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Panoramica di Senorbì vista da Arixi 

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Senorbì è posta a 204 m s.l.m. al centro di una zona chiamata Trexenta.
Il suo territorio si è formato circa 15 milioni di anni fa nel Miocene inferiore a seguito della sedimentazione dei materiali di erosione dei monti del Gerrei.
La superficie del territorio è di circa 34 chilometri quadrati, in parte collinare e in parte pianeggiante. La terra ha una composizione  fertilissima e si presta alla coltivazione del frumento, delle barbabietole da zucchero, della vite e dell'ulivo.

 

       Approfondimento a cura di dott. Domenico Usai

<<L’origine geologica del territorio di Senorbì è da ricondurre prevalentemente al complesso sedimentario miocenico caratterizzato dalla alternanza di calcari marnosi, marne, arenarie, arenarie marnose. Tali rocce hanno una giacitura generalmente sub-orizzontale con strati di spessore variabile e di compattezza diversa a seconda del tipo. Pur essendo i vari tipi litologici alternati fra loro con grande frequenza, si nota che le marne, con calcari ed arenarie marnose subordinate, sono prevalenti in tutta la zona collinare compresa tra i comuni di Guasila Selegas e Senorbì.

Le arenarie marnose sono invece più frequenti a sud di Senorbì fino al Riu Mannu di Barrali.

Alla maggior o minor prevalenza dell’uno o dell’altro tipo litologico corrisponde anche una morfologia diversa anche se, a prima vista, il paesaggio sembra uguale, cioè formato da colline di modesta altitudine, con lievi pendenze in tutte le direzioni, modellate dai fenomeni erosivi.

Tale paesaggio é caratteristico della Trexenta e della Marmilla.

Nella zona a marne prevalenti si notano, sopratutto quando sui fianchi dei rilievi affiorano strati più calcarei di una certa mole, pendici con forte acclività per lo meno sul lato della collina ove tali strati divengono prominenti ad opera dell’erosione selettiva che asporta con maggior facilità la marna che non calcare. Ne consegue pertanto che le colline hanno una forma asimmetrica con fianchi assai ripidi da un lato e viceversa molto dolci dall’altro.

Dove le arenarie sono presenti in maggior quantità i rilievi sono più modesti, più livellati e spianati nelle varie direzioni. Si tratta quasi sempre di arenarie a cemento molto labile, di facile alterazione, poco coerenti tanto che in alcuni punti esse sono completamente disgregate tanto da consentire in passato l’apertura di cave. 

Sulla destra idrografica del Rio Mannu e del Rio S. Teru si possono osservare lembi residui di un antico terrazzo che si estende anche sulla sinistra di tali corsi d’acqua.

Esso é posto ad una altezza superiore di 15 -  20 m rispetto all’attuale letto del fiume e corre parallelo ad esso occupando una striscia di terreno di larghezza mai superiore ai 400 - 450 m. Tale terrazzo é molto smembrato, eroso e spesso ridotto a pochi ciottoli sopra i terreni derivati dalle arenarie.

Il ciottolame é costituito prevalentemente da arenarie scistose, molto dure, da quarziti, porfidi presenti nell’alto bacino del fiume; generalmente esso è ben arrotondato e le sue dimensioni sono grossolane.

Lo spessore di questi sedimenti é quasi sempre debole e nelle aree ove affiora non supera i 2 - 2,50 m. Lungo i corsi d’acqua che drenano tutte le zone collinari, si riscontrano alluvioni recenti generalmente di limitata estensione e quasi sempre prive di materiali molto grossolani. Nella parte più depressa di tutta l’area, fra Senorbì, Ortacesus e Guasila, tali alluvioni sono più estese occupando il piano vallivo ed accostandosi a nord e ad est alle colline del complesso miocenico. In questa piana alluvionale, si formavano, prima della bonifica, estesi impaludamenti.>> (D.U.)

 

 

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