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1.2 LA COMUNICAZIONE MEDIATA DAL COMPUTER

 

Al fine di portare a compimento uno studio metodologicamente corretto e scientificamente approfondito sui tratti caratterizzanti il percorso evolutivo della comunicazione sarà necessario ora concentrare la nostra attenzione sul prodotto forse più affascinante di tale metamorfosi: la comunicazione mediata dal computer. Per comprendere le istanze tecniche, epistemologiche e sociali che essa comporta dobbiamo però prima effettuare una premessa di carattere comparativo. Se noi consideriamo la comunicazione che avviene attraverso un medium a stampa ci possiamo facilmente rendere conto che il principale limite epistemologico di quest'ultima è l'eccesso di astrazione. I media a stampa si basano essenzialmente sulle parole per generare significato e, poiché l'associazione tra parole e concetti che esse implicano è sostanzialmente arbitraria, un medium che si fonda sulle parole è eccessivamente astratto. Viceversa, con media visuali come la fotografia, il film e la televisione il problema epistemologico di fondo risulta una carenza di astrazione, poiché, a differenza delle parole, i simboli analogici fisici di un'immagine sono direttamente espressivi di un significato; un'immagine di un tavolo esprime direttamente il concetto che noi abbiamo di "tavolo" . La comunicazione mediata dal computer, sulla quale i videogames, Internet e la realtà virtuale si fondano, presentano le caratteristiche di entrambe le tipologie di medium sopra indicate, soprattutto per quanto riguarda la logica della disposizione spaziale. Comprendente sistemi differenti come l'electronic mail, i sistemi a tabella, i servizi di chat in tempo reale, la CMC è sia un mezzo di comunicazione interpersonale, uno a uno, sia una forma di comunicazione di massa uno a molti o addirittura molti a molti. Con un numero impressionante di utenti sparsi per il mondo le comunicazioni mediate dal computer hanno le potenzialità per influenzare in maniera determinante la natura della vita sociale in termini sia di relazioni interpersonali sia di caratteri della comunità. Interazione sociale e solidarietà sono evidenti nelle conferenze dei sistemi a tabella e modalità di chat in tempo reale; l'attività economica e politica si espande all'interno del cyberspazio. Allo stesso tempo, però, il fenomeno del cyberspazio, che definiamo qui semplicisticamente come quella spazialità immaginaria che si crea davanti a noi quando ci avviciniamo ad uno schermo di computer, non può essere spiegato dalle entità spaziali associate ai media precedenti. Nello spazio del "cyberspazio" non c'è nessun intrinseco equivalente dello "spazio" della pagina stampata e lo "spazio" dello schermo adottato dal video è separato dal suo contenuto analogico. Ed è solo alla luce di questa ulteriore precisazione che possiamo descrivere la performance del "cyberspazio" come un'ideazione autoriflessiva sul significato che si produce da sé ed esaminarla come pratica discorsiva, liminale e trasformativa. Per affrontare esaurientemente una realtà complessa e variegata come la CMC (sigla universalmente riconosciuta per Computer-Mediated Communication) è comunque opportuno fare riferimento a differenti approcci metodologici che, a partire dagli anni '80, hanno tentato di dipanare il filo della matassa. Il primo di essi sembra essere quello denominato Reduced Social Cues (RSC) . Si tratta, è bene sottolinearlo, di uno studio rivolto a definire l'impatto della CMC in ambito organizzativo e le strategie più opportune per l'implementazione di reti di comunicazione all'interno delle aziende ma determinate conclusioni alle quali perviene sono, a mio avviso, di estrema rilevanza per quanto riguarda le conseguenze sociali della CMC sui mezzi di comunicazione di massa. Circoscrivendo, infatti, l'interesse nei confronti dell'approccio Rsc agli aspetti di sostanziale pertinenza con l'argomento trattato nella presente tesi, ricordo che l'applicazione di questo framework teorico a una ricerca sul campo sugli effetti della posta elettronica in una grande azienda , portò alle seguenti conclusioni: § la CMC veicola poche informazioni sul contesto sociale; § le persone tendono a sopravvalutare la propria importanza all'interno del network comunicativo; § i messaggi provenienti dai superiori gerarchici non presentano differenze rispetto a quelli provenienti dai subordinati; § la posta elettronica viene preferibilmente utilizzata per inoltrare messaggi ai superiori gerarchici piuttosto che ai subordinati; § le persone si comportano in modo più "irresponsabile" nelle conversazioni via computer rispetto a quelle faccia a faccia; § la posta elettronica è utilizzata spesso per comunicazioni non inerenti al lavoro . Seppur rapportate ad un'area di ricerca differente, sono in parte le stesse conclusioni alle quali perverremo dopo un'attenta analisi delle relazioni interpersonali che si creano in un FORUM telematico di un quotidiano. Proseguendo nell'individuazione degli approcci metodologici e teorici più significativi allo studio della CMC, non possiamo omettere di ricordare il modello SIDE (Social identity de-individuation) . La distinzione tra l'identità personale e le identità sociali viene usata per spiegare perché, in determinate condizioni, la deindividuazione provocata dalla CMC può indurre, anziché una scomparsa delle norme sociali e comportamentali devianti, addirittura comportamenti ipersociali e più rigidamente normati del normale comportamento in situazioni di interazione faccia a faccia. Il punto fondamentale del modello è l'accento posto sulle condizioni e sul contesto sociale in cui avviene l'interazione, accento che allontana ancora una volta il modello SIDE da un'impostazione deterministica. Quando il contesto coinvolge gli attori come singoli individui, è la loro identità personale (e le relative idiosincrasie) ad acquistare rilevanza; al contrario, quando il contesto enfatizza l'identità sociale, gli attori si comportano in genere con una particolare osservanza delle norme e degli standard associati al gruppo di riferimento. Il passaggio dalle situazioni che coinvolgono l'identità personale a quelle che coinvolgono le identità sociali viene visto come un continuum, con le relazioni interpersonali nel primo polo e quelle intergruppi nel secondo. Il modello SIDE applicato alla CMC tende, quindi, ad evidenziare che la riduzione della lunghezza di banda insita nella comunicazione mediata dal computer comporta sì una situazione di deindividuazione e di "anonimato visivo", ma le conseguenze sociali di questa situazione variano enormemente a seconda del contesto in cui la comunicazione avviene. Il modello Side non è però l'unica proposta alternativa all'approccio RSC. Molti altri studiosi, in contesti di ricerca diversi, si sono resi conto dei limiti di questo approccio in base al quale la CMC avrebbe dovuto essere sempre fredda ed impersonale. Questa tematica è stata affrontata in un percorso che ha portato a proporre una teoria, denominata Social Information Processing (SIP), confluita recentemente in un nuovo approccio allo studio della CMC dai risultati molto promettenti . Secondo questo approccio, la CMC non solo non corrisponde allo stereotipo della comunicazione fredda e impersonale proposto in precedenza, ma possiede, al contrario, caratteristiche che la spingono spesso a sovraccaricarsi di contenuti sociali, tanto da poter essere meglio descritta con l'aggettivo "iperpersonale" (Hyperpersonal) . Nella teoria SIP un punto fondamentale è quello costituito dal fattore temporale. Per spiegare la discrepanza tra i risultati ottenuti in laboratorio e l'utilizzo della CMC evidenziato da utilizzatori naturali vengono infatti indicati due fattori principali: a) la limitazione temporale imposta generalmente negli esperimenti di laboratorio; b) le aspettative di interazioni future, assenti in laboratorio ma presenti di solito nelle interazioni naturali. Considerati questi due fattori la teoria SIP afferma che, qualunque sia il mezzo di comunicazione utilizzato, gli esseri umani sviluppano gli stessi bisogni di riduzione d'incertezza e di affinità nei confronti degli altri; secondo questa teoria gli utenti dei sistemi di comunicazione mediata dal computer tendono a soddisfare questi bisogni adattando le proprie strategie comunicative alle possibilità offerte dal medium. Da queste basi si sviluppa una prospettiva che capovolge il punto di arrivo dell'approccio Reduced Social Cues, considerando la CMC addirittura maggiormente carica di aspetti relazionali di tipo sociale rispetto a più tradizionali modalità comunicative. Si manifesta nella CMC il fenomeno che viene indicato come "polarizzazione" : le persone categorizzano se stesse e gli altri come appartenenti a una determinata categoria sociale in modo più netto del normale. Chi scrive un messaggio (o partecipa in altri modi alla comunicazione mediata dal computer) si trova a sua volta in condizioni tali da poter preparare, con modalità particolarmente curate, la propria presentazione di sé. Le caratteristiche della CMC hanno anche altri effetti: soprattutto la comunicazione asincrona permette a ognuno di scegliere il momento più opportuno e la situazione più opportuna per partecipare all'interazione. Questo significa in genere poter disporre anche di più tempo e più voglia per dedicarsi agli aspetti sociali e relazionali della comunicazione. Infine è da tenere presente che questi aspetti di costruzione della realtà sociale, che avvengono peraltro in qualsiasi tipo di interazione, sono costantemente ricalibrati sulla base del feedback ricevuto durante l'interazione. Il feedback consentito dalla CMC è più mediato rispetto a quello dell'interazione faccia a faccia ed è quindi più facile che le aspettative di partenza vengano confermate e rafforzate nel tempo piuttosto che disattese.

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