26 aprile 1998, domenica
Ieri siamo tornati dal Guatemala con il volo della KLM che collega la
capitale guatemalteca con quella messicana prima e quella olandese dopo. 215 dollari a
testa che con taxi e tasse aeroportuali sono lievitati a 265.
L'aereo era un Boeing 747.400 nuovissimo, volo
KL746, partito alle 19:25. La cena a bordo è stato ottimo con un'inaspettata tagliatella
alla siciliana. L'arrivo che era previsto alle 22:00 è stato ritardato di una ventina di
minuti perché una delle piste dell'aeroporto di Città del Messico è chiusa per lavori;
questo ritardo ci ha permesso di ammirare la città dall'alto di notte. La visibilità era
stranamente buona. All'arrivo, dei sanitari in camice bianco ci hanno chiedono da che zona
del Guatemala provenivamo; Antigua non è pericolosa per la salute cosi abbiamo potuto
proseguire senza problemi.......
Mattinata passata al mercato de La Ciudadela ed a quello simile distante due, tre quadre.
Sono in vendita prodotti d'artigianato provenienti da tutte le regioni del Messico.
L'apertura dei singoli esercizi avviene a rilento: i cartelli fissano alle nove l'orario
d'apertura ma sono le dieci e solo una piccola parte dei negozietti è aperta. La qualità
dei prodotti è buona, i prezzi quasi sempre più alti rispetto a quelli visti nelle
regioni d'origine degli oggetti.
Nel pomeriggio visita ai giardini di Xochimilco. Si trovano nella parte
meridionale di quel grande lago Texcoco ormai sostituito dalla grande città; qui i
contadini atzechi non avendo terre da lavorare
costruirono delle chiatte, le riempirono di fango e cominciarono a coltivarle. La cosa
ebbe successo, le zattere si moltiplicarono tanto da divenire dal punto di vista economico
molto importante per la crescita dell'impero atzeco. Favorite dai bassi fondali, le radici
col tempo hanno saldamente ancorato le zattere; oggi si presenta come un dedalo di canali
sfruttato turisticamente tra piccoli appezzamenti di terreno coltivato.
Dallo zòcalo metropolitana direzione sud, 1,5$; al
capolinea c'è la partenza del tren ligero, è poco più di un tram, che ci porta
fino all'embarcadero, 1,5$. Il tram è affollato di gente che va allo stadio
Atzeca. Approfittando della confusione una donna fruga nel marsupio di Giosuè che se ne
accorge in tempo; nel frattempo però è riuscita a fregarsi un paio di biglietti della
metropolitana.
La stazione capolinea di questa ferrovia si chiama Embarcadero, ma il molo si
trova ad un paio di quadre più avanti. Ci sono decine di barconi variopinti ormeggiati;
lunghi circa sette metri per due e mezzo di larghezza, hanno il fondo piatto ed una specie
di gazebo che fa ombra su un tavolo fissato al pavimento e sedie impagliate. Per
manovrarle i barcaioli utilizzano lunghe canne di bambù che puntano sul basso fondale.
Ci accordiamo per un giro di un'ora per 90$. C'è una specie di Canal Grande dove tutte
queste barche confluiscono. In maggioranza sono famiglie che sfruttano il tavolo e le
sedie per mangiare e bere in "navigazione". I barconi vengono
"abbordati" da altri su cui ci sono i mariachi
che suonano e cantano canzoni in cambio di propine. In barchette più piccole
ci sono venditori di fiori, pannocchie di mais bollite o grigliate, refrescos,
tessuti ed altro che si avvicinano per proporre la propria mercanzia. L'insieme è vivace
sia per i colori che per i suoni ed anche per l'allegria dei gitanti incoraggiata dalle
abbondanti bevute.
Vicino alla stazione capolinea del tren ligero c'è un'arena in cui si stanno svolgendo
delle corride; lo spettacolo completo prevede sei corride al prezzo di 40$. Per vedere le
ultime due paghiamo 10$. E' uno spettacolo crudele in cui il toro è destinato a
soccombere visto la disparità di forze in campo.
Quando il torero è bravo il toro dopo essere stato lentamente torturato viene matato
al primo colpo di spada e smette di soffrire. Se il torero non è bravo, come è accaduto
nell'ultima corrida, e non riesce ad assestare il colpo decisivo il povero toro è
costretto ad un supplemento di sofferenza che coinvolge anche chi fa il tifo per il toro e
non per il torero.
Ridicolo l'atteggiamento del torero che dopo aver matato il toro fa il giro dell'arena a
raccogliere applausi e mazzi di rose rosse dalle ammiratrici e ridicoli sono anche quelli
che lanciano in campo cappelli e maglioni che il torero prontamente rilancia sugli spalti.
Allo stadio Atzeca l'America è impegnata in un sentitissimo derby con una delle numerose
squadre cittadine. Mancano pochi minuti alla fine della partita, cerchiamo di entrare ma
veniamo fermamente respinti a tutti i varchi. Intanto l'America, la squadra messicana più
blasonata, ha perso per zero a uno e, incredibilmente per noi, le due tifoserie escono
insieme dallo stadio senza il minimo incidente.
Per quanto è violento il gioco in campo tanto è tranquillo il tifo sugli spalti; per
fare un paragone con l'Italia è come se i tifosi di Inter e Milan o Lazio e Roma
uscissero assieme dallo stadio dopo un derby e prendessero lo stesso autobus o la stessa
metropolitana per tornare a casa senza il minimo accenno di lite. La cosa deve essere
normalissima qui perché la polizia non è presente in massa e quei pochi sono preoccupati
più per il traffico che per altro.
Tutte le sere che abbiamo passato a Città del Messico abbiamo sempre assistito a degli
spettacoli che si svolgevano allo zòcalo così usciamo dal sottopassaggio della
metropolitana pronti ad immergerci nella folla degli spettatori ma rimaniamo delusi: la
piazza è deserta.
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