Le bollicine…., le emozioni…, lo Champagne!

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Un pizzico di storia

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Qui la vite si coltiva con successo da millenni, forse, addirittura da prima dell'arrivo delle legioni romane (ad esempio a Moutigny, un grazioso paesino posto quasi alla sommità della montagna di Reims, si sono trovati i resti di un impianto termale romanico poco distante da un'importante arteria stradale che, al tempo, collegava Nancy a Parigi n.d.r.). Plinio il Vecchio fa menzione dei vini di A˙, nati da vigne impiantate sul suolo calcareo delle colline dello Champagne. Certo ci fu un periodo di "oscuramento" in seguito all'editto di Domiziano del 92 d.C., che proibiva la coltura della vita nelle province dell'impero, e si dovette attendere l'incoronazione di Probo, nel 272, per vedere la vite di nuovo protagonista dell'agricoltura della regione. Intorno all'anno 1000 ci fu il primo exploit della produzione vinicola champenoise quando un monaco di Chatillon sur Marne fu eletto papa con il nome di Urbano II. Un papa che si fece ambasciatore del vino di A˙, all'epoca rosso, e diede nuovo impulso agli ordini monastici nella sua terra d'origine, che a quell'epoca iniziarono un importante lavoro di disboscamento e di impianto di nuovi vigneti nella regione. Ma nella storia della Champagne e dello Champagne il clero ha giocato, soprattutto nella prima fase, un ruolo fondamentale. E la leggenda vuole che la nascita dello Champagne si debba ad un altro religioso. Correva l'anno 1668 quando il priore dell'Abbazia di Hautvillers, nei pressi di Reims, nominò il monaco dom Pérignon "cellario" dell'Abbazia, carica che ricoprì fino alla sua morte avvenuta nel 1715. In quasi mezzo secolo l'abate dom Perignon riuscì a sviluppare le tecniche viticole nei vasti vigneti di proprietà dell'Abbazia, li ampliò e mise a punto un sistema di taglio dei diversi vini che venivano prodotti, L'"assemblage" della cuvée, che doveva diventare in seguito una delle basi della filosofia enologica champenoise. Al contrario di quanto comunemente viene affermato né lui né il suo amico e collaboratore dom Ruinart furono gli artefici certi della tecnica di spumantizzazione dei vini di Champagne. Dalle cantine dell'Abbazia uscivano infatti vini bianchi "tranquilli", in bottiglie tappate per la prima volta con tappi di sughero, venduti a prezzi più convenienti rispetto agli altri vini dell'epoca, in virtù del fatto che i monaci erano esentati dal pagamento delle tasse governative, su vendemmia e trasporto, che colpivano, invece, i produttori "laici". La vicinanza di una grande città come Parigi fece il resto ed in pochi anni quei vini leggeri e profumati….che erano perciò "grigi" [cioè rosati], divennero i vini preferiti dalla nobiltà e dalla ricca borghesia parigina. Lo Champagne spumantizzato, più simile a come lo conosciamo oggi, nacque probabilmente più tardi, intorno al 1720, quando i vigneron (vignaioli) della zona scoprirono che imbottigliando il vino a fermentazione non completamente ultimata si potevano imprigionare nella bottiglia, proprio per merito di quei tappi di sughero a perfetta tenuta, le bollicine di anidride carbonica prodotte dalla fase finale del processo fermentativo. Questo "restyling", nonostante determinasse l'intorbidimento parziale del vino, fu accolto entusiasticamente dai consumatori dell'epoca.

Molti studiosi, però, sono di tutt'altro avviso: secondo una serie di studi recenti, sembrerebbe che già nella seconda metà del Seicento fosse abitudine diffusa quella di bere vino della Champagne "pétillant" (frizzante), o, come dicevano i mercanti di vino inglesi, "sparkling" Alla base del fenomeno c'è una naturale tendenza di questi vini, che fermentavano in un'epoca e in una zona piuttosto fredde, a rifermentare, a prendere cioè la spuma, qualche mese dopo, in primavera. Dall'osservazione di questo fenomeno, che nasceva nelle botti prima dell'utilizzo corrente della bottiglia, prese probabilmente spunto dom Pérignon. Questi, sicuramente, aveva verificato che il vino che prendeva la spuma in bottiglia era più buono di quello che riferrnentava in botte. E soprattutto conservava l'effervescenza a lungo, grazie ai nuovi tappi di sughero a perfetta tenuta. Il suo più grande merito comunque, rimane, al di là dell'invenzione o meno delle bollicine, di aver studiato le particolarità di ogni uva e del vino che se ne otteneva, e di aver intuito che, anche con le stesse uve, da ogni vigneto si otteneva un vino diverso. E' la nascita del concetto di cuvee, cioè dell'assemblaggio di vini con caratteristiche diverse. Come vi confermerà qualsiasi "chef de cave" [il personaggio più importante di una Maison, colui che decide i tagli dei vini base], il segreto per la produzione di un buon Champagne è proprio lì. Ecco allora che andando oltre la leggenda possiamo stabilire un "prima" e un "dopo" dom Pérignon. Prima i vini erano soprattutto rosati o rossi, si vendevano a prezzi bassi in barile e non erano spumanti. Dopo, i vini saranno soprattutto bianchi, commercializzati in bottiglie di vetro, con tappi di sughero, praticamente sempre spumanti, e si venderanno a prezzi ben più alti. Nel '700 iniziarono a nascere, via via, le imprese commerciali. E lo Champagne entra così definitivamente nel mondo dei salotti, dell'aristocrazia e della nobiltà, complice anche uno dei periodi più spensierati della storia francese: la Reggenza. Dal 1715 al 1722 è Luigi Filippo, il Duca di Orléans, a tenere le redini della Francia in attesa della maggiore età di Luigi XV. Più che le redini sembra che il Reggente abbia tenuto ben salda la coppa dello Champagne, che in quest'epoca si afferma definitivamente come il più allegro, desiderabile e prestigioso dei vini. E in base al principio che ciò che andava di moda alla corte francese dopo qualche anno andava di moda in tutte le corti europee, lo Champagne divenne in breve il vino dell'aristocrazia e dei "bon vivant" di tutto il mondo.

Ma per una produzione così importante da soddisfare mezzo mondo ci voleva altro che qualche ben organizzato convento. E' i1 momento della nascita delle imprese commerciali, le grandi Maison. Nel 1728, infatti, Luigi XV aveva concesso, con un decreto reale, l'autorizzazione a trasportare e commercializzare lo Champagne in panieri da 50 e 100 bottiglie. La prima Maison a chiedere l'autorizzazione per produrre vino spumante fu la Ruinart, fondata nel 1729 da Nicolas Ruinart, nipote di dom Ruinart alla quale seguirono nella seconda metà del secolo alcune fra le più famose "griffe" champenoise, quali ad esempio Abelé, Veuve Clicquot, Heidsjeck & C., Lanson, Jacquesson & Fils, Moèt & Chandon e Louis Roederer. E da allora la storia del più celebre dei vini è proceduta veloce: basti pensare che nel 1780 Claude Moét produsse oltre 5Omila bottiglie. Poco a poco la tecnica di produzione va perfezionandosi, e già alla metà del secolo i produttori cercano il modo di porre rimedio ad uno dei principali problemi dello Champagne: i depositi che si formano nella bottiglia durante la rifermentazione E nasce allora il dégorgement, la pratica che consiste nell'aprire la bottiglia privandola di una parte del vino o dei depositi, per poi ricolmarla con vino limpido e ritapparla. Verso la fine del secolo infatti si iniziano a diffondere le "table à rernuer", antenate delle odierne pupitres,

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un esempio di pupitre

alla nascita delle quali non furono estranee le cantine della grande vedova dello Champagne, la Veuve Clicquot Ponsardin. E già alla fine del secolo, rivoluzione permettendo, lo Champagne veniva esportato in tutti i paesi del mondo, Nell'Ottocento vengono segnate alcune tappe fondamentali nella storia di questo vino: nel 1836 [un bel po' di tempo dopo i fasti napoleonici, che avevano visto lo Champagne protagonista delle celebrazioni e presente in tutte le campagne di guerra] un farmacista di Chalons, tal Francais, stabilisce con certezza la quantità di zucchero da aggiungere al vino per avere una presa di spuma ottimale. Si eviterà per sempre il problema delle rotture delle bottiglie nelle annate in cui, per la troppa pressione sviluppatasi nella presa di spuma, andavano perdute decine o centinaia di migliaia di bottiglie nelle cantine. E nello stesso secolo si differenziano le tipologie di prodotto, nascono il Brut ed il Rosé, e la produzione di Champagne si conta a milioni e milioni di bottiglie. Nella seconda metà del secolo Pasteur svela il mistero della fermentazione e viene introdotto su larga scala il banco refrigerante, con il quale la sboccatura e il riempimento della bottiglia non sono più un problema. Ed il secolo si chiude tra l'allegro saltare dei tappi della Belle Époque. Il XX secolo comporterà una serie di problemi di gravità impressionante, dall'invasione della fillossera, il terribile parassita della vite che mise a repentaglio l'enologia europea, alla Grande Guerra, il cui fronte passava esattamente tra e vigne della Valle della Marna, che divenne teatro di scontri sanguinosissimi. Dopo la guerra la grande crisi economica del '29, di portata mondiale, che praticamente mise in ginocchio l'industria dello Champagne, che già con la Rivoluzione d'Ottobre aveva visto crollare senza speranza uno dei suoi più floridi mercati, quello russo. E poi ancora guerre, crisi ma anche periodi di pace, di entusiasmo e di ripresa, fino ad arrivare ai giorni nostri, Trecento anni di storia che hanno visto lo Champagne sempre protagonista quando l'umanità ha voluto concedersi un premio, festeggiare un evento importante, celebrare una grande gioia. Trecento anni in cui tutta una regione ha lavorato alacremente per mantenere alto il prestigio di questo vino, che fonda su un disciplinare di produzione severissimo un prestigio di cui sono responsabili e consapevoli tutti, dal vigneron al remuer, dal commerciante di vino al presidente di una grande Maison.

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