche, per immettere l’acqua nella galleria, alimentarono così anche le turbine, che erano state in parte già piazzate nella centrale durante il completamento dei lavori alla presa.

Esse erano costituite da sei gruppi assorbenti complessivamente 600 cavalli che smaltivano 3.000 litri al minuto secondo. Abbassato il livello del lago vennero collocati infine tra il pozzo e il lago 50 metri di tubo di m. 1,80 di diametro costituenti l’inizio della galleria. Le pompe suddette formarono poi una parte permanente dell’impianto per lo svaso sotto il livello di presa. (Tav. XVII). Un altro impianto di pompe (Tav. XVIII) serve a immettere nel lago d’Arno acque raccolte con apposito canaletto in destra orografica della valle, ricuperate alla conca d’Arno.


ARGOMENTI CORRELATI
Novecento

Daniela Rossi © 2000

Arte|Turismo|Radici|Ambiente|Storia
Andrista
|Cevo|Fresine|Isola|Ponte|Saviore|Valle
E- mail
|Webcam|Ricerca