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TOPONIMO

Il toponimo Adamello appare per la prima volta nella “Carte Générale du théatre de la guerre en Italie et dans les Alpes ” del barone Louis Albert Guislain de Bacler d’Albe, capo dell’ufficio topografico di Napoleone (scala 1:259.200), redatta nel corso della Campagna d’Italia e pubblicata nel 1797. La posizione della montagna era approssimativa. Douglas William Freshfield fu uno dei primi alpinisti ad avere percorso la Valsaviore e ricordò che il nome era sconosciuto sia in Val Rendena che in Valle Camonica, ma noto ai pastori della Valsaviore. Afferma l’ingegner Dante Ongari che sarebbe stato proprio il parroco di Saviore a suggerire il nome di questa montagna ai cartografi francesi. Non è improbabile che il termine sia dovuto agli antichi abitanti frequentatori della Val Adamè. Sull’etimologia del termine, hamae in latino indica le conche d’acqua di questi pascoli acquitrinosi. Ancora nel 1853 il cronista Arturo Caggioli lo definisce "gran masso Monte Glaciale nomato".

LA STORIA

La documentazione relativa alle prime esplorazioni sull'Adamello risale al 1800, da parte di alpinisti italiani, tra cui Paolo Prudenzini, Gio Batta Adami, Gualtiero Laeng e tra gli stranieri Julius Payer, David William Freshfield, Von Hauer, Von Rath, di cui rimane traccia in bivacchi, rifugi e nei nuovi toponimi. Le ragioni che spinsero i ricercatori furono di ordine scientifico ed escursionistico e l'interesse strategico dell'Adamello diede impulso alla realizzazione di studi cartografici. I primi studi geologici, intorno al 1865, furono portati avanti dal tedesco Benecke, in particolare sul ritrovamento di fossili; lo svizzero Baltzer si occupò della morfologia glaciale. L'italiano Curioni, nel saggio Geologia applicata delle province lombarde (1877), descrisse le formazioni sedimentarie ed intrusive del massiccio. Richard Lepsius, nel trattato Das westliche Südtirol (1878) avanza una propria interessante teoria sul metamorfismo di contatto con gli scisti, nella parte settentrionale. Il trattato più completo è senza dubbio quello di Wilhelm Salomon, Die Adamellogruppe, pubblicato a Vienna nel 1908, tradotto anche in italiano; la sua passione per la geologia gli valse il simpatico soprannome di mat dele prede, il pazzo delle pietre. Gli italiani Bianchi e Dal Piaz compilarono l'Atlante geologico - petrografico dell'Adamello meridionale, nel 1953. Il primo a raggiungere la vetta, che dalle ultime rilevazioni corrisponde a 3539 mt, fu Julius Payer, boemo, tenente dell'esercito asburgico, insieme all'italiano Giovanni Caturani di Strembo.

GEOMORFOLOGIA

Lo spettacolare ghiacciaio del Piandineve assieme alla Vedretta del Mandrone ed alla confinante Vedretta della Lobbia costituisce il solo ghiacciaio di tipo scandinavo di tutte le Alpi italiane; l'Adamello è anche il ghiacciaio più esteso d'Italia. Ai bordi del grande catino centrale del ghiacciaio scendono le colate delle Vedrette del Veneròcolo, d'Avio, di Salarno e dell'Adamé. Il territorio offre numerosi motivi di interesse per i frequenti laghetti alpini e le peculiarità floristiche e faunistiche.

Tonalite: Roccia olocristallina, a grana fine, mesocrata, costituita da quarzo, plagioclasio e anfibolo (cristalli prismatici allungati o a losanga di color nero meno lucenti rispetto alla biotite). Il primo ad indicare con il nome "tonalite" la roccia tipica dell'Adamello fu Von Rath.

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Daniela Rossi © 2000

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