27 marzo 1998, venerdì
Colazione in albergo con Pio; non avendo pesos pensiamo di trasferire
la spesa sul conto della nostra stanza ma ci dicono che non è possibile perché non
abbiamo........ credito!! I negozi aprono tra le nove e le dieci del mattino per cui
bighelloniamo nello zòcalo nell'attesa
dell'apertura di una Casas de Cambio. Un agente della polizia turistica con tanto
di divisa, pistola e distintivo ci da informazioni sulla città e poi disinvoltamente si
offre di accompagnarci nella parte nord della capitale con la sua auto in cambio di 400
pesos. Cambiati 800 dollari a 8,42 pesos per dollaro.
Partiamo dallo zòcalo alle 9:30 circa con Juan, il
poliziotto che ci fa da guida; con la sua Nissan con cambio automatico ci fermiamo nella Piazza
delle Tre Culture. Ci sono le rovine delle piramidi della città atzeca di Tlatelolco; quando fu fondata nel
XIV secolo si trovava assieme a Tenochtitlàn su un'isola in mezzo ad un lago.
Oggi al posto di quell'acqua sorge la più grande città del mondo!!! Accanto alle rovine
sorge la chiesa settecentesca di Santiago che logicamente è stata costruita con le pietre
prelevate dalla città atzeca; ha un bell'altare in pietra lavica con un Cristo in croce
che sembra sospeso in aria. Le rovine e la chiesa sono circondati da palazzi moderni tra i
quali spicca il Palazzo degli Affari Esteri. Nella piazza ci sono due monumenti che
ricordano due eventi avvenuti in epoca e circostanze differenti. Una scritta ricorda la
sconfitta di Tlatelolco contro gli spagnoli di Cortés:
"Non fu ne vittoria ne sconfitta ma la triste nascita del popolo mestizo del
Messico". L'altro monumento ricorda le circa 400 persone massacrate dall'esercito
messicano il 2 ottobre del '68 per disperdere, alla vigilia delle Olimpiadi, una folla di
manifestanti.
Ad una cinquantina di chilometri a nord-est di Città del
Messico c'è Teotihuacàn. Sono i resti di una
città fondata prima di Cristo e che crebbe fino al 600 d.C., il classico "momento di
massimo splendore". In questo periodo era la sesta città al mondo come grandezza poi
iniziò il lento declino fino all'inspiegabile abbandono. Ci sono innumerevoli scolaresche
di tutte le età a partire dai sei, sette anni; le loro coloratissime tute danno un tocco
di vivacità ad una altrimenti triste città abbandonata. Molti si informano sui nostri
luoghi di origine ed i più intraprendenti cercano di mettere in pratica "l'inglese
scolastico". Il caldo è tremendo; il sole picchia duro ma nello stesso tempo sulle
piramidi c'è un venticello fresco che combinato al sudore prodotto per salirci su non
promette nulla di buono per la nostra salute futura. Tutto intorno il paesaggio è brullo:
arbusti rinsecchiti senza foglie tra cactus ed agave sul terreno sabbioso di origine
vulcanica come le pietre usate per costruire piramidi e città. Tra le rovine incontrata
una delle hostess della British; quest'incontro ha confermato, se ce ne era bisogno, che
la divisa da lavoro della British Airways toglie molto alla bellezza femminile.
Entriamo nelle rovine all'altezza di quella che viene chiamata la Ciudadela; un
robusto muro di cinta sormontato da numerose piccole piramidi racchiude uno spiazzo in cui
spicca il tempio di Quetzalcòatl. Numerose
le teste scolpite del dio raffigurato come un serpente piumato con grosse zanne ben in
vista: non ha l'aria d'essere un dio pacifico. L'asse della città è costituito dal Viale
dei Morti che dalla Cittadella, per due chilometri in direzione nord, porta in leggera
salita alla Piramide della Luna. Ai lati di questo maestoso viale ci sono le rovine di
edifici che, vista la centralità, dovevano essere di personaggi importanti della città.
A metà strada circa tra la Cittadella e la Piramide della Luna c'è la gigantesca
Piramide del Sole; è la terza piramide al mondo per dimensioni. Ha una base quadrata di
circa duecento metri di lato ed alta una settantina di metri. Tantissime pietre sporgono
dalla superficie liscia, ben allineate sono sicuramente servite in origine ad ancorare
l'ultimo strato di lastricato che altrimenti sarebbe scivolato giù per il piano
inclinato. Di questo lastricato non c'è traccia: o l'ancoraggio non fu sufficiente o,
come spesso è accaduto in questi casi, è servito a decorare altri edifici costruiti
successivamente nelle vicinanze. Per salire in cima ci sono 250 scalini, buona parte dei
quali non sono agevoli da scalare. In cima, come su tutte le piramidi dell'epoca, c'era un
tempio di legno con tetto in paglia; ora c'è uno spiazzo che permette agli audaci
scalatori di riposarsi ammirando il panorama. La struttura è imponente e per un momento
il pensiero è andato a quelli che o per fede in un dio o perché costretti perché
schiavi hanno contribuito a costruirla in un un'epoca in cui erano sconosciute ruota,
attrezzi metallici, animali da soma......!?!?!
Il viale dei Morti termina nella Plaza de la Luna dove ci sono dodici piattaforme
per templi e soprattutto la Piramide della Luna. Il vertice di questa piramide è alla
stessa altezza di quella del Sole pur essendo più piccola: è stata costruita su un
terreno più elevato. Per scalarla spesso occorre aiutarsi con le mani tanto sono ripidi i
gradini.
Il nostro poliziotto guida intanto ha fatto sparire cinturone e pistola e con un camicione
camuffa la divisa. Da guida navigata ci porta in una vicina fazenda dove
producono (??) il pulque e più qualità di tequila, tessono (??) tappeti con telai a mano,
scolpiscono (??) oggetti in ossidiana e soprattutto vendono (!!!) questi prodotti fatti
chissà dove ai turisti. Solito sistema: un venditore che parla bene la tua lingua spiega
e fa vedere come i prodotti venivano fatti in passato, fa assaggiare qualcosa poi ti
lascia nel negozio a scegliere con calma cosa comprare. Abbiamo ascoltato con interesse le
spiegazioni, assaggiato con gusto sia il pulque che il mezcal
con verme ed in trenta secondi siamo entrati ed usciti dal negozio senza acquistare nulla.
Sulla strada del ritorno ci siamo fermati alla Basilica della
Vergine di Guadalupe (video), patrona della nazione,
meta di pellegrinaggio da tutto il centro America. C'è la vecchia basilica, dalla bella
facciata, chiusa perché pericolante e la grande, anonima, nuova basilica aperta al culto.
Tra le due un'enorme statua di Giovanni Paolo II che a quanto pare è stato anche qui.
Molti pellegrini entrano nella basilica camminando sulle ginocchia; di questi qualcuno
percorre in questo modo tutto il sagrato, tra le bancarelle, alcuni solo gli ultimi metri,
altri si inginocchiano semplicemente all'ingresso. Sul sagrato della vecchia basilica c'è
un capannello di persone; al centro uno che parla incessantemente senza dare respiro ed un
cieco bendato seduto su di uno sgabello con un pitoncino ed una iguana sulle ginocchia. Le
persone intorno, con le braccia alzate, tengono in mano una banconota; queste sono di
taglio diverso ma puntualmente il cieco "illuminato" ed "ispirato" le
riconosce. Logicamente per trarre benefici da questo "incontro" occorre
scambiare la banconota riconosciuta con un............. santino!?!?!
Per 7$ mangiato un ottimo ed abbondante cocktail di frutta preparato su una bancarella:
arance, melone, ananas, anguria, cetriolo, mango e ......... sale, chili e succo
di limone. Il prezzo delle spremute d'arance oscilla tra i 2,5 ed i 3,5$. I francobolli
per cartoline per l'Europa costano 3,10$ mentre le cartoline si trovano più o meno a 3$
l'una. Pio si è tagliato i capelli e fatto il pedicure in una peluquerìa unisex
per 90$. Cenato in un ristorantino, ognuno di noi ha preso qualcosa di differente più la
birra; nessuno si è lamentato eccessivamente, 195$ in quattro.
In serata allo zòcalo c'è la serata finale dei festeggiamenti del XIV festival del
centro storico. Nel centro della piazza è stato costruito un gigantesco palco,
volutamente molto rialzato da terra in modo che lo spettacolo sia guardato dal basso verso
l'alto. Le musiche registrate sono diffuse da enormi altoparlanti mentre numerosi fari
creano suggestivi giochi di luci sia sul palco che sulla facciata della cattedrale alle
spalle. Lo spettacolo è basato sul balletto; sono numerosissimi i ballerini che
coreograficamente compaiono e scompaiono improvvisamente giocando anche sul fatto che è
impossibile tenere sotto controllo visivo tutto l'immenso palco. Lo spettacolo iniziato
molto suggestivamente con musiche, costumi e coreografie appropriate è finito con
esternazioni fortemente nazionalistiche. I ballerini e le ballerine si sono divisi in tre
gruppi agitando ed illuminando con torce tre enormi teli stesi sulle loro teste; i tre
teli sono uno bianco, uno rosso ed uno verde che, manco a farlo apposta, sono i colori
della bandiera messicana. Successivamente al loro posto sul palco è arrivato un numero
elevato di ginnasti che originalmente vestiti con canottiere e pantaloncini dei soliti tre
colori hanno movimentato la scena con capriole e salti mortali.
Il culmine della manifestazione nazionalistica si è avuto con l'ingresso in piazza dalla
gigantesca bandiera portata a mano da tredici militari. Con una lentezza esasperante la
bandiera è stata issata sul grande pennone al centro della piazza tra
"l'emozione" della folla e qualche grido isolato inneggiante al Chapas. La serata è finita con i classici fuochi
d'artificio. Questi sono stati di ottima fattura ma fatti sparare proprio sopra la piazza,
sopra le teste di migliaia di persone. Se qualche frammento infuocato ed inesploso fosse
caduto sulla folla si sarebbero avute sicuramente delle scene di panico collettivo con
imprevedibili conseguenze.
Parallelamente a questa manifestazione, in un angolo della piazza, gruppi di ragazzi
ballano, al ritmo incalzante dettato da tamburi, figure di origine atzeca; il ritmo è
travolgente per gli spettatori ma massacrante per chi balla.
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