Mennoniti


MESSICO 1998

Stabilitasi negli anni Venti nel nord del Messico, questa comunità religiosa vive nel rispetto della Bibbia, seguendo ritmi e canoni del passato: lavoro nei campi e famiglia, senza l'elettricità, l'automobile e gli agi del mondo moderno.
L'orizzonte spazia sui vasti scenari del Chihuahua del nord, lo Stato federato più grande del Messico che, dal 1921, ospita in un fazzoletto del suo deserto una comunità di gente dalla carnagione chiara, spruzzata di lentiggini, dai capelli quasi sempre biondi e gli occhi striati dell'azzurro del cielo.
Sono di origine europea, cristiani seguaci della dottrina di Menno Simons, un riformatore olandese vissuto quattrocento anni fa. Riformava Lutero, riformava Calvino, riformava Enrico VIII e anche il meno conosciuto Menno Simons. Oggi come nel Cinquecento i seguaci del riformatore Menno vivono ancora seguendo i suoi dettami e prosperano, belli, sani e sereni, integralmente immersi nella Bibbia.

mennoniti1.jpg (4140 byte)I mennoniti non vivono "con la Bibbia" bensì "nella Bibbia". Il predicatore olandese, infatti, aveva impostato la sua riforma secondo i più rigorosi principi delle Sacre Scritture e la terra, la madre terra, doveva essere il seno, l'unico, dal quale trarre sostentamento e profitto e questo rapporto doveva comunque rispecchiare quello arcaico degli antichi padri.
Vietato quindi ogni progresso, ogni forma di acculturazione. Austerità, invece, su tutti i fronti, a cominciare dalla famiglia che deve essere indissolubilmente unita e numerosa. Viene considerato peccato ogni forma di lusso, progresso, costrizione civile, incluso il servizio militare. A causa del rigoroso divieto di imbracciare armi i Mennoniti sono stati anche perseguitati e appena possibile hanno cercato di emigrare in quei Paesi dove l'obiezione di coscienza non era considerata reato.

mennoniti2.jpg (8077 byte)La prima accogliente "terra promessa" fu lo sterminato Canada ma qui furono obbligati ad apprendere l'inglese, così qualcuno pensò di andare oltre, verso sud, verso il Messico. Nel 1921 il presidente messicano, il generale Álvaro Obregón, concesse ai Mennoniti del Canada una porzione di territorio del Chihuahua del nord. I Mennoniti comprarono 92mila ettari di questo territorio inospitale che negli anni hanno trasformato in campi di mais e frutteti.
"Dopo un viaggio in treno di quindici giorni - ricordano i vecchi - arrivammo qui in un giorno di tempesta di vento. La sabbia s'infiltrava nei bagagli, nelle narici e non si vedeva da qui a lì. Dopo le foreste, l'acqua e il freddo del Canada, questa terra color bronzo ci sembrava irreale".
"Tuttavia - afferma Gustav Ridder, ministro del culto del campo 3 - l'importante è poter coltivare la terra e allevare i figli nel timore di Dio, nella lingua dei nostri padri, il plattdeutsch, dialetto germanico con inflessioni arcaiche, e conservare autonomia e tradizioni. Quando si possiedono la terra necessaria, braccia solide per lavorarla e la fede in Dio, altro non serve".

mennoniti3.jpg (7070 byte)Così mentre i mestizos, i messicani delle città vicine, s'affannano a emulare i gringos d'oltreconfine, questi bianchi d'origine europea vivono in un autoisolamento dove il tempo è scandito dall'alternarsi delle stagioni e dal susseguirsi dei raccolti. Sembra infatti che raccogliersi in seno alla natura sia l'unico modo per proteggersi da contaminazioni che potrebbero minacciare un'identità tutelata con fatica e sacrifici per quattro secoli. Anche per questo non è facile entrare in contatto con i Mennoniti, soprattutto con le donne che sono molto schive e si nascondono appena si cerca di fotografarle o di soffermare l'attenzione su di loro.