Generale, poi dittatore, Porfirio Díaz (Oaxaca 1828-Parigi
1915) dominò sul Messico dal 1876 fino al 1911.
Di famiglia meticcia con scarse possibilità economiche, intraprese gli studi per divenire
sacerdote, ma ben presto cambiò idea frequentando un corso di giurisprudenza, che
abbandonò nel 1854, per partecipare in prima persona alla rivoluzione che rovesciò il
dittatore Santa Anna.
Dopo questo episodio si dedicò completamente alla carriera militare, raggiungendo
velocemente i vertici durante le guerre di Riforma (1858-61). Nel 1861 divenne generale e
nello stesso anno fu eletto deputato federale in rappresentanza dello Stato di Oaxaca.
Durante lintervento della Francia (1861-67), Díaz combatté con le forze
repubblicane comandate da Benito Juárez; a capo di
unarmata, fu tra coloro che più contribuirono al successo dellesercito
repubblicano e alla caduta dellimpero di Massimiliano
dAsburgo.
Nel 1871 Díaz passò allopposizione per ostacolare la rielezione di Juárez, ma non
ebbe successo. Ci riprovò di nuovo nel 1876, opponendosi al successore di Juárez,
Sebastián Lerdo de Tejada. Questa volta raggiunse il suo scopo, tanto che divenne
presidente (1877), carica che tenne, escluso il periodo 1880-84, fino al 1911.
Díaz governò con metodo dittatoriale: incoraggiò lo sviluppo economico, ma ignorò
completamente tutto ciò che era inerente ai problemi sociali. Appoggiandosi ai ricchi
messicani e agli uomini daffari stranieri, il governo di Díaz favori la
distribuzione di terre alle comunità agricole indiane, ma cercò di reprimere il nascente
movimento dei lavoratori. Cercò di sradicare il banditismo facendo ricorso a un corpo di
polizia statale chiamato rurales.
Nel 1909 annunciò che avrebbe ristabilito la democrazia, ma nel 1910 falsificò il
risultato delle elezioni, alienandosi le simpatie e il consenso dei messicani di ogni
ceto. Risultato di questa politica fu una rivoluzione capeggiata da Francisco
Madero, che rovesciò Díaz nel 1911; costretto a dimettersi, morì in esilio a
Parigi. |